Le dita scorrono velocemente sui tasti, gli occhi percorrono quello spartito che avevano visto milioni di volte e del quale non si erano mai stancati.
Il metronomo scandisce il tempo e cerco di seguirlo però, a differenza delle altre volte, faccio fatica e sembra troppo veloce.
Le dita si staccano dal pianoforte e si poggiano delicatamente sul metronomo, rallentandone il movimento.
Ricomincio.
Dita sui tasti, occhi sullo spartito e mente libera.
Le lacrime invadono i miei occhi e rendono la vista sfocata: le note si muovo incessantemente sullo spartito, e più gli chiedo di smetterla e più loro aumentano la velocità del loro movimento, come se volessero prendersi gioco di me, come se volessero dirmi che anche se le avessi pregate o se avessi cercato di metterle di nuovo al loro posto non ci sarei riuscita.
Le mani non sanno più cosa fare e si bloccano, si appoggiano sul mio volto e coprono gli occhi per evitare loro la visione di quelle note che continuano a ruotare e a confonderli.
Intanto tutto sembra scorrere, mentre io sono qui a piangere mio padre sta lavorando e non vede l'ora di poter abbracciare i suoi figli, Francesca sta facendo uno dei suoi disegni fantastici e lui, la stessa persona capace di rendermi felice e distruggermi con delle semplici parole, sta studiando senza alcun tipo di preoccupazione.
Vorrei abbracciarli, averli qui con me, sentire le loro risate e le loro voci, vedere i loro occhi pieni di quella luce che mi rende felice ogni giorno, stare bene con loro e non preoccuparmi di nulla perché consapevole del fatto che mi sto godendo le persone che amo di più, del domani non mi importa.
Invece sono qua, davanti a questo pianoforte, incatenata a queste strane note che hanno deciso di mettermi alla prova, ponendomi una sfida che non ho vinto.
La voce trema, é tutto così silenzioso ora che i miei penosi singhiozzi hanno finito di riempire questa stanza fredda e spoglia.
-Ilaria