1.1

46 6 26
                                    



La fine dell'anno accademico prometteva un rigenerante riposo e la possibilità di dedicare maggior tempo allo studio, alla musica e alla pittura, i principali hobby cui mi dilettavo allora.
Il sole tingeva la piccola cittadina di Springfield di colori piu caldi, carezzando armoniosamente gli alberi di pesco del giardino di casa Hemmings.
Il riverbero dell'estate calzava le strade col suo dolce profumo di zagara, scaturito dai fiori bianchi degli aranci, e con il mite canto degli uccelini usciti dai propri nidi.
Osservavo incantata lo splendore che mi circondava, immortalando i dettagli piu singolari su una tela.
Una passione che mi aveva trasmesso mia madre, la pittura, donandomi per il decimo compleanno il suo cavalletto in faggio oleato.

Nell'arte trovavo un'affascianante via di fuga dalla realtà, grazie ad essa mi nascondevo lontano dall'industralizzazione degli ultimi secoli e dalla demoralizzante fabbrica nucleare in cui Homer lavorava.

Inzuppai il pennello nella chiazza celeste della tavolozza, vi aggiunsi poi del giallo, ottenendo con soddisfazione la sfumatura adeguata per disegnare delle piante.
Sin da piccola amavo trascorrere i pomeriggi nella quiete totale, cullata dal distensivo vociare delle foglie smosse dal vento: afferravo le mie adorate tempere e impassibile alle scocciature di Luke e Calum, sempre pronti a combinar casini, mi godevo la bellezza che la natura aveva da offrire.

«Ehy, ciuccellona, mi scrivi la tesina?»

Quando alzai lo sguardo, in totale disappunto, incrociai il sorrisetto divertito di mio fratello, «Ancora con questo ridicolo soprannome, Lulu?»

Mi alzai nervosamente dallo sgabello, avendo cura di poggiare su di esso il grembiule scarlatto che indossavo, «solo perchè ho un quoziente intellettivo decisamente sopra la media non significa che eseguirò le tue incombenze scolastiche» borbottai, trattenendo una smorfia di puro fastidio.

Avrei ben potuto dire addio alla tranquillità che aveva persistito incorruttibile prima del suo ritorno a casa.

«Suvvia sorellina, non farti pregare»

Il ragazzo assottigliò i suoi piccoli occhietti cerulei, balzando giu dallo skateboard con il quale aveva sicuramente bighellonato in giro.

«Credevo che il maggiore fossi tu, come puoi a diciannove anni essere ancora così immaturo?» replicai innervosita.

Nonostante gli innumerevoli tentativi di fargli mettere la testa a posto, Luke era rimasto l'infantile ragazzino di dieci anni prima: quello che mi aveva strappato il ciuccio dalla labbra per il solo piacere di farmi piangere, lo stesso che mi insultava in ogni modo possibile pur difendendomi da chiunque osasse farmi del male.

«Mamma è in casa?»

Non si curò minimamente di portarmi rispetto ed era così dannatamente triste che alla sua età stesse già iniziando a seguire le orme di nostro padre, —il tipico americano medio con il frigorifero pieno di duff e con le noccioline nel cervello— , piuttosto che applicarsi in qualche disciplina.
Sorrisi sconsolata, affrettandomi a riporre le vernici colorate nella valigetta poggiata sul prato.
Afferrai il bicchiere annaqquato e poggiandoci dentro i pennelli mi avviai all'interno dell'abitazione, ignorando la domanda di Luke.

D'altro canto era rimasto profondamente immaturo e il tempo non sarebbe stato sufficiente a colmare quella lacuna caratteriale senza un'adeguata educazione.

«Eh Lisa, almeno rispondi!»

Poggiai il tutto nel lavabo, sciaquandomi le mani.

Era difficile che sopportassi tanta supponenza, tuttavia avrei mentito dicendo che non mi era mancato: avevo frequentato un college fuori città e spesso i miei orari non avevano coinciso con quelli di Luke.
L'avevo visto poco nell'ultimo mese, io che nonostante fossi più piccola di due anni, già intrapendevo un percorso tanto audace, lui che ancora frequentava l'ultimo anno di liceo, troppo nullafacente per ottenere buoni risultati.

Eppure Luke aveva la fama, con essa schiere di amici pronte ad aiutarlo in qualsiasi evenienza, io soltanto pile di vecchi libri ingialliti, e un'avvilente stile di vita.

«Sì fratellino  — rimarcai —  sta stirando, hai bisogno di qualcosa?» domandai retorica.

Perchè in fondo un po' lo invidiavo, un ragazzo così spensierato da non farsi alcun problema a dire le cose in faccia, uno di quelli che se ne fregavano altamente dell'opinione altrui.

Feci appena in tempo a rispondere che Luke si capultò in salotto, quasi fosse una questione di vita o di morte.

«Il mio Ometto» la voce di mia madre mi raggiunse smielosa, mentre la vedevo arruffargli teneramente i crini biondastri.

Mio fratello sembrava essere incredibilmente euforico «Non hai la minima idea di quanto sia bella la notizia che ho da darti, Mami»

Mi aspettavo che dicesse a mamma qualcosa del tipo: "sono stato bravissimo quest'anno, a scuola tutti si sono complimentati per la mia solerzia nel recuperare tutte le materie insufficienti. Gli esami non mi spaventano affatto e non l'ora di dimostrarvi quanto io sia maturato".

Certo, le aspettative erano molto alte, forse troppo, ma almeno mi avrebbero impedito di crollare non appena Luke avesse aperto bocca. «Calum finalmente è tornato!» trillò.

E semplicemente svenni.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 04, 2018 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Lisa Hemmings  |ᴍɢᴄ|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora