II) Lettera in ritardo

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04/04/2018, Roma

Caro nonno,
Come ho scritto nel titolo, questa lettera arriva in ritardo. Un ritardo che tu sai bene non piace a me e non piace a te, d'altronde a essere puntuale me lo hai insegnato tu.
A dire la verità, non è che non volessi scrivere questa epistola, come la chiami tu, ma ho aspettato non solo perché mi pareva corretto scriverlo ora ma anche perché ho paura e continuo ad averla.
Paura di deluderti, paura di dimenticarmi di te, paura di dire addio a quei ricordi che mi legano a te. Come se queste due righe potessero portarti via dalla mia vita, e farmi scordare l'importanza che tu hai per la mia persona.
Come se potessero togliermi quei giorni felici in cui giocavamo insieme e ridevamo, dove mi insegnavi aspetti della vita che non avrei mai preso in considerazione, e quei momenti in cui litigavamo per poi riappacificarsi subito dopo.
Nonno, non basteranno mille di queste lettere per spiegare l'amore che provo per te, ma neanche libri o intere enciclopedie per spiegare questo concetto, questa lettera è scritta per una sola e unica ragione ed è per dirti una solo e unica cosa che io avrei dovuto dirti tempo fa e infatti rimpiango ancora oggi di non aver fatto:
GRAZIE NONNO!
Grazie per essere sempre stato lì per me.
Grazie per non avermi lasciato mai solo.
Grazie per avermi insegnato ad amare la vita.
Grazie per avermi cresciuto.
Grazie per l'amore che mi hai dato.
Grazie per le volte che mi hai sgridato.
Grazie per le volte in cui ti sei preoccupato per me.
Grazie per tutte le volte che mi hai aiutato.
E grazie per avermi insegnato che la famiglia non è per forza quella con cui hai un legame di Sangue.
Nonno avrò avuto 2 anni quando sei entrato a far parte della mia vita, io e mamma ti abbiamo accolto nella nostra casa e tu hai sempre dato una mano.
Abbiamo passato insieme 13 bellissimi anni insieme, che io non darei via per niente al mondo.
Nonno, gli addii sai che non mi piacciono e mai mi piaceranno è per questo anche che non ho avuto il coraggio di scriverti queste righe. Sono passati oramai quasi due anni dalla tua scomparsa e io ancora non riesco ad accettarlo, il fatto è che ancora non riesco a concepire quelle parole che mi hanno detto in ospedale, parole che sono ancora fisse nel mio cranio e che mai scorderò perché ho sofferto. Quel momento mi è sembrato infinito e il viaggio a casa ancora di più, lacrime non facevano che scendere dai miei occhi perché non riuscivo a concepire ancora il tuo abbandono, sembro egoista a dirlo lo so bene e so anche che stavi soffrendo molto.
Ma tu sai bene come sono: pigro, disordinato e irresponsabile; ma sai adesso che non ci sei cerco sempre di migliorarmi perché tu mi hai insegnato a farlo e voglio tenere vivo il tuo ricordo.
Non so forse in questa lettera ti aspettavi: "Come stai? Sai sono in quarto ora" e cose del genere ma sono sicuro che un giorno te lo chiederò di persona.
Nonno so di sembrare un menefreghista tante volte ma ricorda sempre che io ti voglio bene e questo mai cambierà.
Riposa in pace mi raccomando.
Tuo nipote, Nigel

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