Mi chiamo Jason River e lavoro alla centrale di polizia di Woodbory.
Attualmente sono un ispettore e aspiro a risolvere gli omicidi più complessi e irrisolvibili.
Ho 33 anni e sono divorziato. Avevo una compagna, ma anche lei mi ha scaricato come un bidone.
Dicono che non mi assumo le responsabilità, che sono infantile e che conduco una vita troppo irrequieta.
Il matrimonio precedente mi ha lasciato una figlia: si chiama Chloe ed attualmente vive con la madre. Gli assistenti sociali mi permettono di vederla quattro cinque volte al mese, ma non mi basta mai.
Io amo quella bambina. Lei è tutto ciò che ho.
Vi narrerò ciò che mi è successo partendo con la premessa che fin da piccolo sono stato un tipo assai scettico; ad essere sinceri non ho mai creduto al paranormale e tutto ciò che gli riguarda (creature demoniache, bestie logorate dalle fiamme dell'Inferno) e mai avrei pensato di farlo.
Le ho sempre trovate stupide e prive di fondamento, ma dopo quel che mi successe dovetti ricredermi, e modificare il mio parametro di "normalità."Quella mattina fu una chiamata urgente da lavoro a farmi svegliare di soprassalto.
Aprii lentamente gli occhi ed afferrai il cellulare.«Pronto..», mi affrettai a rispondere. Avevo la voce impastata dal sonno.
«Jason, sono Aiden. Vieni alla centrale. Abbiamo del lavoro urgente.»
«Urgente?» guardai l'orologio: erano le 6:40 del mattino, il mio turno cominciava alle 8:00 in punto.
«Non è una buona scusa per chiamarmi a quest'ora... maledizione Aiden.»
«Lo so, ma il capo ti vuole qui e subito. Non tardare ulteriormente» e riagganció.
Sbuffai e andai in bagno per una doccia veloce.
"Cosa sta succedendo?"
pensavo mentre l'acqua gelida si ingranfeva sul mio viso. Quell'interrogativo mi stava tormentando.
Mi vestii di fretta e furia, presi il distintivo e la pistola d'ordinanza, e infine mi recai al lavoro. Non appena giunsi in centrale notai il trambusto che si era venuto a creare: agenti di polizia che scorrazzavano per i corridoi, telefoni che squillavano di continuo... insomma, era caos. Confuso e alquanto incredulo, mi avvicinai al mio collega Aiden White, che era impegnato a leggere alcuni documenti.«Che diavolo sta succedendo?» gli chiesi impaziente. Aiden alzò gli occhi e rimase stupito nel vedermi lì così presto.
«Sei stato una scheggia eh Jason?» disse ironicamente dandomi una pacca sulla spalla.
«Mi hai detto che era urgente, no? Avanti spiegami, di che si tratta.»
Mi misi a braccia conserte in attesa di spiegazioni.«Va bene... abbiamo un omicida pericoloso che scorrazza per Woodbory. Stanotte ha ucciso a sangue freddo un intera famiglia.»
«A che ora ha colpito?» dissi meccanicamente.
«Il referto dell'autopsia non è ancora pronto, ma credo che il delitto si sia consumato tra mezzanotte e le tre.»
«Arma?»
«Non l'abbiamo trovata: l'assassino l'ha portata con se, ma in base alle ferite credo che si tratti di un coltello.» Disse il mio collega, aggrottando la fronte.
Scossi il capo.
«Un semplice omicidio? E voi fate tutto 'sto casino? È palese: il killer deve aver avuto contatti con quella famiglia. Controllate i tabulati telefonici, stendete una lista di ogni sospettato.
Nel frattempo io andrò alla casa.» E feci per andarmene.
Aiden scosse il capo come se avesse preveduto la mia reazione.«No. Non si tratta di un semplice omicida», si incupì in volto e io mi fermai a metà strada fra la soglia d'ingresso e la sala centrale.
«Il modus operandi che quest'ultimo ha utilizzato è piuttosto...insolito, ecco.» proseguì lui.
«Che vorresti dire? Spiegati meglio.»
«L'assassino ha sterminato tutta la famiglia, ha dormito per alcune ore e ha fumato e bevuto. In pratica è stato lì a cazzeggiare tutta la notte.»
«Dunque potrebbe trattarsi di un senza tetto, che era in cerca di rifugio e si è fatto prendere la mano.» sentenziai, con un velo d'irritazione nel tono di voce.
Aiden mi guardò in maniera quasi assente, poi parlò di nuovo.«Non si tratta solo di questo.
I corpi delle vittime sono sfregiati da...» si interruppe e mi porse un fascicolo. Lo aprii e cominciai a scrutare le foto. Il viso di tre persone (un uomo, una donna e un bambino) erano vacui, morti. Sulle guance avevano ferite profonde che gli correvano sulle guance. Delle specie di falsi sorrisi psicotici.«È opera di uno psicopatico. Forse so anche di chi si tratta, ma prima devo vedere i nastri di sorveglianza.» Dissi, prima di avviarmi verso la sala computer.

STAI LEGGENDO
Shh. Torna a dormire.
KorkuLa storia tratta di Jeff the killer, famoso assassino che con i suoi omicidi a sangue freddo ha messo in ginocchio città intere. Pericoloso e psicopatico, non ha mai risparmiato nessuno, e da mesi si è lasciato dietro una scia di sangue. La polizia...