Sì, ricordo bene quella notte. La Madre aveva dato i primi segni di essere prossima al parto già la mattina, mentre cercava di muovere qualche passo sulla ghiaia bianca dei sentieri del giardino. Piccole contrazioni, man mano divenute sempre più intense e ravvicinate. Più volte le avevo proposto di accompagnarla alla Stanza della Nascita, ma lei, una volta svanito il dolore della contrazione, tornava a sorridere, dicendo che voleva trascorrere ancora un po' di tempo all'aperto, visto che dopo non ne avrebbe avuto occasione tanto presto.
Verso sera, però, si era arresa all'inevitabile evoluzione dei processi che il suo corpo aveva deciso di avviare. L'avevo accompagnata alla Stanza della Nascita, e mentre due Levatrici si affaccendavano intorno a lei, io mi accingevo ad informare il Ministro. Stava per nascere finalmente. Il primo neonato della Nuova Stirpe.
Il travaglio continuò fino all'alba. Le Levatrici, i medici, i biologi del Progetto si assiepavano intorno alla partoriente, i visi contratti dall'attesa, i respiri spezzati.Urli della Madre. Sussurri. Urli.
Nacque.
Una nascita, come ne avvenivano amilioni solo fino a qualche anno prima.
Un neonato tremante, la pelle arrossata sotto le chiazze bianche. Vernice caseosa, così disse una delle Levatrici, asciugando con una manica del camice le lacrime che colavano copiose sulle sue guance.
I primi vagiti risuonarono nel religioso silenzio della sala.
Mentre la Madre, i capelli incollati di sudore, si abbandonava esausta sullo schienale, il neonato
veniva circondato da mani guantate,teli, strumenti.
Lo seguii con lo sguardo, inspirando come se l'aria si fosse improvvisamente rarefatta.
Iniziava il mio lavoro.
Sono trascorsi quasi dieci anni da quella notte. Adam è sempre stato con me, qui al Centro. Con me e con la Madre. È cresciuto sano e spensierato, lui unico bambino in un mondo di adulti. Lui non sa, che anche fuori dal centro i bambini non ci sono. Adolescenti, al massimo. I più giovani hanno ormai diciassette anni. Gli ultimi nati prima del programma di sterilizzazione globale.
Lui conosce ancora la storia. La storia di una specie, quella umana, che per millenni non ha fatto altro che perpetuare violenza e sfruttamento, giungendo per ultimo quasi a distruggere tutto ciò che era rimasto sulla crosta terrestre. Dopo le ultime quattro guerre globali la decisione era stata unanime: l'umanità non meritava di continuare a occupare il pianeta. Meglio l'estinzione volontaria.
La campagna di sterilizzazione era durata due anni, dopo di che di si era preparati alla fine. Ma qualcuno disse no. No, non possiamo arrenderci così. L'essere umano è violento, egoista, malvagio, certo. Ma possiamo cambiare. Abbiamo sufficienti conoscenze per creare un uomo nuovo, equilibrato, giusto, pacifico. Lo creeremo. Una nuova stirpe.
Mesi e mesi per convincere i ministri del Governo Globale, mentre i biologi del Centro si affannavano in un tentativo che appariva quasi folle. Cinquemila embrioni della Nuova Stirpe, tanti ne concesse alla fine il Governo Globale. Uno, uno solo sarebbe stato impiantato, e il bambino nato sarebbe stato osservato per dieci anni, tanti si ritenevano necessari per capire se l'esperimento era andato a buon fine. Solo alla fine del decimo anno il Governo avrebbe valutato e deciso, se impiantare gli altri embrioni, oppure distruggerli. Se davvero l'umanità poteva avere ancora una chanche.
Io ero il responsabile del Progetto.
Ebbi il compito di selezionare una Madre. Di adattare una parte del Centro di ricerca. Di allevare Adam.
Adam, che ignora tutto. Adam che cresce felice in questa oasi ovattata di giardini e ruscelli, e non arriva mai alle muraglie di cemento che lo proteggono dal mondo esterno.
Adam è cresciuto, sì. Ha osservato molto, ha imparato molto, ha dimostrato molto. Legge libri su libri,ascolta la musica, dipinge, pratica ogni possibile sport. Il suo corpo è un capolavoro di perfezione genetica: non potrà sviluppare patologie, non invecchierà prima dei centoventi anni. La sua mente è brillante, acuta, sorprendentemente equilibrata: non è soggetta a deviazioni, a istinti malvagi o distruttivi. Adam è sereno: mangia con gusto, poi corre, gioca, legge, salta tra i ruscelletti del giardino, ignaro degli occhi invisibili che seguono ogni sua mossa.Ignaro del peso immenso legato ai suoi giochi e alle sue risate,dell'angoscia della Madre, dell'angoscia di noi tutti. Gli è stato detto che per il suo decimo compleanno andrà a far visita ai membri del Governo Globale, ma lui si è stretto nelle spalle come se la cosa non avesse poi un gran peso. Ha ragione, per lui il mondo esterno è solo un acquerello appena abbozzato dalla fantasia, che si confonde con le mille altre immagini dei libri e dei video.
Il suo mondo è qui con la Madre, con gli abitanti del Centro, con gli uccelli che lo assordano con i loro canti nelle immense voliere; con i fiori rari del laboratorio botanico, che lui osserva a lungo, ammaliato dalla fragile perfezione delle corolle, dal luminoso sciamare dei pollini, dai profumi sottili che inspira, calando le lunghe ciglia sugli occhi limpidi. Sono un po' come lui, quei fiori: ignari di essere frutto di lunghi snervanti esperimenti, ultimi tentativi di riportare equilibrio all'ecosistema devastato dalla stupidità umana. Loro non sanno niente, si limitano ad esistere e ad esibire la loro bellezza che fa salire le lacrime agli occhi, tanto è sfacciata e fragile.
Adam, anche lui si limita ad esistere,felice.