Tutta colpa del cappello parlante

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 La neve cadeva candida sul Lago Nero, la cui superficie ghiacciata era usata da alcuni ragazzi che si divertivano a pattinare come se fossero normalissimi babbani. Gli schiamazzi riempivano l'aria di allegria e spensieratezza nonostante il freddo pungente che arrossava le gote di quei temerari che si erano lasciati alle spalle i camini fumanti delle sale comuni per godersi quel sabato pomeriggio lontano dai libri, tuttavia vi era qualcuno il cui viso mostrava palese fastidio ed irritazione.
Per Chuuya era il terzo anno ad Hogwarts ormai, ed una piccola parte di lui si era già abituata all'atmosfera magica e ovattata del parco in inverno, tanto che nemmeno quella visione riusciva a ridargli il buon umore.
Perchè era tanto arrabbiato?
Semplice.
Stava fissando quel supponente, prodigioso e fastidiosissimo Dazai, intento a volare su quei pattini creati tramite un incantesimo, attorniato da tutti i suoi nuovi amichetti Corvonero del cavolo.
Il giovane dai capelli castani non indossava nemmeno un mantello o una sciarpa, incurante del freddo, o più probabilmente intento come il suo solito a trovare un modo teatrale per suicidarsi: Dazai riteneva sprecata la giornata se non provava a morire almeno una volta, perciò era plausibile credere che stesse cercando di prendersi una broncopolmonite fulminante conciato così a quelle temperature tanto basse. E laddove non avessero ceduto i bronchi, forse lo avrebbero fatto le gambe. O il ghiaccio su cui volteggiava. Poteva sempre aprirsi sotto di lui e lasciare che l'acqua gelida lo inghiottisse.
Dannato incosciente, conoscendolo lo sperava anche di ritrovarsi in un tale finale. 
Ma non era più un problema suo, no?
Tre anni prima il cappello parlante aveva decretato la fine della loro secolare amicizia d'infanzia, smistandoli in due case differenti: Chuuya come tutta la sua famiglia del resto, era stato assegnato agli ambiziosi Serpeverde, mentre Dazai ai brillanti Corvonero.
E non che fosse proibito ad Hogwarts fare amicizia tra membri di Case differenti, tuttavia era difficoltoso il rapporto quando si era competitivi come il rosso dagli spiritati occhi celesti. E altrettanto possessivi. E un po' arroganti.
Insomma le lezioni, i gruppi di studio, la normale routine ed il carattere criptico del castano avevano fatto si che i due amici si allontanassero sin quasi a diventare due completi estranei.
« Dazaiiiiiiiiiiiii attento stai venendo contro di me! Cretino fermati, fermatiiii!!!»  
L'urlo di Kunikida, un ragazzo occhialuto molto alto, dai lunghi capelli biondi e l'aria da professore arrivato il loro stesso anno ad Hogwarts, sferzò l'aria attirando l'attenzione dell'intero parco, mentre la bomba ad orologeria dallo spettinato caschetto del colore del cioccolato gli planava addosso dopo un passo troppo azzardato, che l'aveva portato a scivolare malamente e quindi a volare letteralmente via dalla sua traiettoria.
Il risultato fu uno schianto tremendo, che portò all'effettiva rottura del sottile strato di ghiaccio su cui stavano pattinando, e quindi al quasi annegamento dei due giovani.
Il primo riflesso del rosso fu quello di fare un passo in avanti, pronto come sempre ad andare a salvare l'amico dai guai in cui si cacciava costantemente, ma i nuovi compagni dell'altro furono più rapidi ed efficienti, e con le loro bacchette ripescarono i due pattinatori quasi già assiderati.
Ranpo, un altro corvaccio del sesto anno, poi fu velocissimo nel far comparire dei morbidi asciugamano sulle spalle dei compagni più giovani, mentre Akiko, una del quinto, già cominciava a sperticarsi in una sgridata unica.
Il movimento di Chuuya quindi si interruppe bruscamente, mentre tornava sui propri passi e voltava le spalle alla scena, il cuore in gola, sebbene in tutti i modi stesse cercando di fingere indifferenza.
«Chuuya-San, dove vai?»  
A rincorrere i suoi passi comparve immediatamente Ryonosuke, un altro Serpeverde come lui, arrivato alla scuola di magia e stregoneria in quell'anno, un amico di famiglia se così si poteva definire.
«Dentro. Mi è venuto freddo.»  
Rispose quindi seccamente alla domanda ricevuta, allungando il passo con una certa urgenza, calcando i pesanti stivali nella neve fresca, lasciando impronte frettolose come la sua andatura.
Poteva anche essere una bugia da poco, ma il compagno del primo anno gli credette, o forse semplicemente non volle fare troppe domande. Difficile dirlo, dato che il morettino non era un gran chiacchierone a prescindere dalla situazione. A Chuuya però andava benissimo così.
Erano quasi al portone principale però, quando la pronta ritirata venne arrestata da una palla di neve che colpì il rosso direttamente sulla nuca, facendolo urlare per il freddo causato dagli schizzi che gli erano entrati sotto la sciarpa ed il mantello, gelandogli immediatamente la pelle pallida.
«Ma che diavolo...?!»  
Si voltò di scatto adirato, visto che era uno che si scaldava facilmente, e fu allora che incontrò gli occhi nocciola di quell'impudente di Dazai, che sorridendo serafico con le mani quasi violacee mentre preparava una seconda palla di neve senza l'ausilio dei guanti.
 «Ma sei scemo?!»  
La domanda sorse spontanea, ma l'aprire bocca fu fatale per il Serpeverde: la seconda palla di neve lo colpì dritto in viso, con una forza tale da fargli tirare indietro la testa mentre sputacchiava.
Molti dei ragazzi che stavano passando loro accanto trattennero il fiato, mentre altri si allontanavano velocemente, consci dello scoppio che sarebbe avvenuto di lì a poco: gli amici divenuti rivali avevano ormai una certa fama nella scuola, e chiunque li conoscesse poteva immaginare il proseguo di quella scena.
«Vieni con me...»  
Ranpo in uno strano attacco di compassione prese Ryonosuke per un braccio e lo trascinò via, mentre Chuuya si preparava alla vendetta.
«TI AMMAZZO LO GIURO!»  
Lo strillo si perse nel rumore della risata di Dazai e della scarica di palle di neve che venne innalzata verso di lui con foga e rabbia. Nemmeno una mitragliatrice avrebbe potuto essere tanto veloce nel preparare quell'attacco che si abbattè con forza su quel provocatore nato che era sempre stato il castano.
Qualcuno rise, qualcun altro scosse il capo rassegnato, ed il manipolo di curiosi si disperse abbastanza velocemente, lasciando i due a darsi battaglia.
Alla fine, entrambi esausti e col fiatone, sebbene il rosso fosse decisamente più scompigliato e ansante, i due si lasciarono cadere a terra per riprendere le forze, sorridenti come due bambini. Non sentivano più il freddo di certo, e nemmeno quella tensione che li teneva costantemente separati, quasi tra di loro ormai vi fosse una distanza incolmabile. Distanza che in quel momento però, sembrava essere scomparsa.
Il primo ad alzarsi fu Dazai ovviamente e fu lui a proferire parola per primo, sporgendosi verso l'orecchio del rosso per lasciar fluire parole che dovevano essere udite da lui soltanto.
«Quest'espressione ti dona decisamente di più.»  
Stupido... stupidissimo corvaccio arrogante e incomprensibile.
Aveva corso come un matto dopo essere quasi affogato solo per prendersi la briga di farlo sorridere.
Perchè?
Perchè non diceva mai cosa pensava, cosa provava, ma poi compiva quei gesti che facevano male al cuore dell'amico di una vita intera?
Perchè?
Come sempre Chuuya non ebbe tempo di ribattere, poichè l'altro già lo aveva superato di qualche passo diretto al portone. Il rosso non poteva fare altro che osservarne le esili spalle allontanarsi, con in testa quelle domande a cui probabilmente non avrebbe mai trovato risposta.
Stupido... stupido idiota di un Dazai.
 «Sei un vero cretino!»  
Gli sbraitò dietro, causando l'ennesima risata nel compagno e rivale, che senza voltarsi lo salutò con un gesto della mano, ignaro del gestaccio che il rosso gli stava ora rivolgendo.
Le cose non sarebbero mai tornate come quando erano bambini, prima della scuola, prima della loro separazione obbligata, questo era chiaro. Ma forse... forse chissà.
Forse potevano costruirsi un'altra via.
Chuuya avrebbe messo da parte l'orgoglio affinchè ciò potesse avvenire?
E Dazai avrebbe imparato a sfilarsi la maschera per permettere all'amico di raggiungerlo davvero?
Questo solo le mura di Hogwarts col tempo lo avrebbero scoperto, poichè solo il tempo possedeva la soluzione a quel complicato cubo di Rubik dalle mille sfaccettature colorate.

C'era una volta ad HogwartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora