Lui.

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Le stelle dipinte luccicavano come fossero autentiche, illuminate dal sole che tramontava.
Le loro scaglie d'oro zecchino, che dal centro dell'astro si espandevano, formavano tanti piccoli filamenti sinuosi e decoravano ogni soffitto delle stanze regie.
Il sovrano aveva dato l'incarico all'artista migliore del villaggio, un incarico fondamentale che avrebbe trasformato la sua fredda solitudine in calda compagnia.
Le stelle potevano essere l'unica compagnia del re: la loro immobilità e il loro silenzio non l'avrebbero mai giudicato o rimproverato per il suo carattere.
Nemmeno quando aveva rimandato a casa quel poveretto, umiliandolo, con in tasca metà del denaro che gli aveva promesso.
Appena terminato l'affresco, sotto gli occhi di quest'ultimo, il sovrano aveva gettato tutti i suoi acquerelli nel capiente camino, urlando quanto la sua carriera fosse inutile e priva di significato una volta deceduto.
Il re iniziava già ad odiarle: erano migliaia o più, lo sovrastavano con la loro immensità, lo schiacciavano, lo fissavano e deridevano aspramente.
Non era compagnia, ma solo un ulteriore testimonianza di quanto fosse corrotta la sua vita.
Il suo carattere introverso e mutevole in ira gli era costato molte inimicizie e scarse conquiste, privandolo così di una sposa e di un erede.
Da molti anni era solo in quel palazzo poichè ogni familiare l'aveva abbandonato presto.
Sarebbe morto così, come una roccia tra altri ammassi di rocce fatiscenti.

Sedeva ora sul suo scranno di marmo, vecchio di secoli, mentre il cielo iniziava ad assumere meravigliose sfumature.
Le leggende narravano che proprio in quel preciso istante spiriti antichi e giganteschi solcassero il cielo, colorandolo con tonalità magnifiche e innaturali: rosa, indaco, ambra, arancio e turchese.
Colori che poi avrebbero ceduto il passo all'inevitabile blu scuro della notte, un'unica e uniforme sfumatura.
La fine del giorno poteva essere interpretata come una lotta tra bene e male, tra luce e ombra.
Ogni uomo, donna o bambino si radunava nel giardino della propria casa per assistere a quello spettacolo.
Ogni lavoratore fermava i suoi passi di ritorno a casa per guardare il passaggio degli spiriti.
Gli animali sembravano abbindolati anch'essi da quella magia e improvvisamente tutto il villaggio, tutti i boschi, piombarono nel silenzio assoluto: tutti osservavano la fine del giorno.

Tutti, ma non il sovrano.
Ormai rinchiuso nel suo castello, con il braccio esile poggiato sul bracciolo del suo scranno, ignorava quella forza cospiratrice che covava nei sotterranei, a pochi metri sotto i suoi piedi.

La fine del giornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora