la Bestia

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La "Bestia" stava colpendo ancora, quando venne fermata da un vigile, mentre tentava di sopprimere uno scoiattolo. Benjamin era stato adottato dalla famiglia Rogers quando ancora era in fasce. Lo avevano trovato nel bosco, durante una gita e da quel momento, lui divenne quasi un figlio per loro. Benjamin però non era come tutti i bambini della cittadina. A Benjamin piaceva "andare a caccia".

Una volta ci fu un'invasione di topi nella città, erano dappertutto, tranne che in casa Rogers. Benjamin infatti, appena ne vedeva uno, prima ci giocava un po', poi si stufava e lo dava da mangiare al gatto dei vicini, che al termine dell'"invasione" morì per esplosione intestinale.

O ancora, quando terminava le sue lezioni con il maestro, andava nel bosco da cui era stato sottratto, oppure nel parco cittadino e uccideva bestiole. A volte non era da solo, veniva accompagnato da randagi o cinghiali, anche se a lui piaceva "cacciare in solitudine". Era infatti solitario, aveva chiesto lui di avere lezioni private in casa, piuttosto che andare alla scuola elementare con gli altri bambini. Difatti, con i suoi coetanei, non aveva per nulla un rapporto d'amore. Certe volte, quando non "cacciava", si divertiva a ad abbattere le case delle bambole, li ricorreva con insetti ancora vivi, li spingeva giù dalla giostra, oppure li faceva scappare tutti, tenendo il parco solo per sé. Benjamin amava la sua famiglia, ma ancora di più amava la sua sorellina. Era l'unico essere che non pensava che lui fosse strano o che i suoi occhi rossi, fossero segno di possessione del demonio. Era anche l'unica persona che voleva giocare sempre con lui, anche dopo un rifiuto da parte del fratello maggiore e anche l'unica che non si disgustava davanti alle azioni di Benjamin. Un altro fatto interessante della "bestia" era il suo modo di parlare. Certe volte si esprimeva come un normale bimbo di otto anni, a volte parlava come un adulto, agiva come un adulto, facendo cadere tutti in uno stato di confusione.

C'era una frase che diceva sempre prima di sopprimere le vittime:

-Io sono una bestia, come te, tu questo non puoi capirlo, non puoi pensarlo, l'unico motivo per cui ora stai morendo per mano mia, è perché voglio restare bestia, mi dispiace, fratello mio-

Non era sicuramente una frase che un bambino saprebbe pronunciare con così tanta naturalezza. Come già detto, non gradiva passare il tempo di gioco con altri bimbi. Se ne stava chiuso in casa, nella sua cameretta, oppure, usciva nel giardino sul retro. I suoi giocattoli  si limitavano ad un orsetto di peluche ormai rovinato e distrutto, un trenino giocattolo colorato anch'esso deteriorato e le altalene sul retro. Quelle, rispetto a quelle del parco, non dovevano essere conquistate con la forza ed erano state costruite davanti al muro che li separava dalla strada. Erano il suo giocattolo preferito. Ci stava per ore seduto sopra, anche se nessuno gli aveva insegnato ad andarci, per paura che non scendesse più, e stava fermo lì a guardare o la terra o il cielo, e pensava, rifletteva, restava incantato, certe volte si spingeva un po' con i piedi, certe volte sembrava parlasse con qualcuno.

Un giorno ero venuta con mio padre in casa Rogers. Una loro figlia non si sentiva bene e lui dovette visitarla. Notai Benjamin sul retro, e non potei non osservarlo. Vidi i suoi morbidi capelli biondi ondeggiare a causa del vento, poi lui seduto sull'altalena. Lo osservai un po', poi con mia grande sorpresa alzò lentamente la testa, poi disse:

-Aicha, sei lassù non è vero? Quando avrò imparato ad usare questo affare, ti prometto, che ti verrò a trovare in cielo-.

.........CONTINUA........

Angolino autrice:

Va bene ragasuoli, questo era solo un capitolo introduttivo alla mia prima storia. Sono felice di averla cominciata. Ora tocca a voi apprezzare o disprezzare il mio lungo lavoro.
Comunque ci sentiamo al prossimo capitolo :)

LA BESTIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora