Bambole

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«Avrei bisogno degli appunti di chimica, accidenti...» borbottò Adrien alla fine dell'ora, dopo l'annuncio, da parte di madame Mendeleiev, che di lì a due giorni ci sarebbe stato un compito in classe. Il giovane era stato assente per un brutto raffreddore e aveva finito per perdere alcune lezioni, pertanto aveva rivolto uno sguardo a Nino in cerca di aiuto. «Posso passare da te, più tardi? Giusto il tempo di copiarli.»

   Prima ancora che l'altro potesse rispondere, Alya si fece avanti con prepotenza, avviticchiandosi al suo braccio. «Io e Nino abbiamo un impegno, dopo la scuola», annunciò, spiazzando anzitutto il suo stesso innamorato, dal momento che quella era una novità anche per lui. Poiché Nino non era un idiota, capì immediatamente che la ragazza doveva essersi inventata quella storia per un motivo preciso, e credette di aver già intuito quale. Senza contraddirla, si limitò quindi a sorridere in attesa che lei continuasse a parlare. Cosa che, difatti, avvenne un attimo dopo. «Però puoi chiederli a Marinette.» Per l'appunto. «Abita anche a due passi da scuola, quindi risparmierai parecchio tempo e avrai il resto del pomeriggio per studiare.»

   «Hai ragione, non ci avevo pensato», convenne Adrien, che neanche per un secondo aveva dubitato dell'onestà delle parole della compagna di classe. «Vado a chiederglielo», disse allora, lieto di quella trovata. Si avviò verso l'amica, intenta a scambiare due chiacchiere con Rose, e attese che le due si accorgessero di lui prima di avanzare la sua richiesta.

   Quando lo notarono, Marinette ammutolì e l'altra si esibì in uno squittio ed un'espressione talmente estasiata che Adrien ne rimase stranito. «Vi lascio soli!» cinguettò Rose, saltellando via tutta contenta.

   Davanti a quell'insolito comportamento, il giovane aggrottò un sopracciglio. «C-Ciao, Adrien...» farfugliò l'altra ragazza, rimasta immobile al suo posto.

   Lui tornò a guardarla, rivolgendole un sorriso di scuse. «Non volevo interrompervi.»

   «Non era nulla di importante, tranquillo», ridacchiò Marinette, iniziando a torturarsi uno dei codini fra le mani. «Cosa posso fare per te?» s'interessò di sapere, sperando di non incespicare nelle proprie parole, come accadeva troppo spesso.

   «Avrei bisogno di un favore», iniziò Adrien, vagamente in imbarazzo. «Sai, la settimana scorsa ho saltato un paio di giorni di scuola e mi servirebbero gli appunti di chimica per il prossimo compito in classe.»

   Mossa come sempre dal suo buon cuore, lei riprese coraggio e smise di giocherellare nervosamente con i capelli. «Posso prestarti i miei», disse con un sorriso, anticipando la sua esplicita richiesta. «Puoi passare da me alla fine delle lezioni, se vuoi.»

   «Te ne sarei davvero grato», rispose l'altro, sentendosi rincuorato davanti alla solita, meravigliosa generosità della ragazza.

   Mademoiselle Bustier entrò in classe in quel momento e loro furono costretti a tornare ai loro posti senza avere il tempo di dirsi altro. Marinette, però, aprì la borsetta che portava con sé e, cercando di passare inosservata anzitutto ad Alya che le sedeva accanto, scambiò uno sguardo d'intesa con Tikki, ben nascosta nella piccola tracolla. Senza esser visto, il kwami volò via trapassando indisturbato i muri della scuola. Direzione: camera di Marinette. Obiettivo: far sparire ogni foto di Adrien dalle pareti e dalle superfici.

   La ragazza ebbe tutto il tempo per metabolizzare la cosa: Adrien sarebbe venuto da lei di lì a poco e con tutta probabilità si sarebbero fermati a chiacchierare per un po'. O almeno questa era la sua speranza. Avrebbe potuto offrirgli qualcuno dei dolci di suo padre – Adrien ne andava ghiotto, dopotutto – e magari avrebbe potuto chiedergli se gli andava di sfidarla di nuovo ai videogiochi... sì, poteva essere un buon piano per trascorrere del tempo insieme, tanto più che i suoi sarebbero stati un bel po' indaffarati al negozio.

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