Capitolo 1

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Dopo un'interminabile giornata di lavoro, Minos poteva finalmente autoproclamarsi libero dai suoi doveri di Giudice e di Specter. Troppe anime aveva giudicato e troppi soldati aveva fatto gridare di dolore durante gli allenamenti. E ciò riguardava anche il fatto che era da più di un mese che non vedeva Albafica. E ciò lo irritava.

Erano passati due anni da quando Ade e Atena avevano deciso di non farsi più guerra, e così le loro fazioni si erano unite in un'unica alleanza tra bene e male. Cavalieri e Specter avevano iniziato ad andare d'accordo tra loro. E non solo.

Difficile a crederlo ma, si erano formate anche delle coppie. E Minos e Albafica, da prima acerrimi nemici, ora si amavano alla follia e, beh si poteva dire che la loro era una coppia affiatata. Molto spesso alcuni cavalieri che facevano di guardia al grande tempio avevano visto il giudice fare visite notturne al cavaliere dei pesci, fino ad andare via la mattina del giorno dopo.

Nessuno diceva niente, anche perchè con l'alleanza fatta, gli Specter avevano piede libero di muoversi nel grande tempio. E questo per Minos era proprio un vantaggio di cui non poteva non approfittarsene.

Tuttavia, i suoi doveri di giudice lo avevano tenuto impegnato, e Albafica non era stato da meno. Essendo un cavaliere d'oro, uno dei più forti delle schiere di Atena, anche lui era stato impegnato con varie missioni, affidategli dal gran sacerdote.

Così i due amanti non sono stati in grado di riuscire a vedersi, neanche per un secondo.

Minos, liberandosi della sua tunica di giudice, varcò la soglia del suo immenso bagno. Una densa nuvola di vapore caldo lo assalì e notò con sollievo che le cameriere avevano pensato bene a preparargli la vasca. Si liberò dei pantaloni e dell'intimo in un solo movimento, ed entrò nella vasca, lasciando fuoriuscire dal bordo un'onda d'acqua che si propagò sul pavimento in ceramica. Minos non se ne curò, ci avrebbero pensato i servi a ripulire tutto. Posò la testa sul bordo e si rilassò a dovere, sospirando di sollievo e chiudendo gli occhi.

I suoi capelli lunghi galleggiavano sull'acqua profumata. Era un profumo dolce, innebriante e anche afrodisiaco. Era il profumo di rose fresche ... lo stesso profumo di Albafica.

Diavolo, quanto gli mancava!

Avrebbe tanto voluto andare da lui, raggiungerlo e stringerlo a se. Ma a malin cuore non poteva, considerando che alcuni suoi compagni gli avevano riferito che Albafica sarebbe stato via per un bel pò di tempo a causa di una missione.

Tenendo gli occhi chiusi immaginò di vederlo. Lì, vicino a lui, completamente nudo. Oppure mentre si univano diventando una cosa sola. E al diavolo il veleno che gli circolava nel sangue, se tanto era proprio Albafica stesso a dargli l'antidoto.

Socchiuse gli occhi e sull'acqua vide qualcosa di rosso galleggiare. Mise a fuoco la vista per cercare di capire cosa fosse, ma non ci mise molto. Era un petalo di rosa. E ce ne erano tanti altri ... Quando era entrato in acqua non se ne era proprio accorto. Prese tra il pollice e l'indice uno dei petali e se lo portò alle labbra dandogli un lieve bacio ... era morbido ... esattamente come le labbra di Albafica, come anche i suoi capelli e la pelle delicata. E il pensare a lui, al suo amante, alla sua rosa, lo eccitò.

Un forte calore al basso ventre aveva risvegliato il suo membro, che andava a crescere sempre di più. Minos imprecò sottovoce, era da tanto tempo che lui e Albafica non facevano l'amore - anzi, la maggior parte delle volte era sesso sfrenato, ma sempre con un pizzico di romanticismo -.

Al diavolo!

Mise il petalo tra le labbra e lentamente fece scendere la sua mano sugli addominali scolpiti fino ad arrivare al suo membro, già eretto. Chiuse gli occhi e immaginò Albafica, ricordando il suo tocco. Iniziò a sfregare le dita sulla pelle, il calore e il profumo dell'acqua impregnata dall'essenza dei petali di rosa lo accaldava e l'immagine del corpo nudo del suo amante nella sua mente lo eccitava. Anche se, in tutta onestà, desiderava che il tutto accadesse nella realtà. Ma considerando che il suo amante era impegnato nei suoi doveri di Cavaliere, doveva arrangiarsi da solo ... e questo gli rodeva.

Iniziò a muovere la mano, su e giù, lentamente, per poi aumentare la velocità, lo stesso ritmo che usava quando si muoveva dentro Albafica, quando preso dal piacere gridava il suo nome e lo pregava di dargli di più, di muoversi più forte.

Iniziò a mugulare di piacere, tanto nessuno lo avrebbe sentito, considerando che si trovava nel suo bagno, da solo. Mise il petalo tra i denti e preso nel suo elaborato chiamò il nome del Cavaliere.

Sentì che era vicino al suo limite, si alzò in piedi e si appoggiò al bordo della vasca, tenendosi con la mano libera, mentre l'altra era impegnata. Sentì i muscoli irriggidirsi e appena qualche istante prima di avere l'orgasmo, ebbe la sensazione di sentire proprio la voce di Albafica. Gli bastò quello, e con un grido di piacere, soffocato tra i denti, raggiunse l'apice. Si accasciò di nuovo dentro l'acqua, stremato e appagato - anche se di poco. -

Respirò affannosamente e aprì gli occhi, guardandosi intorno. Credeva che Albafica fosse veramente lì, a guardarlo ... ma a quanto pare, era stata solo la sua immaginazione.

Deluso, fece un lungo sospiro, e guardò l'acqua, notando sulla superficie che a galleggiare non c'erano solo le rose, ma ora si era anche aggiunta una scia del suo seme.

<< .... Davvero? Sono così disperato?>> si domandò. <<Però ... Mi manca da impazzire.>>

"Chissà se anche lui pensa lo stesso di me?" si domandò.

Dopo essersi rilassato e dato sfogo a un piccolo sfizio, Minos finalmente uscì dalla vasca, si asciugò e raggiunse il letto. Le luci soffuse delle candele illuminavano di poco la stanza, ma bastarono a fare brillare un bicchiere e una caraffa di cristallo piena di vino rosso appoggiati sul tavolino vicino a suo letto a baldacchino.

Si avvicinò asciugandosi ancora i capelli, non curandosi della sua nudità.

Guardò la caraffa perplesso.

Chi gliel'aveva messa?

Beh, chiunque sia stato, era stato gentile a offrirgli del buon vino perchè per quella sera ne aveva proprio bisogno.

Si riempì il bicchiere fino all'orlo, lo portò alle labra e iniziò a bere il liquido a grandi sorsi, alcuni rivoli gli scesero lungo il mento fino a cadere sui pettorali scolpiti. Per essere un vino, tuttavia, aveva un sapore strano, non quello del solito vino, ma non se ne curò. Quando finì di bere, iniziò a girargli la testa. Vertigini? 

Si sdraiò sul letto, sentiva molto caldo e il contatto con il lenzuolo di raso era piacevole, gli dava quella sensazione di freschezza, anche se non faceva tanto freddo. Forse era solo lui ad essere troppo stanco. Pensò che per quella notte avrebbe dormito nudo.

Guardò sulla sbarra del letto a baldacchino, verso la sua testa a sinistra. Era legata una rosa rossa, non ricordò di averla messa lì, o forse era stato un regalo di Albafica?

Poco importa.

Nel guardarla, gli angoli delle sue labbra si sollevarono, formando un lieve sorriso. Sollevò una mano per poi toccare con le dita i petali del fiore. Come al solito morbidi e setosi, un fiore bello e letale ... Proprio come Albafica.

<<Buona notte.>> disse a voce bassa.

Chiuse gli occhi e si abbandonò alle braccia di Morfeo.

Quando Minos cadde in un sonno profondo, la sua porta scricchiolò e la luce del corridoio mostrò che qualcuno stava entrando nella stanza, a passi felpati. La sagoma richiuse lentamente la porta e a seguire ci fù il suono di un click della serratura.

Il giudice non sapeva chi poteva essere l'intruso, rinchiuso insieme a lui nella sua stanza, ma molto presto lo avrebbe scoperto.

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