Prologo.

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È incredibile come la vita ti riporti a fondo proprio quando sei a un passo dal farcela.
Sei lì, hai sudato mesi e mesi per quel traguardo, hai sputato e cagato sangue ogni giorno, stai per guadagnare due stipendi in un mese, quelli che ti permetteranno di levarti dal cazzo in poco tempo.
E invece ti ritrovi con tutti vestiti fuori dalla porta di casa.
Perchè succederà, se non fai la mossa che fotta una delle due parti.
Devi fare l'infame da una parte per avere la buona uscita dall'altra.
E quando infame non lo sei mai stato, non sai da che parte stare.
E la cosa che fa più ridere è che sulle spalle hai anche il destino di qualcun altro,  il tetto di qualcun altro.
Io non so come si fa a fare l'infame, specie quando una delle due parti è un politico corrotto e l'altra è quello che sta diventando il proprietario dei muri in cui dormi.
E ci pensi a quel favore che avanzi dalla Bratva, ogni giorno di più. Lo hai tenuto lì troppo tempo, lo vorresti proprio usare.
Ma non fa per te.
Non la chiami più, non la vuoi chiamare.
E non lo farai.
Perchè ogni volta che stai per cedere, ogni fottuta volta in cui ti sei sentito debole, ogni dannata volta in cui l'avresti voluta a fianco, sei andato a dare pugni al sacco.
Sei partito con i pugni, adesso hai le tibie viola per gli ematomi.
Cammini a fatica da settimane, ma non cambia la routine.
Tristezza-nostalgia-sensi di colpa-desiderio-sacco.
Una volta alla settimana.
Due volte a settimana.
Ogni volta che il suo pensiero ti passa per la testa.
"Non voglio che cominci a combattere, Giuse"
"Occhio che torni bollato in faccia, Bonfa"
"Perchè devi farti del male?!"

Raffaele lo ha visto il perchè.
Lo ha visto quando ho saltato la corda per nove minuti, accorgendosi che non ce la facevo più, che stavo per svenire, ma saltavo ancora.
Lo ha capito lui, che sto prendendo a pugni il mio Demone.

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