[the day before pt.2]

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Quando arrivò il suo turno, Michael si avvicinò ad uno dei banconi del Portland Transportation Center, la stazione principale di Portland, in cui si vendevano anche biglietti per autobus, treni e quant'altro.
Il bigliettaio, un uomo sulla cinquantina, che evidentemente stava perdendo i capelli per la presenza di una chierica proprio in mezzo alla testa, ascoltò la richiesta del corvino, e, senza dire una parola, aprì un cassetto all'altezza del suo ginocchio e ne tirò fuori qualcosa.

I riccioli color nero pece di Michael gli coprivano il viso magro mentre delle piccole gocce di sudore gli scendevano per la fronte. Nel piccolo edificio c'era un caldo soffocante che rendeva l'attesa ancora più disagevole; Michael appoggiò la mano sul termosifone, ed era talmente caldo che la tolse velocemente.
Il bigliettaio richiamò l'attenzione del ragazzino con un "ei" molto irritante, che a Michael dette fastidio a tal punto da sbattere i soldi che gli doveva sul bancone, per poi prendere i biglietti ed uscire dall'edificio.

Una folata di vento freddo gli fece chiudere gli occhi, provocando nel suo corpo magro e slanciato una sensazione di brividi, che durò però solo pochi secondi. Teneva le mani in tasca per proteggerle dal gelo mentre camminava velocemente verso la sua bici, con lo sguardo rivolto a terra.

Era quasi giunto al suo mezzo quando qualcuno lo spinse violentemente verso l'asfalto, ma, chiunque fosse stato, non ci riuscì. Infatti, l'istinto di sopravvivenza del riccio lo protesse facendogli poggiare le mani a terra. Michael si rialzò in un batter d'occhio e si girò furioso, come d'altra parte faceva sempre, e appena vide chi fosse stato a spingerlo si arrabbiò ancora di più.

<Con tutto quello che hai fatto hai ancora il coraggio di farti vedere in giro? Eh, faccia di merda?> il viso di Marvin gli apparve a pochi centimetri dalla sua, e quella era una di quelle azioni provocatorie che Michael detestava.
In realtà Michael detestava un sacco di cose, ma il contatto visivo e la troppa aggressività avevano decisamente un posto sul podio.

Si guardarono dritti negli occhi per alcuni secondi, come un predatore fa con la sua preda quando ha intenzione di mangiarsela, scrutandosi con un odio reciproco che usciva da ogni aspettativa. Niente di veramente importante gli dava motivo per odiarsi; una ragazzina dai capelli rossi era veramente una ragione valida per fare a botte? Cheryl Reynolds contava davvero così tanto per Michael? Il corvino avrebbe davvero rischiato di farsi male solo per un'insignificante ragazzina con gli occhi grigi che avrebbe potuto trovare ovunque?
Sì. Michael era disposto a tutto per farsi valere e soprattutto per sottolineare quali fossero le sue proprietà. E Cherylhood lo era. Eccome se lo era.

Marvin sollevò rapidamente la mano destra e, con una precisione di chi ormai è abituato a fare a botte, colpì violentemente l'occhio destro del riccio. Il colpo fu molto forte e, per qualche secondo, la testa di Michael girò talmente intensamente da fargli perdere l'equilibrio. Il ragazzino cadde a terra stordito, non cercando nemmeno di rialzarsi per reagire. Non fece altro che lasciare che il suo corpo cadesse e si rilassasse sull'asfalto freddo, nonostante la sua rabbia fosse oltre il limite.

Marvin se ne andò soddisfatto, contento che anche stavolta fosse riuscito a punire Michael per tutto ciò che stava facendo vivere alla sua rossa dagli occhi grigi.

cheryl ;; a girl and her books' storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora