Prologo

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Min Yoongi aveva sempre odiato i funerali.

Aveva quasi 8 anni quando dovette andare al suo primo funerale.

Quella volta fu la nonna ad andarsene via per sempre. La malattia aveva deciso di portarsela prima del tempo che avrebbe dovuto passare con i suoi figli e i suoi nipoti. Yoongi quel giorno non voleva andarci, non voleva vedere sua nonna, la sua dolcissima nonna, non sorridergli più. I suoi genitori però lo costrinsero a vederla un'ultima volta, così si diresse nell'unico luogo in cui non avrebbe mai voluto metterci piede. 

Dopo che fu seppellita, un piccolo Yoongi, spinto dalla curiosità di un bambino della sua età, diede un'occhiata alle persone che si trovavano accanto alla sua nonna, e quello che trovò lo scosse per tutta la vita.

Una bambina di soli 4 anni giaceva da troppo tempo ormai in una delle tante lapidi incastonate nel terreno. Per giorni, mesi e addirittura anni Yoongi si chiese chi fosse questa persona così cattiva e crudele da scegliere di portarsi via una bambina di soli 4 anni. Per questo motivo Yoongi era sempre stato ateo.

Da allora non aveva mai voluto andare ad un funerale, nemmeno quando a morire era un suo compagno del liceo a cui era molto affezionato, nemmeno quando a morire era una sua cara zia, ma questa volta era diverso.

Questa volta ad andarsene per sempre non era una persona qualunque.

Era il suo Jimin.

Se avesse avuto la possibilità di tornare indietro nel tempo, anche al costo di vendere la propria anima al diavolo, sarebbe sicuramente ritornato a quel giorno, a quel venerdì piovoso. Avrebbe cercato di convincere il suo Jimin in tutti i modi possibili di non uscire, di rimanere a casa con lui, di non lasciarlo per sempre.

Quel giorno c'era il diluvio. Jimin doveva recarsi ad una delle sue tante lezioni di danza moderna. Jimin era un talento unico e raro. Era un ballerino fantastico. Yoongi era decisamente orgoglioso di lui. Forse un po' lo invidiava pure, quando si trovava a guardarlo mentre si allenava nella grande sala che insieme avevano trasformato come un rifugio dal mondo esterno. 

Aveva sempre invidiato l'essere constante di Jimin. Yoongi, al contrario, era sempre stata una persona pigra e incostante, non era mai riuscito a portare qualcosa a termine, nemmeno la più importante di tutte.

Yoongi quel giorno provò a convincerlo di non andare, che pioveva davvero tanto per muoversi tra le strade di Seoul, ma Jimin, oltre ad essere costante, era anche una delle persone più testarde mai conosciute da Yoongi. I loro continui litigi erano solamente per la sua testardaggine. Jimin non si arrendeva mai, avrebbe scosso mari e monti pur di ottenere quello che voleva, a differenza di Yoongi che anche si arrendeva più per pigrizia che per altro.

Erano esattamente l'uno l'opposto dell'altro, ed era proprio per questo che si completavano a vicenda.

La discussione non fu nemmeno lunga, perché Yoongi sapeva che era tutto inutile, sapeva che alla fine avrebbe vinto lui. Però si offrì di accompagnarlo. Jimin uscì dalla porta del loro appartamento alle 19:15 di un venerdì piovoso per non farci più ritorno.

La strada era davvero trafficata, Jimin non sarebbe mai arrivato in tempo per la sua lezione di danza. Jimin riusciva in un modo così semplice e puro a persuadere Yoongi a suo piacimento. Era letteralmente il suo punto debole e non riusciva mai a dirgli di no. Quel giorno Jimin cercò in tutti i modi di convincere Yoongi ad accelerare, ad arrivare il prima possibile a destinazione. Yoongi quella volta non cedette, quella volta lotto con tutto se stesso per cercare di essere più forte di Jimin, che litigava con lui per le cose più assurde.

Accadde tutto in un attimo.

Era un giorno qualunque, un venerdì qualunque quando all'improvviso Jimin, il suo Jimin, non c'era più.

99 days; yoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora