(T/n) si trovava da quasi un quarto d'ora davanti alla vecchia porta di servizio dello stadio. Era arrivata lì in ampio anticipo poiché non avrebbe mai voluto fare ritardo per una questione, a detta sua, così importante.
Da quando le aveva proposto di incontrarsi, lei non aveva fatto altro che immaginarsi Shin e come sarebbe potuto essere. Sapeva che era coreano, quindi si aspettava un ragazzo dai tratti somatici asiatici, con gli occhi a mandorla scuri, i capelli castani o mori e con un corpo magro e asciutto. Poi si immaginava fosse alto, un po' più di lei, e affascinante, magari proprio come quegli attori dei drama che amava guardare.
Sospirò, ansiosa di tutta quell'attesa.
Il concerto sarebbe dovuto cominciare alle otto di sera mentre "l'appuntamento", se così si poteva definire, era alle tre e mezza. Si erano dati quell'orario, di molto anticipato dall'inizio dello spettacolo, soltanto per avere più tempo per parlare, scherzare, ma soprattutto, per godersi una giornata in compagnia l'uno dell'altra.
Non mancava molto all'arrivo di Shin, il quale, poco prima, aveva mandato un messaggio con su scritto che era quasi lì e che sarebbe giunto nel giro di meno di cinque minuti, quindi a lei spettava solo che attenderlo pazientemente.
Il retro dell'imponente edificio era vuoto, desolato e non passava anima viva. Aveva detto un luogo appartato e quel posto era sicuramente separato dal resto del mondo, se non per quei soliti operai e lavoratori che sporadicamente passavano per di lì senza nemmeno degnare di uno sguardo.
Al contrario invece, davanti all'entrata principale c'era già un mucchio di gente. Per la maggior parte, si trattava di ragazzine di circa tredici anni che strillavano felici ed ogni tanto saltellavano là e qua per l'emozione. In più, si stava ancora affollando, poiché mancava molto all'apertura delle porte.
Quando (T/n) c'era passata davanti a passo lento, aveva pensato alla fortuna che avevano avuto gli altri per essere presenti. Ammetteva che avrebbe tanto voluto essere al posto loro, anche se un po' quelle ragazzine erano il suo specchio, ci rivedeva la propria immagine. Un po' d'invidia nei loro confronti l'aveva, ma sapeva bene in cuor suo che prima o poi ce l'avrebbe fatta. Non aveva mai accettato una sconfitta e non l'avrebbe accettata nemmeno quella volta, soprattutto perché si parlava degli Exo.
Cercò di scacciare quelle brutte emozioni dalla mente scuotendo semplicemente la testa in là e in qua, come se davvero avesse potuto funzionare. In compenso cominciò a concentrarsi sul luogo in cui si trovava. Quel retro era davvero desolato ed abbandonato a sé stesso, in più dei bidoni della spazzatura proprio lì non aiutavano proprio a migliorare la brutta situazione. A terra erano presenti svariati rifiuti, nonostante ci fossero proprio davanti i secchi, e, tra cartacce colorate e cicche di sigarette, il tutto aveva un'aria da discarica all'aperto.
Quel fiume di pensieri che le riempiva la testa, quasi facendogliela far male, venne interrotto quando (T/n) vide, non molto lontano da lei, un giovane dalla statura impressionante.
Era parecchio alto. Ad occhio e croce le parvero all'incirca due metri.
A passo lento, il ragazzo si avvicinava sempre di più verso la giovane, che potè notare meglio tutti i dettagli che lo particolareggiavano. Ad esempio, aveva delle spalle davvero larghe che quasi poteva essere scambiato per un armadio.
Indossava una camicia di colore bianco, piena di righe verticali azzurre chiare. Da essa, se si guardava con occhio attento, si poteva intravedere cosa c'era sotto, data la leggera trasparenza del tessuto. C'era una canottiera candida che fasciava in modo perfetto il corpo snello e asciutto di quel ragazzo spilungone.
Una cosa che colpì (T/n), fu la tinta che portava ai capelli. Un viola pastello davvero chiaro. Una tonalità cha dava più al bianco che al forte colore che doveva essere. Forse si era anche scolorita col passare del tempo.
La giovane notò inoltre il colorito davvero pallido della sua pelle liscia e curata, che era in contrasto con la sua eccentrica tinta, ma soprattutto, con le iridi dei suoi piccoli occhi a mandorla, i quali avevano una forma, a parer suo, molto affascinante. Ad un certo punto, lui aveva girato lo sguardo penetrante dalla sua parte, mostrando gli occhi rosso sangue, che a primo impatto, le erano anche sembrati veri. Solo pensandoci un attimo più tardi, aveva realizzato che una cosa del genere era impossibile dato che quel colore non poteva essere naturale.
Non poté ammirare i suoi lineamenti poiché indossava una mascherina nera di pelle che gli copriva metà del volto allungato.
Lui le era a pochi passi di distanza, e lei era ancor più nervosa di prima. Lo spilungone le diede un'altra occhiata, poi si discostò da lei di circa due passi sull'asfalto consumato del marciapiede lì adiacente, e la superò senza dire una parola.
Ciò la fece rabbrividire, provocandole la pelle d'oca ed un improvviso tremolio.
Si girò di scatto per osservare il giovane entrare nell'edificio e chiudersi la porta rossa alle spalle. Ne rimase un po' male, ci aveva sperato per davvero.
Con un po' d'amaro in bocca, dalla tasca dei jeans tirò fuori il cellulare per controllare se in caso Shin gli avesse scritto qualcosa, ma, non appena lo schermo si illuminò, la barra delle notifiche si rivelò vuota e le rimase solamente che guardare l'orario: le tre e ventinove.
Un minuto li separava. Solo uno e poi si sarebbero visti. (T/n) avrebbe incontrato il ragazzo che le aveva fatto battere il cuore per tutto quel tempo, e, la noia che precedentemente si stava facendo spazio nel suo corpo, si trasformò in agitazione pura. Il sangue le se stava rimescolando tutto nelle vene, dandole uno strano e piacevole senso di calore interno, mentre iniziarono a farsi sentire le farfalle nello stomaco, le quali svolazzavano senza sosta nella poveretta, ignare dell'effetto che le stavano provocando.
La porta rossa che si trovava alle spalle della giovane ragazza si aprì per l'ennesima volta, emettendo un cigolio così stridulo che quasi la fece rabbrividire, sia dalla paura, poiché non se l'era aspettato, sia dal fastidio che le aveva dato il rumore.
Ormai non si aspettava più nulla dopo quel bellissimo ragazzo che le era passato accanto. Magari in quel momento si trattava solo di un manager oppure di qualcuno che lavorava lì e che doveva sbrigare una qualche commissione.
Si voltò, rivelandole colui che ne era uscito. Un ragazzo, anch'esso con il viso parzialmente nascosto da una mascherina nera con su stampato il disegno stilizzato di un paio di baffi grigi. L'unica parte del volto che si intravedeva erano gli occhi a mandorla che portavano un profondo colore marrone scuro, illuminato da un magnifico scintillio argentato.
Per un secondo i due si guardarono curiosi, poi lui amichevolmente fece un leggerissimo inchino.
Finalmente era arrivato? O così sembrava.
<<S-sei tu Shin?>> chiese (T/n), facendo un sorriso al giovane che di pochi passi si era avvicinato a lei. Lui annuì.
Ci fu un lasso di tempo in cui nessuno dei due fiatò, ma venne rotto dalla voce dolce e calda del ragazzo, che solo con una parola fece sciogliere tutto il ghiaccio che si era formato tra di loro.
<<Vieni>> disse allungandole una mano. Lei obbedì attaccandosi al "suo principe". Il contatto tra i due palmi fece tremare per un attimo la ragazza, però non si tirò indietro, volendo sapere dove l'avrebbe portata.
STAI LEGGENDO
Messages - Byun Baekhyun x Reader
Fanfiction☆*:.。. o🌷o .。.:*☆ (T/n), giovane ragazza poco talentuosa, conduce la sua normale e monotona vita come ogni altro neolaureato. Vive in un appartamentino in affitto nel centro della sua città, lavora in un ristorante e adora suonare il pianoforte. Le...