Capitolo1: Inizio

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Locazione: città sconosciuta.

Data: un giorno disperso nell'immensità del tempo.

Il suo corpo, pallido e morto se ne stava fermo e immobile dinanzi alla tomba di una persona.

Liu Woods: quel nome era impresso a caratteri cubitali sulla lapide di marmo, quasi volesse parlare della sua storia.

Delle lacrime amare solcarono il viso dell'individuo che giaceva dinanzi a quel sepolcro.

«Perdonami Liu, non volevo farti del male. Il fatto è che sono impazzito, e provo piacere nell'uccidere la gente innocente. Non mi fermerò mai.

Finchè il mio cuore non cesserà di battere, io mieterò vite. Queste sono le mie volontà. La mia è un esistenza dannata, ma al contempo estremamente bella.»

La sua voce era rotta dai singhiozzi. Lacrimoni scendevano dai suoi profondi occhi cerchiati di nero.

Una sagoma stagliata in lontananza-che fino a quel momento se ne era stata nei pressi delle cancellate del cimitero- si avvicinava lentamente al ragazzo con la felpa, che piangeva in silenzio.

Non si trattava di una persona.

era... un cane?

L'andatura della creatura era aggraziata nonostante la sua corporatura tozza e grossolana. Non era un quadrupede normale.

Aveva un folto pelo, rosso come il sangue, e il suo muso era contorto in un inquietante sorriso che metteva in risalto la sua dentatura umana. Un altra caratteristica distingueva quell'animale dagli altri...

Lui parlava.

«Andiamo via di qui, non ha più senso restare.»

Disse la bestia che altri non era se non Smiledog, creatura leggendaria che da sempre ha terrorizzato il mondo intero con attacchi epilettici.

Migliaia erano state le sue vittime.

Jeff si asciugò le lacrime con la manica della felpa, e rivolse i suoi occhi verso quelli del cane. La sua espressione mutò di colpo e si trasformò in un ghigno malefico senza eguali.

Il ghigno malefico di Jeff the killer.

« Non ha più senso restare in questo cesso di posto. Tanto mio fratello è andato.

Parlarci non lo riporterà indietro.»

«Puoi pur sempre ucciderti e raggiungerlo all'inferno» sogghignò la bestia demoniaca.

«Fottiti.»sibillò acido il pallido ragazzo.

«Ti prendevo per il culo.»

Quel breve dialogo terminò e i due uscirono dal cimitero lasciandosi le gelide cancellate alle spalle. Si diressero verso la città principale.

Erano addirittura le 02:33 di notte quindi non c'era anima viva per la strada. Se in quel momento fosse passato qualcuno avrebbe assistito alla scena più grottesca e inquietante di tutta la sua vita: un uomo incappucciato camminava al fianco di un cane sorridente.

A intervalli regolari le due figure si scambiavano complici occhiate, intenzionate a scrutar un abitazione che soddisfacesse il loro fabbisogno.

«Quella è perfetta. Mi fermerò li per stanotte. Gli alcolici non mancheranno, e sicuramente ci saranno un paio di persone da sventrare. Vieni con me, Smiledog?»

Chiese Jeff non appena entrambi si fermarono dinanzi a una casa a luci spente che affacciava a una via poco frequentata.

«No. Non ne ho voglia. Perferisco assaltare un mattatoio. Magari li ci trovo qualche boccone delizioso. Di solito i macellai sono molto...come dire... abbondanti.»

«Va bene. Allora mi divertirò da solo. Meglio così.»

Il killer cacciò un coltellaccio dalla tasca d'avanti della felpa. L'arma era ancora insanguinata e a tratti quel liquido rosso si era incrostrato. Jeff leccò del sangue dal coltello e ne gustò il sapore, contraendo il suo viso in un sorriso sinistro. A quel punto Smiledog sparì lasciando solo l'uomo.

"Ora ci si diverte.."

pensò complice, mentre si avviava verso la porta sul retro. Quest'ultima era chiusa a chiave, ma bastò fare pressione sulla serratura affinchè si aprisse con un inquietante cigolio.

Si addentrò nell'abitazione.

Nessun rumore, i propietari dormivano.

L'unico suono udibile era il ticchettio di un orologio e i gradini che scricchiolavano sotto il peso di Jeff.

Quei gradini conducevano verso la stanza di un ragazzino.

Entrò nella sua camera,silenzioso come un predatore.

Li riusciva a vedere un letto e un grande armadio di legno. Alcuni poster di band musicali erano attaccati sul muro.

La vittima dormiva tranquilla, ignara del pericolo imminente.

Jeff afferrò il ragazzo per la gola e non appena quest'ultimo si svegliò spaventato provò a tirare un urlo per allertare i suoi genitori.

Prontamente Jeff lo aveva zittito tappandogli la bocca con la sua gelida e pallida mano.

Lasciò intravedere il coltello, e prima di metter fine alla sua vita pronunciò le sue famose parole.

«Shh... torna a dormire.»

Piantò la sua arma nello stomaco del ragazzo che un tempo si chiamava Alex.

La stessa sorte sarebbe toccata ai suoi genitori.

Shh. Torna a dormire.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora