un piccolo desiderio

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Fin da piccola Himawari fu affascinata dalla storia dello zio Neji, di come aveva sacrificato la sua vita per proteggere il padre, e di come sia morto libero, liberandosi del sigillo che gli aveva messo il nonno per servire la casata principale.
Spesso sfogliava un album di sua madre dove in ogni pagina istantanee del passato facevano capolino nel presente, quasi come una magia, come se il fato le avesse cosegnato le chiavi del tempo.
Suo fratello Boruto ľ ammirava spesso, e a volte si sedeva accanto.
Un pomeriggio dopo una missione Boruto entrò arrabbiato in casa, dirigendosi nella sua stanza sbattendo la porta.
Hinata si affacciò dal salotto seguendo il figlio con lo sguardo, sapendo cosa lo turbava, aveva ancora litigato con Naruto.
Aspettò un po, e bussò alla porta, senza entrare chiedendogli di guardare la sorellina, perchè lei usciva per una commissione.
Boruto appena sentì la porta di casa chiudersi andò dalla sorella che giocava con il suo adorato orsacchiotto rosa.
(Si proprio quello)
Le si avvicinò stando a debita distanza, e la osservava, nella sua mente si faceva largo il discorso avuto con il padre poche ore prima...
Era sempre il solito discorso, quel Baka si dedicava completamente al lavoro strascurando la famiglia, e lui si arrabbiava perchè non riusciva a fargli cambiare idea, desiderava almeno che dedicasse un giorno a settimana per la famiglia...
Ritornò in se guardò la foto dei nonni Kushina e Minato, e dando voce ai suoi pensieri disse " chissá come sarebbe se voi foste qui"
Himawari smise di giocare e si avvicinó al fratello abbracciandolo, disse " chissá come sarebbe se lui fosse qui" guardando ľ album.
Boruto non voleva che la sorella stesse male per i suoi malumori e le propose di andare a fare una passeggiata al parco
lei annuì stringedo il suo orso. Prima di uscire scrisse un biglietto per non far preoccupare la madre.
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Sarada stava disimballando gli oggetti dalle scatole, dopo che sua madre aveva distrutto la loro vecchia casa si sono dovute trasferire in un condominio.
Per fortuna ad aiutare si erano fatti avanti amici e qualche copia dell' hokaghe, e in poco tempo riuscirono a sistemare e trasferire tutto.
Mentre metteva in ordine tra le mani le capitò una scatola in legno con lo stemma degli Uchicha, non ľ aveva mai vista e spinta dalla curiositá ľ aprì, dentro c' erano delle fotografie bruciacchiate di persone che non conosceva ma che sapeva appartenevano al suo clan, guardó più affondo e trovò una collana particolare, degli anelli cromati con delle incisioni uniti ognuno ad una precisa distanza da del filo nero.
Si rigirò quel oggetto tra le mani, poi chiese alla madre , che distanziava poco da lei, a chi appartenesse.
Sakura alzò lo sguardo e quando vide quell' amuleto le si illuminarono gli occhi, si avvicinò alla figlia e gli raccontó di un eroe che per salvare suo fratello da un genocidio aveva dovuto uccidere la sua famiglia, il suo amore e tutto il resto del clan.
Le raccontò di come quel clan esiliato voleva fare un colpo di stato, e come con quel gesto doloroso evitò una guerra civile.
Sarada la guardó stranita, non capiva il senso di quella storia.
Sakura la fissò non voleva continuare, il silenzio prese possesso della stanza stonato da dei respiri iperventilati, Sarada aveva capito, le si erano riempiti gli occhi di lacrime e cercò di fuggire, ma Sakura la fermò per un braccio, la voltò e si guardarono negli occhi, in quell' attimo Sakura le disse di non farsi prendere dall' odio e di capire come stanno veramente le cose anche se la scelta migliore non é sempre quella etica.
Sarada si liberó dalla presa e sbattè la porta, doveva riflettere.
Camminò per le vie di Konoha, da piccola le dicevano che lo zio Itachi era un uomo che aveva sacrificato la sua vita per salvare il villaggio, e che era considerato persino dal settimo, un grade eroe.
In quel momento di accorse di ciò che aveva in mano, la collana di Itachi, la piegò e la indossò doppia, poichè era grande per lei.
Si trovava vicino ad un parco, uno dei tanti sparpagliati per la cittá, e decise di andare li, dopotutto cosa cè di meglio che pensare sotto le fronde degli alberi?

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Boruto è Himawari si stavano divertendo con ľ acqua di una fontana con tanti sbuffi usciva dal terreno a intervalli regolari, si erano bagnati tutti, ma poco importava poichè il sole estivo li avrebbe asciugati subito.
La piccola Wari si esecitava nell' arte dell' acqua, ma al momento le riuscivano solo delle flaccide palline che sembravano gel, ma appena scioglieva la tecnica tornava acqua.
Per non far bagnare il suo orso lo aveva messo in una panchina li vicino, insieme alla giacca di Boruto.
Quando smisero di giocare andarono alla panchina per asciugarsi, il parco era poco affollato, ma la musica del carretto dei gelati riempiva ľ aria.
Ad un tratto lo stomaco dei fratelli suonò ad unisono, si guardarono e risero, ebbero entrambi la stessa idea, Gelato.
Boruto dopo aver chiesto alla sorella che gusto volesse si direzionò verso il carretto ordinò, pagò e prese i due coni.
Quando tornò indietro notò sotto ad un albero un viso a lui familiare e la chiamò...

Boruto - Un Piccolo DesiderioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora