L'assassina.

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Solo rare volte nel corso dei secoli le sue guardie del corpo uscivano dalla porta principale del castello: quando dovevano annunciare un avvenimento di grande importanza.
Il portone si spalancò cigolando e due sagome alte, vestite da capo a piedi di nero, fecero il loro ingresso sul palchetto di legno.
Lo stesso luogo dove ogni settimana qualche donna o ladro di corte, venivano impiccati.
Il fruscio del vento fece oscillare i loro pantaloni a sbuffo, i passi sembravano non emettere alcun suono ed erano spaventosamente sincronizzati.
Avevano iniziato una danza, i loro volti erano anonimi poichè celati da una bandana color onice, che nascondeva labbra e lineamenti facciali...
Eppure solo degli occhi scuri, alle primi luci dell'alba, luccicarono.
Una mano affusolata di ciascuno sfiorò il proprio turbante nero, e dopo i due si spostarono con un salto in un altro angolo del palchetto.
Sembravano la stessa persona, un clone, un'ombra nera che disturbava la quiete dell'alba.
Si spostarono da un capo all'altro per tre volte, poi improvvisamente, giunti al centro del palchetto, arrestarono quella danza misteriosa.
La brezza mattutina smise di soffiare in quell'istante: contemporaneamente le due sagome estrassero la spada dal fodero, mimetizzato dietro la schiena.
La lama affilata poteva essere lunga due metri, e sembrava essere più leggera di una piuma con la disinvoltura con cui la maneggiavano.
Inclinarono la lama verso il cielo, che luccicò come un diamante, alzarono lo sguardo...
Le due lame sfregarono l'una contro l'altra e il suono che ne seguì spaventò a morte gli uccelli, radunati sui rami del bosco vicino.
Il suono simile ad artigli che raschiano su una parete di gesso si diffuse in tutto il villaggio.
Quelle note, significavano che qualcosa di grave era appena accaduto.
Questo rumore infernale durò qualche minuto.
Interminabile.
Quando ebbero riposto le spade nel fodero, le guardie si allontanarono l'una dall'altra, aspettando che la piazza si affollasse di cittadini barcollanti per la stanchezza.
Decine di uomini e donne iniziarono a sedersi sui gradoni, intorno al palchetto, compresa Alyssa e i genitori.
Di Amber nessuna traccia.
-Quelle dovevano essere le guardie del corpo del re- Sussurrò una donna, piena di cicatrici in volto e sulle mani, alla sua compagna, anche lei sfigurata, la quale teneva fra le mani un piccolo talismano verde acqua.
Le guardie si dileguarono, silenziosamente, oltre le porte del castello e lasciarono il posto ad altri cinque uomini: quattro avevano le stesse identiche uniformi dei precedenti ma perfettamente riconoscibili senza turbante e bandana.
Il più anziano di tutti indossava una lunga tunica marrone chiaro, con al centro ricamato un pentacolo dorato. I capelli grigi raccolti in una treccia arrotolata intorno alla testa definivano quel volto pieno di rughe e cicatrici:
quell'uomo doveva aver combattuto ogni genere di battaglia.
Era l'oracolo.
Mentre prendevano posto sul palchetto, Alyssa si chiese dove fosse Jordon in quel momento, non lo aveva visto tra la folla.
Non appena l'anziano colpì il suolo del palchetto con il bastone di frassino, i bisbigli di incredulità tra la folla cessarono.
-La scorsa notte, il sovrano è misteriosamente scomparso, dileguato, svanito nelle tenebre della notte-.
La sua voce era calda, non trapelava alcun sentimento...Era come priva di vitalità.
Voci agitate di uomini, donne e bambini si diffusero nell'aria ma un uomo, a pochi metri dall'oracolo, urlò e raccomandò il massimo silenzio.
Era calvo, di grande statura.
Era il capo delle guardie -Nessuno sa se abbia agito da solo...- Ringhiò ferocemente -O se sia stato tradito da uno o più di voi-.
Alyssa riuscì a scorgere malvagità, anche se da lontano, nei suoi occhi scuri.
Ma tornò ad osservare il saggio, che avanzò di un passo -Se nessuno confesserà, uno di voi dovrà pagare con il sangue- Il suo tono solenne non tollerava pietà.
I suoi occhi erano fissi in un angolo preciso, tra la folla, come se già sapesse dove si nascondesse il traditore.
Una potente folata di vento spettinò ulteriormente i capelli di Alyssa, che come fili d'oro luccicarono al sole e la collana di talismani dell'oracolo tintinnò.
Le bandiere sulle guglie del castello sventolarono velocemente e prima che nell'aria vibrasse una freccia diretta sul palchetto, l'oracolo spinse con forza disumana il capo delle guardie da un lato, che cadde con un tonfo.
Un secondo dopo una lunga freccia di legno con la punta di ferro giaceva conficcata al suo posto.
I suoi orecchi erano più affusolati e di dimensioni maggiori rispetto agli uomini del popolo e di conseguenza il suo udito ulteriormente sviluppato.
Un ghigno illuminò il suo volto anziano non appena la vide: vestita di nero, si era mimetizzata attraverso i rami della quercia, non così lontano dal palchetto.
Saltò giù dal ramo ed eseguì un atterraggio perfetto, come una pantera.
La stoffa del suo mantello nero ondeggiò, il cappuccio venne scoperto e cascata di capelli rossi illuminò la veste scura.
-Ho sentito solletico all'orecchio mentre tendevi la corda dell'arco- L'oracolo intrecciò le mani, il suo volto sempre pervaso da quel sorriso perfido, e fece alcuni passi verso di lei, completamente da solo.
Il capo delle guardie non si mosse, lo lasciò procedere da solo.
Qualcuno lasciò la folla per attaccarla a mani nude, ma la voce del saggio fece vibrare il terreno, sembrava non affaticare le corde vocali -Fermi! Che nessuno si muova-.
La maggior della gente parte si ranicchiò al suolo, con entrambe le mani sugli orecchi doloranti, altri persero i sensi.
Durante la crescita, dentro ogni orecchio si formavano dei piccolissimi organi, situati vicino la punta, che avevano la funzione di amplificare il suono.
Per questo erano la parte più sensibile del corpo, persino più dei genitali.
Amber non fece cadere l'arco, abbassò il capo e il cappuccio cadde a proteggere i suoi organi uditivi.
Dopo poco strinse i denti ed estrasse la spada dal fodero: la luce della lama abbagliò le guardie sul palchetto e la folla, che chiusero gli occhi.
Solo l'oracolo riuscì a guardare senza voltarsi e fu il primo a notare una chiazza color vinaccia sulla lama, tipica del sangue secco.
La giovane fermò i suoi passi e parlò, l'elsa in entrambe le mani -La scorsa notte ho compiuto giustizia-.
-Solo lei poteva fare una cosa del genere- Suo padre parlò con voce abbastanza bassa ma ben udibile,consolando sua moglie in lacrime per il lutto, e sua figlia incredula.
-Non c'è insegnamento peggiore che si possa dare a una sorella...Sai?- La voce dell'oracolo divenne severa, poi ecco apparire di nuovo il ghigno -Inutile vergine-.
Tutti la riconoscevano come una donna inutile.
Ormai troppo avanzata con l'età per generare un figlio.
Una donna da esiliare...Da uccidere.
Il capo scese dal palchetto, e man mano che avanzava con le mani ridotte a pugno la folla si spostava per farlo passare: i suoi occhi luccicavano d'ira.
Il brusio circostante recitava simili parole -Una donna...Come aveva potuto una donna fare una cosa simile? E quella spada... È persino più grande di lei...-
-Aspetta, Pravus-
L'uomo con gli occhi neri fece una smorfia non appena l'oracolo lo interruppe: odiava contenersi.
-Ho bisogno di vedere il sangue per crederci...- Non smetteva di tenerla d'occhio, poi interruppe l'uomo mentre ringhiava ancora -Sfogherai comunque la tua sete di sangue-.
L'oracolo venne affiancato dal capo, questa volta: il pentacolo dorato sulla tunica scintillava di tanto in tanto mentre camminava verso di lei.
L'uomo giovane era di altezza sovrumana: un ammasso di muscoli con la testa rasata quasi del tutto e lì dove pochi capelli neri erano rimasti...Una treccia che pareva più un groviglio.
Amber rimase immobile, sentiva il battito del suo cuore aumentare e i suoi muscoli tendersi...
Ma non era per la paura, la sua era...
Collera.
Represse la tentazione di guardare verso sua sorella, si sforzò di guardare i due uomini a poca distanza da lei.
Quando le due figure raggiunsero Amber, la piazza venne sommersa da un silenzio tombale, solo il vento era udibile.
Gli occhi del saggio ora le erano ben visibili: erano di un colore indefinito, misto tra grigio, verde e marrone, occhi cangianti.
Il naso adunco come il becco di un'aquila.
Non le fece alcun effetto il ghigno fatto di denti color topazio quando le prese la spada dalle mani senza alcuno sforzo.
La ragazza vide il suo pollice rugoso scorrere sulla chiazza di sangue...
Come se solo da quel semplice contatto lui riuscisse a capire se fosse sangue umano o animale.
Ancora non soddisfatto da quel contatto, corrugò la fronte e utilizzò la lingua come strumento decisivo.
Alzò le palpebre verso di lei e sibilò, sorridendo -Sangue umano-.
Non le restituì la spada, e non le fu concesso neanche un secondo per pensare che il capo le strinse forte le spalle, trascinandola, mentre l'oracolo le stringeva il polso destro.
Una fitta dolorosa al braccio la travolse: era infatti in quel punto che si era autolesionata per ricavarne il sangue.
Strinse i denti e puntò lo sguardo verso la sorella, che la fissava con uno sguardo di disapprovazione.
Non c'era cosa che potesse farla soffrire ulteriormente, ma doveva solo sopportare...
Doveva resistere e concentrarsi sul suo piano.
Sul palchetto le altre guardie l'attendevano con delle corde: sapeva già a cosa sarebbe andata incontro.
Ai crimini più gravi spettava una condanna ancor peggiore della morte...
La Foresta dell'Oblio, luogo di notte perenne senza alcuna via d'uscita, luogo dove la morte veniva provocata dalla pazzia.
Tutto ciò a caro prezzo...
Insulti di ogni genere ricoprirono la giovane, che venne legata ai polsi e alle caviglie.
L'unica cosa che poteva fare era guardare sua sorella come consolazione, come ultima volta...Chissà quando l'avrebbe rivista.
Il capo delle guardie la spinse a terra e tutti percepirono la sua mandibola fratturarsi.
Sentì qualcuno darle un calcio per farla girare supina: l'oracolo, che ancora teneva la sua spada fra le mani -Dev'essere davvero affilata-   disse, contemplandola, prima di passarla all'uomo con la treccia nera.
Un'altra guardia le tenne la fronte incollata al suolo -Ti conviene stare ferma se non vuoi farti male-.
La folla trattenne fiato.
Improvvisamente intorno a lei, era come se metà dei suoni non fossero più udibili, nemmeno quello delle sue stesse grida, quando il pezzo con gli organi amplificatori venne staccato dal suo orecchio sinistro.
La stessa sorte toccò al suo orecchio destro.
A primo impatto parve essere diventata sorda.
Non riusciva più a sentire i sussurri delle folla e le parole che le guardie si scambiavano tra di loro, quando poco prima le risultavano forti e chiare.
Che fosse doloroso lo sapeva, ma non fino a questo punto.
Non avrebbe potuto più parlare con sua sorella da lontano, non avrebbe potuto più ascoltare ogni fruscio che le offriva la natura selvaggia dei boschi, non avrebbe più potuto essere quella di sempre.
Era stata privata di una cosa davvero preziosa per lei.
Conosceva già tale rischio, e l'avrebbe corso.
Urlò non appena sentì il capo delle guardie sfiorarle le cosce e dire ad una guardia -slegale una gamba- ma venne fermato dall'oracolo -Dovrà portare avanti la sua verginità per tutta la vita. Non esiste vergogna peggiore-.
Per entrare nella foresta avrebbe dovuto abbandonare ogni sorta di arma...Anche la sua preziosa spada, anche il suo dono di nascita avrebbe dovuto sacrificare.
Alti cancelli neri delimitavano il confine con la Foresta dell'Oblio, la folla si era radunata nella radura circostante, aspettando che Amber svanisse fra le tenebre.
Prima che le guardie la trascinassero all'interno, parlò piano, con voce roca, rivolta a sua sorella, che  era ancora capace di sentire ogni bisbiglio
-Ci rivedremo presto, Sissi-.
Quando era piccola la chiamava sempre con quel soprannome, e quando gli occhi di Alyssa ricambiarono lo sguardo, significava che ancora un posto per la sorella esisteva nella sua memoria.
















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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 20, 2018 ⏰

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