Blue Belle.

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Aprire la porta del bar è come entrare in un nuovo mondo: cucchiaini che si scontrano con tazze piene di caffè, persone che mordono brioche calde alle quattro di un troppo caldo  pomeriggio di marzo. E poi le persone che parlano, parlano di qualsiasi cosa.

― Bella, siamo qui!

Mi giro verso quella voce familiare e squillante. Anita è lì, con le sue onde di capelli neri che fluttuano in aria e rendono il magenta del suo maglioncino più magenta. Scivolo tra le sedie di legno plastificato delle altre persone e la raggiungo, sporgendomi ad abbracciarla.

― Mi hai detto che c’erano un sacco di persone ― le dico, osservando le sedie vuote del nostro tavolo, i miei occhi incrociano quelli di Marco e mi allungo a lasciargli un bacio sulla guancia. ― Ho capito! ― affermo, ― sono gli amici immaginari di Marco, vero? ― e ridacchio prendendo posto alla destra di Anita.

― No, tesoro ― mi dice lui, riprendendo a strappare in striscioline sottilissime il tovagliolo di quinta categoria del bar. ― Sono degli amici in comune miei e di Anita ― mi spiega, ― abbiamo scoperto di conoscerli entrambi ieri sera ―.

― Ieri sera ero da Daniele ― mormoro, come se mi dispiacesse (e un po’ è così). ― Perché siete usciti assieme senza dirmelo? ―.

― Lo hai detto tu, Blu: eri con Daniele.

Quelle parole, dette da Anita, sembrano una realtà ancora peggiore di quanto immaginassi. ― Sarei venuta volentieri con voi ― borbotto, appoggiando la guancia alla mano chiusa a pugno, ― capirete che bella serata di merda ho passato con Dani ―.

― Perché non lo molli? ― propone Marco, lanciandomi una di quelle palline di carta, che mi finisce direttamente sul naso.

Schiudo le labbra per rispondere, ma una voce ancora più cristallina di quella di Anita cattura la mia attenzione, ― Marco! ― grida. Girandomi, noto che a parlare era stata una ragazza troppo bassa per avere più di vent’anni.

― Ciao Ste ― saluta lui, alzandosi e chinandosi sul tavolo per baciarle la guancia, esattamente come ha fatto con me. Osservo questa Ste mentre saluta anche Anita. I miei due amici scambiano baci e saluti con altre due persone sconosciute; per quanto mi riguarda, mi limito ad un’occhiata amichevole e serena, cacciando il (brutto) ricordo di Daniele in fondo alla mente e al cuore.

Quando sono pronta a non pensare più a Dani, ritorno a prestare attenzione a Marco che ancora si sbraccia sul tavolo per salutare l’ultimo della compagnia, ― fai ancora Medicina? ― chiede, Anita trattiene una risata e io sposto lo sguardo sullo sconosciuto: vengo rapita dalla montatura nera dei suoi occhiali e dai capelli biondi che sembrano assurdamente morbidi. Ha le guance leggermente rosse e il sorriso è nascosto dalla spalla.

― Faccio Lettere ora, già da un po’, in realtà ― ridacchia e si sposta a salutare Anita, dandomi le spalle.

L’unica sedia vuota è davanti a me. Aspetto quasi impazientemente – e senza motivo, lo ammetto – che si sieda per guardarlo in faccia, ma Marco cattura la mia attenzione, ― cosa volete? ― domanda, brandendo con la destra il telefono impostato sul blocco note.

― Una Coca con ghiaccio e limone ― dico, unendo le mani davanti a me, rilassando le spalle. Devo rilassarmi e divertirmi.

― Anche io una Coca…!

È stato il ragazzo con gli occhiali a parlare, quello di Lettere.

Ora che ci penso, ritrovarmi in un circolo di universitari mi fa venire l’ansia.

 ▪ ▪ ▪ ▪ ▪

La cameriera distribuisce le varie bibite, lasciando sul tavolo – proprio davanti a me – una meravigliosa ciotola piena di patatine. Senza pudore, mi allungo per afferrarne una.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 09, 2014 ⏰

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