Let's go baby

120 10 0
                                    

txtAU

Kookie: “Let’s go baby!”

La notifica suonò per la stanza.

“No”: Jimin

No, Jimin non poteva accettare; certo, si scrivevano da mesi, si vedevano per i corridoi a scuola, ma, no, no, non doveva accettare di uscire con Jungkook.

Era iniziato con un

Sconosciuto: “Hey, Park Jimin!”

alle prime luci dell’alba.
Jimin era stanco reduce da una festa, di certo senza la voglia di rispondere ad uno sconosciuto.

Il secondo messaggio fu

Sconosciuto: “Park Jimin rispondi”.

Questo era stato mandato in mattinata.

Alle 3:33 del pomeriggio gli arrivò il terzo:

Sconosciuto:“Capisco che ieri sono stato bravo, ma ti avrò proprio stancato per non avere nessuna risposta”.

Il ragazzo dai capelli rossi allora entrò in crisi. Si ricordava di aver baciato qualcuno tra le luci della festa, ma non si aspettava che quel qualcuno l’avesse rincottatato; come, non ne aveva la più pallida idea.

Si, aveva baciato Jeon Jungkook, uno dei più fighi del secondo anno. Era sicuro che il più piccolo dai capelli viola si era avvicinato ed avevano iniziato a ballare. Sì, avevano riso mentre la musica gli rempiva la testa e lo stomaco. Sì, in quel momento sentiva caldo e poco sobrio quando jungkook lo afferrò per gli avambracci e lo bacio. Era dicembre.

Continuarono a messaggiare per mesi, si vedevano a scuola e uscivano con gli amici in comune. Era colpa proprio di uno di questi se Jungkook aveva il suo numero.

Jimin quando lo scoprì strillò contro Taehyung per mezz’ora.

Adesso, era giugno quando Jungkook lo invitò ad un appuntamento. Jimin era combattuto: perché non riusciva ad ammettere quanto fosse attratto dal ragazzo più piccolo. Jimin era veramente attratto da Jungkook. A Jimin veniva da piangere per la bellezza di Jungkook. Gli veniva da piangere ricordandosi l’inizio della primavera, quando i loro amici li avevano abbandonati e si sono abbracciati sotto le stelle che copriva la collina e si erano quasi baciati. Il rosso era disperato quando uno dei loro amici gli rinfacciava che, sì, lui e Jungkook sarebbero stati bene insieme.

Si chiedeva perché fosse impaurito. Forse per la perfezione dell’altro. Gli faceva male guardare: quella mascella scolpita, le spalle alte, il corpo forte dell’altro; mentre lui, che era più grande, era così minuto.

Si ricorda ancora quando, durante una notte in discoteca, Jungkook l’avave abbracciato da dietro e danzarono piano. Si era sentito protetto, come se il mondo si potesse fermare e loro avrebbero creato il loro piccolo, intimo, personale paradiso.

Kookie: “Jimin, ti prego!”

“cosa, jungkook”: jimin.

Kookie: “perché non vuoi uscire con me? Vogli prendere un gelato, passeggiare, chiacchierare, baciarti. Non farti male. Voglio farti capire che ti voglio bene”

Kookie: “Jimin, oggi pomeriggio, alle 4”

Kookie: “Ho aspettato anche troppo Park Jimin, vieni all’appuntamento oggi pomeriggio”

Kookie: “Cosa te lo impedisce? Di cosa hai paura?”

Era un guaio, un enorme incontrollabile pasticcio. Il rosso era disperato.
Aveva paura dei sentimenti che provava verso il ragazzo dai capelli corvini.

Era già stato in più di una relazione, ma i sentimenti questa volta l’avevano sorpreso, come un pugno troppo veloce tanto da non accorgerti del suo arrivo e che ti colpisce dritto in petto con il dolore che si propaga per tutto il corpo e rimane lì, può attenuarsi, ma non scompare. Perché l’amore non scompare mai: ti si avvicina, ti coinvolge e spesso ti lascia, ma mai del tutto; se è amore un pezzettino di te rimarrà sempre legato a quella storia di mesi fa o di anni fa.

Comunque Jimin non rispose ai messaggi. Aveva deciso di andarci al maledetto appuntamento. Il rosso era arrabbiato.

Il giorno dopo Jimin si era ritrovato a sbattere il piede impaziente davanti ad un bar.

“Jungkook, dove sei?!”: Jimin

Kookie: “A casa, dove dovrei essere? Sopra di te?”

Il rosso sbuffò.

Jimin:

“Non avevamo un’appuntamento?”

Jungkook non rispose per un buona manciata di minuti.

Kookie: “Cazzo Jimin! Pensavo non venissi”
“lasciami vestire e corro da te”.

Così fu.

Jungkook aveva ancora il fiatone quando gli arrivarono le loro ordinazioni. Torta di fragole per il più piccolo e altra alle more per il ragazzo dai capelli rossi.

“jimin” “mh” “le torte hanno il colore dei nostri capelli. Dici che se le amalgamassimo si fidanzerebbero?” e Jimin avrebbe voluto tirargli un schiaffo per una frase tanto dolce che ad amalgamarsi fu il suo cuore insieme allo stomaco e la testa leggera.

Nessuno schiaffo, però, arrivò; non ci furono neanche parole finché uscirono dal bar. Si presero per mano silenzio.

“Se ci fidanzassimo noi, invece delle torte?” “eh?” Jungkook era in uno stato di shook: davvero Park Jimin, il ragazzo a cui andava dietro da un mesi e mesi, gli ha appena proposto di fidansarsi?

Ora, una domanda: perché non dovrebbero? Perché portare la loro amicizia (che amicizia non è) ancora avanti?

“Si, Jimin” e gli tirò un po’ la mano: “let’s go baby”

---
Sono in ritardissimo, ma sono abbastanza soddisfatta :3

---
Ho riletto il capitolo e mi sono accorta di qualche errore, perciò l'ho corretta ~

ECLIPSE- JikookweekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora