Tra le onde

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Lo guardo incantata mentre mi apre lo sportello della sua auto. Sale e mette in moto accendendo lo stereo a basso volume. Quando cambia marcia, improvvisamente, mi sfiora, per errore la gamba; cerco di far finta di nulla e lo stesso fa lui, continuando a guardare la strada. Nell'abitacolo dell'auto risuona solo il silenzio accompagnato dalla canzone di un vecchio gruppo jazz.

-Dove andiamo?- gli chiedo continuando a guardare la fila di alberi avanti a noi che sfuggono alla mia vista molto velocemente.

-Avevo pensato che magari potevamo andare a vedere un film e poi a cenare o magari facciamo una passeggiata a...- si ferma d'un tratto cambiando velocemente direzione.                                          -Cosa succede?- gli chiedo osservandolo un po' preoccupata. Con la coda dell'occhio mi guarda sorridendo.                                                                                                                                                                                 -Tutto ok, mi è venuta un'idea.-                                                                                                                                     

Alla radio fa una delle mie canzoni preferite: How did i fall in love with you. Mi ricorda così tanto Michael. Il mio amore impossibile.


DUE ANNI PRIMA

Le 24 auto erano posizionate una dietro l'altra. A farci spazio lungo la strada vi era solo il buio, scacciato dalla fievole luce dei fari al neon della nostra auto. Eravamo al terzo posto. Michael alla guida era super emozionato e sapeva di voler vincere a tutti i costi. Judy, la fidanzata di Marcus, il pazzo che organizzava ogni tanto quelle gare, con una minigonna si piazza al lato destro della strada, nella mano destra teneva  una bandiera a scacchi. Aveva lunghi capelli biondi, super laccati, una gonna rossa corta ed una t-shirt bianca, molto stretta, che lasciava intravedere i seni rifatti. Qualche istante dopo, la bandiera si abbassò e con un fortissimo rombo tutte le auto partirono in vista del traguardo. Sfrecciavamo come matti lungo la strada deserta. 25km e saremo arrivati al traguardo. La strada era piena di curve strette, quindi risultava abbastanza difficile superare le due auto avanti a noi. Dallo specchietto laterale intravidi l'auto che ci stava dietro. Era una bentley nera del '98. Alla guida vi era Sam Tommasini, il più grande figlio di puttana che avessi mai conosciuto. Odiava esser sconfitto e specialmente da novellini come noi. Alla venerante età di 58 anni Sam aveva dato fuoco e centinaia di auto che, durante svariate gare, avrebbe dovuto sfidare. Si diceva in giro che avesse causato parecchi incidenti di proposito e che avesse ucciso un paio di persone. Molti lo temevano. Ma, era solo un vigliacco, facile da battere. Era la terza gara che ci veniva posizionato dietro e con un po' di difficoltà durante l'ultima sfida eravamo riusciti a non farlo passare e a vincere facendolo infuriare così tanto da bucarci le ruote ed insultarci, ci disse che quello sarebbe stato solo un avvertimento. 

Se solo avessi saputo cosa sarebbe successo ci sarei stata alla larga ed avrei chiesto di fare lo stesso a Michael. Ma non pensavo sarebbe arrivato a tanto...

L'auto di Dick si fermò e mi guardai intorno. Aprì lo sportello, scese  e facendo il giro intorno all'auto, mi venne ad aprire porgendomi una mano. Eravamo vicino alla spiaggia. Le onde si infrangevano sui frangiflutti. Avevo sempre amato il mare ma raramente ci andavo poiché i miei erano spesso impegnati con il lavoro. Dick mi prese per mano e mi fece segno di togliermi le scarpe. Ci incamminammo lungo la riva della spiaggia che ormai si era ricoperta di un manto stellato.

-Ho sempre amato il mare sai- dissi evitando con il piede un'alga che mi bloccava il cammino.       -Anche io, ma lo preferisco di gran lunga la sera. Quando cala la notte e il silenzio, si può vedere la vera bellezza di questo miracolo della natura.- mentre parlava non mi ero accorta, ma, ci eravamo fermati e ci stavamo guardando negli occhi.

Ma cosa mi prende? Una passeggiata romantica al chiaro di luna, con un ragazzo che conosco da poco. I suoi occhi che si sfioravano con i miei mi fecero correre un brivido lungo la schiena. Ci guardammo per quello che sembrò un'eternità, poi mi prese per mano e ci incamminammo verso un gazebo dal quale proveniva della musica elegante e si sentiva delle persone che parlavano accompagnate dal rumore di forchette. Dietro quest'enorme gazebo, del quale non di vedeva l'interno, vi era una struttura a due piani completamente fatta di vetro. Frettolosamente, dalla parte principale, uscivano delle persone con divise bianche ed enormi vassoi che mantenevano con una mano. 

Ristorante sul mare? Gran bel colpo ragazzo...


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Love the stranger (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora