Capitolo 1

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Spesso i sogni sono i luoghi che preferiamo, dove ci sentiamo al sicuro lontani da un mondo che ormai non ci appartiene. Ma siamo così sicuri che i sogni siano il luogo più sicuro che conosciamo? Se anche i nostri più grandi demoni venissero a trovarci, saremmo ancora al sicuro dal mondo che tanto temiamo? Perché anche l'anima più pura cadrà in tentazione e tutti noi saremo dannati e andremo all'inferno.

Sono Clarissa Watson e questa è la mia vita.



Clarissa POV

Le prime luci del mattino si fanno spazio tra le piccole fessure della persiana arrivando dritte sul mio viso, apro lentamente gli occhi e ancora assonata controllo l'ora, le 6:45 e già prego che la giornata finisca. Mi alzo dal letto e come ogni mattina vado dritta verso il bagno, mi guardo allo specchio ammirando le mie occhiaie, mi lavo i denti e poi il viso, non ho voglia di truccarmi e tantomeno di sistemare i capelli così li lego in una coda alta, ma metto comunque un po' di correttore per coprire i cerchi scuri sotto gli occhi,mi do un ultima occhiata e torno nella mia camera.

Tolgo il pigiama e indosso dei semplici jeans chiari, una t-shirt nera e le mie amate Adidas, io lo chiamo outfit da lavoro. Esco dalla stanza e scendo al piano di sotto "mamma?" aspetto qualche istante e non ricevo alcuna riposta, mi guardo attorno e noto che in casa non cè nessuno ma sul frigo trovo un post it  "Buona giornata tesoro a stasera" sorrido al suo dolce gesto. Mia madre è sempre stata una donna molto premurosa, non ha mai fatto mancare nulla nella mia vita, e per questo le sarò sempre grata, è la donna della mia vita e senza di lei non potrei affrontare le difficoltà che la vita ti pone, sono fortunata ad averla e soprattutto orgogliosa.

La mattina era iniziata bene ma non ero certa che sarebbe finita allo stesso modo, Julio, il mio titolare non faceva altro che impartire ordini come se avessimo tutti otto braccia cristo santo, "vorrei strangolarlo" guardo Nicole, la mia migliore amica dai tempi dell'asilo "quando lo farai chiamami voglio assistere" mi guarda e sorride, "non lo so, mi posso fidare di te signorina Foster?" "Non credo" mi risponde quasi ridendo, sto per rispondere quanto sento Julio urlare da dietro il bancone di muoverci.

Servo i miei tavoli cercando di essere il più disponibile e comprensibile con i clienti, amo lavorare e sono fiera del mio lavoro, essere una cameriera di una tavola calda e un lavoro umile e dignitoso, non mi vergogno di ciò che faccio, perché mi consente di aiutate la mia famiglia, apprezzo che mi paghino gli studi ma se posso contribuire con le spese della casa beh lo faccio volentieri.

Mio padre mi ha sempre insegnato che aiutare gli altri non è una debolezza ma al contrario ci rende migliori, ci rendi orgogliosi di noi stessi e ci rende forti. Perché nella vita bisogna sempre esserlo altrimenti anche il più piccolo ostacolo potrebbe farci cadere. Me lo ripeteva sempre e ogni mattina lo ripeto a me stessa.


Adam POV

Ero sveglio già da un po non ricordo bene da che ora, ma sembrava essere stata una notte interminabile.

La ragazza vicino a me ancora dorme e non so se invidiarla o essere infastidito dal fatto che sia ancora nel mio letto, mi alzo e vado verso il bagno entrando subito nella doccia, non aspetto un solo istante prima di aprire il getto dellacqua calda e lasciare che mi travolga fino a farmi quasi scordare la mia vita di merda.

Quando sono fuori vado verso l'armadio con soltanto un asciugamano stretto in vita, prendo una felpa nera, una delle tante, dei jeans strappati sulle ginocchia e le Adidas bianche, mi vesto abbastanza velocemente, controllo i miei capelli mi sistemo qualche ciuffo ribelle e sono pronto, mi avvicino al letto e sveglio la ragazza "vestiti, è già tardi e devi andare" il mio tono e duro e subito esco dalla camera, sarebbe stata una giornata impegnativa. Al piano di sotto trovo Josh ''buongiorno raggio di sole'' lo guardo e gli faccio il dito medio ''fottiti Josh'' quasi lo ignoro ''gesù amico ti sei alzato dal lato sbagliato del letto forse?'' lo ignoro di nuovo e prendo dal frigo una bottiglia di succo ne bevo un sorso e lo ripongo al suo posto ''preparati andiamo a fare un giro'' ''è arrivato il carico?'' ''si ed è pronto per essere impacchettato, perciò muoviti e chiama gli altri'' detto ciò esco dalla cucina e mi dirigo nel salotto, non sono un tipo paziente e gli altri lo sanno difatti sono giù in pochi minuti.

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