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Correva.

Correva.

Correva.

Le gambe dolevano, il fiato era corto.

Il corpo era coperto da graffi e lividi delle botte appena subite.

I capelli argentati, ora notevolmente accorciati, si agitavano nel venticello creato dalla corsa.

Il pigiamino di un colore simile al lilla era sporco e rovinato.

I piedi nudi graffiati.

Le lacrime che si asciugavano sul visetto del bimbo.

Le gambe cedettero e cadde graffiandosi ulteriormente il viso.

Si rialzò tremante e camminò a vuoto per un po' finché non si fermò all'interno di un vicoletto buio.

Si ranicchió contro la parete stringendosi nel proprio pigiama cercando il calore che la notte non forniva e sperando di dormire per almeno qualche minuto.

Alla fine riuscì ad addormentarsi ma si risvegliò la mattina dopo con il brontolio del proprio stomaco: era dal giorno prima che non mangiava...

Si aggrappò alla parete barcollando e iniziò a camminare a vuoto per le strade di Yokohama.

Camminava rasente agli edifici e nessuno lo degnava di uno sguardo.
Oppure chi lo guardava lo osservava da capo a piedi con un'espressione indifferente o schifata.

Era stanco, anche a camminare faceva fatica. Quindi si sedette all'interno di un vicolo e chiuse per un attimo gli occhi addormentandosi una seconda volta.

Nello stesso momento passava un ragazzo vestito completamente di nero come i suoi capelli, corti e i grandi occhi di ossidiana. La pelle chiara sembrava di porcellana e la camicia bianca era messa in evidenza da un lungo cappotto nero che ondeggiava ad ogni suo passo.

Camminava affianco ad un ragazzo bassino, dai capelli rossi. Sulle spalle indossava un lungo cappotto scuro, sul capo un cappello (a parere di molti, ridicolo) e le mani erano coperte da un paio di guanti neri.

Sì fermarono entrambi a pochi metri dal bimbo e il rosso disse al corvino:«Hey, non credi che sia una buona recluta, quel bimbetto?»

«Potrebbe... Ma non so se Mori lo accetterebbe... E poi a chi lo affidiamo?»

Il rosso ci pensò su:«Sicuramente non a Dazai-san... Per ovvi motivi... Mori ha già da fare con Elise... Io non sono abbastanza paziente per badare ad un moccioso...» e continuò ad elencare i membri della Port Mafia e i difetti di ogniuno finché non venne bruscamente zittito dal corvino.

«Ho capito, ho capito... Questo vuol dire che me ne devo occupare io?» chiese retorico abbassando lo sguardo per guardare gli occhi blu del rosso.

«Bhe... Sì!» rispose.

Il corvino sospirò chiudendo gli occhi.

«E va bene... Portiamolo con noi...» acconsentì.

Si avvicinò al bimbo per poi abbassarsi e prenderlo in braccio. Il piccolo subito si accocoló contro il petto del più grande stringendo il colletto del cappotto con una mano per poi fare un sorrisetto nel sonno.

Involontariamente un angolo della bocca del ragazzo si alzò in un mezzo sorriso e questo fatto non passò inosservato al rosso.

«Forza, Chuuya. Andiamo al mio appartamento» disse per poi iniziare a camminare seguito dal rosso.

***

Una volta alla porta del condominio, Chuuya prese dalla tasca del cappotto del corvino le chiavi per aprire il portone e, prima che quest'ultimo entri, lo avvisó:«Akutagawa, attento alla testa!» poiché stava per far sbattere la testa al bimbo contro lo stipite della porta.

Riuscirono a salire le scale del condominio senza altri incidenti e, dopo che Chuuya ebbe aperto la porta dell'appartamento di Akutagawa, i due si salutarono è il rosso se ne andò.

Il corvino stese poi il bimbo sul divano, andò nella sua stanza prendendo una coperta dal suo armadio e la stese sul piccolo corpicino. Prese poi un libro dalla libreria e si sedette sul divano anche lui.

Osservò per qualche secondo il suo piccolo ospite posando lo sguardo sui capelli d'argento e sui lividi e i graffi del viso sporco pensando:"Quando ti sveglierai, ti farò fare un bel bagno. E magari cercherò di sistemare quei capelli..." dopodiché aprì il libro è si mise a leggere.

***

Dopo un'oretta Akutagawa sentì qualcosa muoversi sul divano. Così volse il viso verso il corpicino del bimbo che si stava svegliando togliendosi di dosso la coperta azzurra.
Si strofinò gli occhi e fece vagare lo sguardo per la stanza finché non posò i propri occhi bicolore sul viso di porcellana del corvino che lo guardò e lo salutò:«Ben svegliato, piccoletto» per poi riportare lo sguardo alle pagine del libro.

Dopo pochi secondi sentì il bimbo salutarlo:«C-ciao...»

Alché Akutagawa chiuse il libro e si sedette in modo da guardare il bambino e gli chiese da dove veniva.

«Da un orfanotrofio...»

«Ma davvero? E perché non sei ancora lì?»

«Perché mi trattavano sempre male... I direttori e i bambini che c'erano lì non mi volevano... E allora sono scappato...» dopo aver finito di formulare la frase, lo stomaco del bimbo gorgoglió per la fame facendogli diventare le guance di un bel rosa acceso.

Akutagawa addolcì leggermente le labbra e gli chiese se avesse fame.

«Sí! Tantissima! É da ieri che non mangio!» rispose l'ospite facendo brillare i propri occhi.

«Peró prima ti farai un bel bagno, va bene?» chiese Akutagawa.

Il bimbo scese dal divano e annuí per poi seguire il corvino nel bagno.

***

Mentre il bimbo era nella vasca e Akutagawa gli lavava la schiena, si erano messi a chiaccherare.

«Allora, come ti chiami?» chiese Aku

«Mi chiamo Atsushi Nakajima e ho cinque anni!» rispose «E tu?»

«Io sono Akutagawa Ryunosuke e ne ho 17.» ribatté Akutagawa mentre prendeva un asciugamano per poi posarlo sul bordo del lavandino.

«E c'è qualcosa che ti piace?» chiese ancora il corvino.

«Sí! Ce ne sono tante: mi piacciono i gatti, i camaleonti e il chazuke.» si fermò un attimo per poi riprendere con un tono di voce un po' imbarazzato:«E da quando sono qui mi piacciono molto anche i tuoi capelli e i tuoi occhi...»

«Anche a me piacciono molto i tuoi...» ammise Akutagawa riferendosi agli occhi e ai capelli di Atsushi.

«Bene, abbiamo finito. Adesso asciugati e indossa la maglia che ti ho messo qui» indicò la maglia piegata sul portapanni «Io inizio a preparare la cena. Ti aspetto in cucina, è proprio qui affianco. Ok?»

Atsushi fece segno di aver capito.

Si asciugò e indossò la maglia nera che gli arriva alle ginocchia, poi si avviò verso la cucina, si sedette a tavola.

Akutagawa posizionò un piatto colmo di riso e pezzetti di pollo di fronte al viso del più piccolo che spalancò gli occhi per poi fiondarsi armato di bacchette sul proprio pasto.

Una volta finita la cena, Akutagawa andò a prendere un cuscino mettendolo poi sul divano.

«Per qualche notte ti toccherà dormire qui. Io cercherò di rimediare un letto in più per te.» disse mentre Atsushi si stese sul divano e poggiò la testa sul cuscino. Akutagawa gli adagiò sopra la coperta, spense la luce e prima di sparire nella propria camera diede la "buona notte" al suo piccolo ospite.

Abbi cura di me... ~Shin Soukoku~ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora