1. I'll be missing you

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Canzone per il capitolo: I'll be missing you - Diddy, Faith Evans, 112

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«Vorrei tatuarmi questa frase: wherever you go, I'll stay.»

Rivolgo lo sguardo all'uomo completamente tatuato dietro il bancone; una barba leggera incornicia il suo volto mascolino e un sorriso sghembo - ma accogliente - che traspira sicurezza, mi tranquillizza a sufficienza. Stringe fra le dita una matita, ed ha ancora lo sguardo rivolto alla bozza che sta disegnando quando gli parlo. Su ogni dito ha tatuato una lettera diversa, ed insieme compongono una parola a me incomprensibile. Lascio perdere.

«Si, purtroppo c'è da aspettare... ma fra qualche settimana dovrebbe avere il suo tatuaggio» finalmente mi rivolge la parola, e non posso far a meno di osservare insistentemente i suoi occhi grandi e color caramello.
Sorride cordialmente, prima di prestare la sua totale attenzione al disegno.

Strabuzzo gli occhi quando sento che la prima disponibilità è fra qualche settimana, come appena esordito dal ragazzo davanti a me.

Non sopporto aspettare tanto per qualcosa, e non ho alcuna intenzione di farlo.

Ho aspettato tanto per fare questo tatuaggio e non voglio trascorrere altre settimane in attesa.
Significa tanto per me e non riesco a dormire sapendo di star infrangendo lentamente la promessa fatta a mia nonna.

Lei non voleva essere dimenticata. Le avevo promesso che sarebbe stata con me in ogni momento della mia vita , così il tatuaggio mi sembrò l'elogio perfetto in onore di mia nonna Lizzie.

Tutti i parenti, come squali affamati, svaligiarono casa della nonna alla sua morte, provocando litigi e lettere del notaio pronte per essere scagliate come frecce pur di raccimolare quel qualcosa in più da casa sua. Non erano realmente affezionati a lei, volevano bene solo ai suoi capitali e alla sua fama nel paese come "la donna più gentile di tutta Cape Cod".

Ed era davvero così.

Mia nonna era il mio posto sicuro, una seconda mamma con la quale confidarmi e quando la persi, parte di me venne sepolta con lei.
La sua generosità, la pazienza e la cordialità che mostrava a tutti è ancora il ricordo più doloroso che ho di lei.
Non meritava una morte tanto prematura, ma dicono che le persone migliori vadano in cielo prima.

Egoisticamente, volevo che lei restasse con me ancora per un po'.

«Non si potrebbe farlo prima?» domando titubante.

Spero in un cenno positivo.

«Mi dispiace signorina, l'unica prossima disponibilità che ho - sposta lo sguardo su un grande orologio da muro - è fra esattamente 15 minuti» abbozza un sorriso gioviale e non posso che esultare dalla gioia che provo in questo momento.

«È perfetto! Grazie mille! e non mi chiami signorina, la prego» porto le mani alla bocca incredula. Sono emozionata e felice, finalmente il ricordo di nonna Lizzie non sarà più psichico, ma sarà sigillato nella mia pelle per il resto dei miei giorni.

«È una cliente, devo chiamarla per forza in maniera formale. Comunque sono Justin» ride appena, porgendomi la mano timbrata ovunque di nero.

«Anna Robinson» ricambio la stretta prontamente e sfoggio il sorriso più bello che riesca a fare.
Sono entusiasta, e devo sembrargli alquanto bizzarra dato il mio comportamento. Cerco comunque di non darlo a vedere.
Ritraggo la mano quando il silenzio creatosi provoca forte imbarazzo in entrambi.

«Dove vorresti tatuarti?» mi chiede per smorzare il senso di disagio che ci accomuna in questo momento.

Posa i suoi occhi sui miei, e non riesco a collegare i miei pensieri quando mi soffermo a guardare le sue labbra, piene e a forma di cuore.

PEONIA | h.s. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora