1- Tutto ha inizio

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Neanche nei miei sogni più remoti avrei immaginato di poter finire a Manhattan, in uno dei conservatori più prestigiosi per di più.

Mai avrei potuto immaginare che io ed il mio violino saremmo potuti capitare in questa città.
Mi hanno sempre detto di aver un dono per la musica, come mia madre.

Quanto mi manca. Da quando è morta ho promesso a me stessa che avrei raggiunto il suo livello, che avrei seguito passo dopo passo le sue orme.
Ho promesso a me stessa che l'avrei resa fiera di me e credo proprio di esserci riuscita.

L'aereo sta per decollare ed io ho sempre avuto paura degli aerei, avrei preferito andare in treno a costo di farmi dodici ore di viaggio.
Mia zia mi stringe la mano per darmi coraggio, io mi rilasso subito e chiudo gli occhi ascoltando la musica del mio mp3.
L'aereo ha preso il volo. Sto volando. Sto volando davvero.

Ad un certo punto sento una forte scossa che fa muovere tutto l'aereo.Ho paura, non voglio morire.
"Tranquilla tesoro andrà tutto bene!Ti voglio bene ricordatelo!" mi dice mia zia prima che un'altra scossa colpisca l'aereo.
"Hazel!Hazel!" sento qualcuno che grida il mio nome, non capisco bene chi sia.

"Tesoro svegliati siamo arrivati"
"Non siamo tutti morti?" lei fa una faccia strana, deve avermi preso per rimbecillita.

"Niente Niente zia, lascia stare" solleva un sopracciglio con fare interrogativo e si toglie la cintura.

Scendiamo dall'aereo e subito dopo ci dirigiamo a riprendere le valige.

Mi ero scordata quanto fosse snervante aspettare che ogni valigia sia fatta scendere dall'aereo e consegnataci.

iniziai a preoccuparmi quando vidi che la mia valigia era l'unica che non era ancora arrivata.

Presi a farmi una miriade di film mentali. E se si fosse persa. E se fosse caduta in mare!?

Oramai si era fatto tardi e della mia valigia ancora non c'era traccia.
Dopo un attimo di disperazione decisi di andare a parlare con qualche responsabile dicendogli che non sarei andata via fino a quando la mia valigia non sarebbe stata ritrovata.
"Ma signorina è proprio sicura di non aver visto passare la sua valigia"
"Si sono sicura" se non fosse così non sarei qui.

"D'accordo le chiedo solo di aspettare qualche minuto. Cercheremo di fare il possibile"

È da due ore che siamo nell'aereoporto e della valigia nessuna traccia.Oramai ho perso le speranze e sto già consultando internet per vedere quali negozi potessero esserci a Manhattan, non troppo costoso.

Mentre il mio dito sfoglia velocemente le pagine aperte, il Signore ha deciso di donarmi una grazia.

"La sua valigia è stata trovata. Ci scusiamo ancora per l'inconveniente Signorina?" la voce della hostess era talmente stridula che ho dovuto ricorrere a tutta la mia buona volontà per non tapparmi le orecchie.
"Brown. Hazel Brown" rispondo con un tono abbastanza puntato.

"Bene signorina Brown tra qualche minuto le sarà consegnata la sua valigia." ringrazio la signorina e mi rimetto a sedere.

La mia dolce zia ha approfittato delle ore per sonnecchiare.
Invece per me, non so perché, è difficile addormentarmi.

Da quando mamma e papà non ci sono più dormo sempre poco.
Gli stessi incubi, tutte le notti.
A volte preferisco rimanere sveglia piuttosto che chiudere gli occhi e ritrovarmi all'inferno.
Mi rabbuio per un attimo, le lacrime minacciano di uscire ma le trattengo.
Non voglio che delle persone sconosciute mi vedano piangere.
Chiudo per qualche secondo gli occhi sperando che così mi riprenda.
Mi calmo e li riapro

La stessa hostess di prima viene verso di me con la mia valigia. La raggiungo e la ringrazio per essere riuscita a ritrovarla.
"Arrivederci e buon soggiorno a Manhattan!"

Ormai è ora di pranzo, così decidiamo di mangiare qualcosa al Mc donald più vicino.
Finisco il mio panino in fretta e furia perché non vedo l'ora di arrivare all'accademia.

Chiamiamo un taxi che,fortunatamente, arriva abbastanza velocemente. A fatica carico la mia pesante valigia nel cofano e saliamo nel veicolo.
Il viaggio non dura molto e la musica mi aiuta a conciliare il tempo.

Dopo venti minuti l'auto si ferma davanti ad un edificio molto grande,così tanto che mi mette in soggezione. L'autista mi aiuta a scaricare le valigie mentre la zia è già entrata nell'imponente istituto per parlare col preside della scuola.
Ringrazio l'autista e prendo un respiro profondo, stringendo con forza il manico della custodia del violino, mi dirigo all'interno di ciò che presto entrerà a far parte della mia vita.

L'interno è come me lo aspettavo: è tutto affollato, ragazzi da tutte le parti appoggiati a delle colonne di marmo bianche mentre rivedono spartiti,insegnanti intenti a parlare e strumenti sparsi da tutte le parti.

Tutto d'un tratto mi ritrovo a terra, con tutte le valigie e gli spartiti che portavo in mano. Il violino per fortuna sono riuscita a salvarlo tendendolo in equilibrio sulla punta del piede.

Mi ritrovo davanti un paio di occhi verdi smeraldo nascosti da dei folti capelli ricci -Attenta a dove vai ragazzina- il ragazzo che mi è venuto addosso, non si ferma neanche ad aiutarmi. Si dirige verso un corridoio e lo percorre con le mani nelle tasche e con la schiena incurvata senza degnarmi di uno sguardo.

-Lascia che ti aiuti- una ragazza con dei folti capelli rossi si china verso di me e mi aiuta a rialzarmi, per un attimo rimango immobile, poi rendendomi conto di star facendo la figura della scema afferro l'esile mano e mi alzo. -Grazie mille- mi piego ed inizio a raccogliere le mie cose. -Non c'è di che... Ehm io comunque sono Sophia- mi tende una mano una ragazza dagli occhi azzurri ed i capelli rossi e ricci con un corpo minuto. -Io invece sono Hazel. Piacere di conoscerti.-

-Sei nuova?- mi chiede scrutandomi. -Si sono appena arrivata ed ho avuto un calorosissimo benvenuto.- le rispondo ironica, rimandando indietro il nastro a quando quel ragazzo mi è venuto addosso e mi ha praticamente ignorata.

-Ah si. Quel ragazzo che ti è venuto addosso è Mason Jones ed è praticamente il ragazzo che tutte le ragazze vorrebbero, ma come hai potuto vedere con i tuoi occhi è un emerito coglione- mi piace già questa ragazza.

-Signorina.È lei Hazel Brown?- un uomo sulla settantina d'anni mi picchietta sulla spalla.
-Si sono io- rispondo all'uomo che dovrebbe essere il preside.

-Bene signorina ho appena parlato con sua zia ed è tutto in regola. La signorina Sophia Johnson la porterà a fare il giro della scuola e poi lei verrà da me per ricevere le chiavi della sua stanza e i suoi orari di lezione.
Lo ringrazio e mi dirigo verso mia zia per salutarla.

-Starò bene zia non preoccuparti.- le do un ultimo abbraccio e ci salutiamo.

-Buona fortuna piccola mia.-

Sophia è davvero una ragazza d'oro, mi ha portato in giro per tutta la scuola: negli auditorium, nelle sale di registrazione, nelle aule di lezione ed ora siamo arrivate in mensa. Infondo alla sala riesco a scorgere il misterioso ragazzo che un'ora prima mi aveva completamente buttata a terra davanti a tutti gli studenti.

Una ragazza gli parla, ma lui non sembra darle attenzione. È concentrato sui difficilissimi spartiti che ha davanti.
Ad un certo punto lo vedo alzarsi prendere le sue cose e dirigersi versol'uscita, proprio dove sono io in questo momento.

Vedo i suoi occhi scrutarmi per un secondo per poi superarmi dandomi una forte spallata.

La massaggio dolorante e sento che questo semestre è già iniziato magnificamente.

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Questo è il primo capitolo di questa nuova storia...
spero vi piaccia❤️
Al prossimo capitolo🔜

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