Bennet

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Ciao amici! Vi consiglio di guardare questo breve video prima di leggere la FF, nel caso in cui non conosceste il finale alternativo del film Orgoglio e Pregiudizio: https://www.youtube.com/watch?v=ag2s06T5ko8
Adoro Jane Austen e ho cercato di unirla in una FF poiché la sua arguta vista, il suo intelletto e il suo essere spudorata senza perdere mai la grazia,mi ricorda tanto Sherlock.
Ho chiaramente rielaborato determinate frasi, considerandole più inerenti al mio immaginario.
Spero vi piaccia, mi sono spinta oltre poiché uno scrittore deve saper descrivere ogni scenario, se è troppo mi scuso, se è poco allora saprò come andare oltre.
A presto!






Sono le ventidue circa e John non ha ancora fatto ritorno a casa.
Capita spesso che si fermi a lungo a lavoro, poiché alcune visite sono più impegnative delle altre;
ad ogni modo la situazione non mi disturba.
Mi sorprende, invece, l'atteggiamento fanciullesco che mi coglie quando lui sfora l'orario a fine giornata:
resto in piedi dinnanzi alla finestra aspettando spuntare la sua sagoma da lontano.
Non avrei mai creduto che nella vita potesse interessarmi così tanto il ritorno di una persona a casa, ma da quando John è entrato nella mia vita, ogni minuto lontano da lui mi attanaglia alla gola.
E' chiaro che tutte queste sensazioni non le mostro a lui, un po' per orgoglio, un po' perché sono sentimentalmente un incapace.
Dimostro genio, intelletto, sicurezza e nonchalance, ma nel mio intimo sono un perfetto imbranato; benché John lo abbia fondamentalmente intuito, l'incapacità di fargli arrivare le mie sensazioni mi fa sentire la persona più inadatta al mondo e alle questione che girano attorno ad esso.
Le mie regole non sono mai cadute, ho condotto una vita impeccabile, rapporti senza macchia di sentimento, professionalità e rigore.
Ma John, oh dio, John è la mina che fa esplodere tutti gli schemi che ho costruito con passionale repressione negli anni.
Sono dietro questa finestra e lo sto aspettando.
Potrei rinchiudermi nel mio palazzo mentale, potrei cercare un caso, disturbare la Hudson, oppure studiare.
Invece no, non riesco a fare nient'altro stasera, se non tenere con una mano questa tenda e sperare che lui spunti quanto prima.
Il tictac dell'orologio va di pari passo con i battiti del mio cuore, ma so bene che quando lo vedrò, anche il tempo si piegherà alla nobile chimica dei miei sentimenti.
Le ventidue e dieci minuti, non c'è ancora traccia.
Penso di doverlo chiamare, ma poi capisco che forse potrei disturbarlo e allora ripongo il mio cellulare sul tavolo.
Percorro il soggiorno in lungo e in largo, conto i minuti che passano con ossessione, e spero che sul mio iPhone si manifesti uno dei suoi messaggi.
Nulla.
John non ha ancora intenzione di tornare.
Un' angoscia mi prende nello stomaco e mi tira verso terra; sono convinto che la gravità debba essere qualcosa che appartiene solo a chi soffre d'amore, perché da quando lo conosco, non riesco più a volare.
Mi ritrovo con le mani sotto al mento, seduto in punta sul divano grande, a fissare la porta.
Sono in attesa di un singolo rumore, un singolo cenno.
Lo voglio a casa, adesso.
Voglio il mio John, a casa nostra.

Resto in attesa per altri cinque minuti, fino a quando il portone del 221B scocca la serratura e mi precipito a darmi un tono.
Prendo il primo libro che mi capita sotto tiro e mi stendo intento a leggerlo.
Lui sta salendo le scale, io farò finta di non averlo sentito.

Entra lentamente nella stanza, riesco già a percepire la sua stanchezza, allora decido di non porgli domande.

"Ciao Sherlock."

"Bentrovato John."

"Come è andata la tua giornata?"

"Molto bene. Ho risolto un caso con Lestrade e adesso mi rilasso in una bella lettura avvincente."

"Oh bene."

Sento la sua sagoma avvicinarsi lentamente alla copertina

"Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen."

Come diamine ho fatto a non accorgermi di questo titolo?

"Avvincente." Mi dice.

"Sì John, la Austen era una donna dotata di virtù ed intelligenza."

Ricado con il naso dietro le pagine di questo libro a me completamente sconosciuto e mi chiedo come diamine sia potuto finire sulle mie scartoffie.
Sento il sorriso di John vivo e limpido, uno di quelli che potrebbe uccidermi in pochi istanti, ragion per cui avvicino ancora di più il libro ed evito ogni contatto visivo.
Gli faccio credere di essermi rinchiuso nel mio mutismo selettivo, ma dopo un po' ritorna in auge con una dolcissima domanda:

"Sherlock, hai già mangiato?"

"In verità no." gli dico non staccando mai lo sguardo da questa indisponente Elizabeth Bennett.

"Ti andrebbero degli spaghetti?"

"Mmmh."

"Ok, faccio io."

La lettura mi coinvolge nel tempo in cui John si occupa della cena, restiamo in silenzio e io vengo a conoscenza di un certo Mr. Darcy.
Poi è il turno dei Bennett, una famiglia con cinque figlie femmine nel milleottocento, in pratica una tragedia.
La madre, la Signora Bennett è un'ossessionata di matrimoni in cerca di qualche unione conveniente per le sue ragazze.
Un po' come la signora Hudson con John.

Mentre cerco parallelismi tra il libro e la mia vita, John mi richiama all'attenzione.

"A tavola, Sherlock. Sbrigati che si fredda."

Con uno scatto felino mi alzo in piedi e faccio un orecchio veloce alla pagina.
Credo che continuerò la lettura.

La cinta della mia vestaglia blu si incastra sotto al mio piede nudo, e nel fare un passo avanti sento che si sfila completamente dai passanti lasciandomi scoperto.

"Dannazione, odio questa cintura! Che diamine di invenzione è?"

John mi guarda e mi accorgo che la sua espressione è tra la sorpresa e l'imbarazzo.
Ho completamente dimenticato che sotto indosso solo un boxer bianco.
Mi affretto a ricoprire, John riprende il suo sguardo nel piatto.
Rimetto la cinta nei passanti e sento il mio viso andare a fuoco.

Mi avvicino al tavolo.

"Ehm. Dunque John, cosa hai cucinato?"

"Spaghetti al pomodoro." Mi risponde senza guardarmi negli occhi.
Cado a peso morto sulla sedia e abbasso la mia testa più giù cercando il suo sguardo.

"Sei preoccupato. Che ti succede?"

"Niente - mi sorride - sono solo molto stanco."

"Ow, ok."

Mangiamo con trasporto, è evidente che avevamo bisogno di cibo tutti e due.

"Dunque, sei già arrivato al capitolo di Mr. Collins?"

"Watson! Non devi spoilerare!"

John esplode in una meravigliosa risata.

"Non ci posso credere! Stai seriamente leggendo Orgoglio e Pregiudizio."

"Fai poco il saputello, se sai dell'esistenza di Mr. Collins vuol dire che lo hai letto anche tu."

La sua espressione si fa di nuovo seria.

"Hai ragione. Lo lessi perché piaceva ad una ragazza che frequentavo, tenevo a fare bella figura."

Sento di sprofondare nel vuoto. Ha letto qualcosa per qualcuno.
Gli piaceranno sempre le donne, è inutile che ci speri.

"Tutto bene, Sherlock?"

Mi accorgo che perdendomi nei pensieri, son rimasto fisso a guardare il piatto semi vuoto.
I miei occhi sono liquidi, credo di avere qualche vaga e non troppo lontana voglia di lacrimare.

"Sherlock? Qualcosa non va?"

"Oh no John, tutto bene. Un caso, sai com'è, a volte ritornano indizi."
sfoggio un sorriso finto e mi porto un'altra forchettata di spaghetti alla bocca.

John unisce le sue mani in due pugni che si abbracciano e le posta sotto al mento.
Accenna un labile sorriso.

"Sei geloso."

Spezzo con i denti l'ultimo filo di spaghetto, e lo guardo.

"Sherlock Holmes prova moti di gelosia per il suo amico John Watson."

"John, hai battuto la testa?"

"Oh no. Analizzo la scena: io accenno di conoscere un libro che credi di sapere solo tu, poiché si tratta di romantica narrativa rosa, ti dico che l'ho letto per una ragazza e il tuo sguardo, vivo e limpido fino a due minuti prima, diventa cupo e velato di acqua."

"Questo non vuol dire nulla."

"E invece sì. Vuol dire che provi gelosia per il tuo amico. Credi che io non faccia niente per te?"

"John, questa conversazione sta diventando stupida."

"Sarà. Ma questo piatto di spaghetti è stato fatto solo per te. Io ho mangiato a lavoro."

Lo guardo dubbioso.

"Ho mangiato con Sarah, l'ho fatto perché sapevo che in mia assenza non avresti toccato cibo, e non voglio che tu perda energie."

"Ho in programma di dormire, non avevo bisogno di energie. Grazie comunque."

"Mi dispiace ribaltare i tuoi programmi, ma stasera non dormirai."

"Hai un caso da risolvere?"

"No, qualcosa di meglio."

John inizia a mordersi il labbro inferiore, la scena mi manda immediatamente agli inferi.

"Che hai in mente?"

"Qualcosa di spudorato."

"Watson! Non mi porterai un'altra tizia in casa e la farai "cantare" tutta la notte, è da maleducati!"

John inizia a ridere di gusto, agita la testa e inizia a sparecchiare.

Decido di togliermi dai giochi, piombo sul divano nero con le gambe accavallate ormai divincolatesi dalla seta della veste.
Il mio sguardo si perde nel fuoco del camino, e le mie dita torturano un po' il mio labbro inferiore.

"Potresti assumere una posizione un po' più composta?"

"Bon Ton. Sempre merito di Jane Austen?"

"No." Dice John, lanciando lo straccio dei piatti con violenza a terra.

"Come diamine fai ad essere così indifferente!"

"A cosa?"

"A questo!" dice indicando allo stesso tempo me e lui.

Lo guardo e mi si gela il sangue.
John si è accorto dell'attrazione che provo nei suoi confronti.
Non riesco a battere ciglio, mi sento paralizzato; mi aggrappo ai braccioli del divano, sento di poter svenire.
Mi si avvicina con un passo felino: fiero, lento e sensuale.
Mi blocco con le dita sulle mie labbra, mentre lui si fa più vicino e si inginocchia davanti alle mie gambe.
Inizia ad accarezzare quella accavallata, pendente in uno spazio indefinito.
Lentamente bacia il mio polpaccio per poi salire al ginocchio.
"Come fai a vivere, ignorandomi?" la sua frase è pari a un lamento di un gatto ferito.

Ripete il passaggio per due volte e poi inizia ad usare la sua lingua.

Lascia umide strisce sulle mie gambe, le alterna con avidità senza staccare mai lo sguardo da me.
Le bacia, le morde, poi arrivato di nuovo alle ginocchia, le succhia lasciando chiazze rosse sulla mia pelle pallida.
Il piacere mi invade come il liquido che inonda un bicchiere di cristallo.
John è seduto tra le mie gambe e non ha nessuna intenzione di muoversi di lì.
Gioca a questa danza da solo, perché io sono troppo in estasi per poter opporre resistenza.
Sale lentamente con le sue labbra e pone piccoli baci tra gli interni delle mie due cosce.
Gli tiro leggermente i capelli per poterlo far salire da me, per fargli capire che tutto riesco a fare, tranne che ignorarlo; ma lui si oppone con tutte le sue forze.

"Sherlock, non mi devi interrompere."

"John ti prego, così impazzisco."

"Di già?"

Mi sfida con un maliziosissimo sorriso, e inizio a comprendere la questione del non dormire.

Riprende da dove aveva interrotto, su e giù l'interno coscia fino ad arrivare all'inguine.
Con le sue mani mi tiene le cosce e lentamente si insinua tra le molle basse dei miei boxer.
Sento che le sue dita iniziano a stringere i miei glutei, io sono ormai in una posizione opposta alla grazia e mi inarco violentemente quando con il suo capo sale e inizia a strisciare la sua lingua dall'ombelico alla molla superiore sottostante.
Trascorre tre minuti interi a palpare il mio sedere e a succhiare lentamente ogni centimetro di pelle.
Nel suo sguardo si accende una fiamma, si inumidisce le labbra.

"Sei l'unica persona al mondo ad avere la pelle dolce anziché salata."

"John..." non sono sicuro di capire ciò che dice.

"Sai di miele e cannella. Deve essere il tuo nuovo bagnoschiuma. Sai sempre cosa scegliere."

Lo fisso, tiro la testa all'indietro e cerco di focalizzare ciò che appena successo.
Mentre sono sul punto di alzarmi, le mani di John mi spingono di nuovo indietro.

"Cosa credi di fare?"

"Scu...scusa John, pensavo avessi..."

John sorride e con un solo gesto mi tira giù gli slip.
La mia erezione è ormai incontenibile, e sul suo viso la soddisfazione è evidente:
la guarda come se stesse aspettando questo momento da tutta la vita.
Inizia a leccare la punta con dolcezza, la mia testa è ormai offuscata dal piacere, ho perso ogni tipo di autocontrollo.
Tira la punta leggermente, provocandomi una violenta scossa per tutto il corpo.
La sua bocca si schiude attorno a tutta la lunghezza, ed arriva in pochi istanti fino in fondo.
Quest'uomo, che fino a mezz'ora fa non riuscivo a guardare negli occhi, ha la mia completa erezione nella sua bocca.
Non ho mai ricevuto una tale attenzione, ma posso giurare che il suo modo di fare è perfetto.
Sale e scende con una lentezza agonizzante, per poi incalzare il ritmo e finire in schiocchi che non fanno altro che aumentare la mia disperata voglia di sentirlo dentro di me.

"John, ti prego."

"Ti prego cosa?" interrompe per poi riprendere.

"Prendimi adesso. Ora. Ti voglio."

"No."

"Perché no?"

"Perché devi vivere ogni momento con l'intensità che merita."

Riprende il ritmo più velocemente, mugola e geme provando piacere, fino a che non sento che sto per venirgli in gola.
Lo stacco velocemente da me, non voglio che ciò accada.

"Che c'è?"

"Non così John, non ancora."

"Sherlock, voglio bere il tuo liquido, adesso. Ho sete."

"John..."

"Fammi bere."

Riprende un ritmo ancora più intenso, non posso oppormi perché mi ha bloccato anima e corpo; sento improvvisamente ardere un fuoco, due dita si insinuano nella mia apertura e lentamente mi penetra facendomi esplodere in un orgasmo violentissimo.
Le sue labbra non si muovono dalla mia eccitazione e ingoia tutto, senza lasciare gocce.

"Quanto sei buono, Sherl."

"John, non volevo....mi disp..."

"Ssssh! Quanto cazzo sei buono, Sherlock!"

John si alza sulle gambe, si pulisce le labbra con la manica del maglioncino, poi se lo toglie.
I suoi muscoli da soldato sono ben evidenti, benché compatti.
Alla loro vista non resisto, lo prendo e lo sbatto al muro leccandogli tutto il collo e i pettorali.

"Calma, leone."
mi dice sorridendo.

"Non ho mica finito con te. Eh no. Non è il tuo turno."

Lo guardo restando in piedi, con la sola vestaglia addosso.
Lui mi gira attorno e lentamente toglie il tessuto dalle mie spalle.
Lascia cadere la seta a terra e il mio corpo resta inerme dinnanzi a lui.

"Tu non puoi capire quanto sei perfetto."
mi dice, schioccando una sonora pacca sul sedere.

"Non hai idea, cazzo. Il culo che hai."

Abbasso la testa e sorrido. Non ho il coraggio di guardarlo.
Sento che si avvicina alle mie spalle, fino a che non mi spinge contro il muro bloccandomi.
Mi sussurra all'orecchio.

"Holmes...mi fai diventare un animale."

Le sue mani cingono i miei fianchi, mi stringe forte per poi graffiarmi l'addome.
Si inginocchia e inizia a mordere il mio sedere.
Mi lascia profondi solchi e il dolore è così forte che sono costretto a mantenermi alla libreria.
Infila la sua lingua tra le mie natiche ed inumidisce l'apertura.
Una volta in piedi, cinge con una mano la mia erezione già viva, e con l'altra mi penetra cercando di ampliare la mia verginità.

"Sei mio, Sherlock. Mettitelo bene in testa."

Il suo tono possessivo mi fa vibrare.

"Sì John, sono tuo."

"Esatto, mio. Adesso te lo faccio capire meglio."

"John..."

In men che non si dica, mi penetra totalmente facendomi provare una sensazione di dolore atroce, la quale inizia a sparire quando il suo movimento incalza.
Colpi secchi e decisi, mi sento spaccare a metà.

"Oh Dio , Sherlock. Oh cristo."

Mi blocca le braccia al muro, il mio bacino si stende all'indietro e il suo ritmo impazzisce.

Lo sento gemere, è ormai fuori ogni controllo.
Urla e mi spinge sempre di più verso il muro.

"Quanto sei, porca puttana! Ah... Sherlock, Dio."

La sensazione di completezza che avverto è tale da farmi indurire ancora di più; mi tocco perché non resisto, e mentre sento che il piacere sta di nuovo per invadermi, John sferra i suoi ultimi colpi.
Ancora, violento.
Ancora, veloce.
Ancora, pulsante.
John viene urlando il mio nome e graffiandomi tutte le braccia.
L'orgasmo ci sconquassa e crolliamo sul pavimento ancora legati uno dentro l'altro.
Mi ritrovo su di lui, mi cinge la vita e mi bacia la schiena.

"Sherlock...non ho mai scopato così in vita mia." Mi affanna.

"Lo so." gli rispondo.

John esplode in una sonora risata.

"Sei uno stronzo."

"Il tuo stronzo."

"Esatto. MIO."

Mi alza con due mani spostandomi, ed esce da me lentamente; provo una sensazione di fastidio ma subito svanisce.

"Oh cielo, John."

"Sherlock?"

"Il muro. Adesso chi lo dice alla Hudson?"

"Cazzo."

Il bel parato inglese aveva appena ricevuto una decorazione di liquido seminale.

"Ci metteremo il mobiletto di legno davanti." Dice John non riuscendo a trattenere una sorriso.

"Se ne accorgerà."

"No, credimi." Accentuando un occhiolino.

Mi alzo e barcollo leggermente, John mi tiene subito una mano.

"Come stai?"

"Indecentemente bene." Gli rispondo.

John mi bacia la mano con dolcezza, con l'altra mi avvicina a lui e mi bacia sulle labbra.

La sua lingua subito si insinua nella mia bocca, il mio corpo è già pronto per un ennesimo round, e a quanto mi pare di sentire...anche il suo lo è.
Stavolta però il comando lo prendo io.

Prendo John di peso sulle mie spalle.

"Sherlock! Sherlock mettimi subito giù!"

"Mi dispiace, è scaduto il tuo tempo."

Lo getto di colpo sul letto.

"Che intenzioni hai?"

"Prima di tutto, farti pentire di ciò che mi hai appena fatto."

John ride.

"Secondo punto, farti implorare pietà."

"Oh beh, sono tutto orecchi."

Mi lancio sul suo corpo con ingordigia, lo stringo forte e poi lo mordo su tutti i punti vulnerabili.
Gli piazzo violenti morsi sul collo, gli lecco i capezzoli e poi inizio a tirarli con i denti, scendo il suo addome fino a perdermi con la lingua sul suo pene.
La sua erezione è di nuovo al massimo e il mio ritmo non ha il tempo di andare lentamente.
Inizio con un andamento velocissimo, e quando inizia a trovarsi sul punto di non ritorno, rallento vertiginosamente.

"Sherlock, no! Dio se sei perfido!"

Sorrido continuando a succhiare forte.
Le pareti della mia bocca sono piene e soddisfatte, ho voglia anche io di bere.

Aumento violentemente fino a che John non inonda tutta la mia bocca.
Il suo liquido è così bollente che sono costretto ad aprire le labbra, e un rivolo di sperma scende indisturbato.

"Sherlock, oh dio, come fai ad essere sexy anche in queste situazioni."

Mi lecco le dita una ad una e mi dirigo verso di lui.
La mia bocca è ancora reduce, e quando lui si avvicina per baciarmi, ci gustiamo insieme il suo sapore intenso.

Siamo stesi e ansimiamo.

"John, non avrei mai pensato potessi..."

"Stare con un uomo?"

"Sì, esatto."

"Non mi interessano gli uomini, Sherlock."

"Ed io cosa sarei?"

"Tu sei mio. E' diverso."

"Sì, ma sono un uomo."

"Sì, ma non sei di nessun altro. Sei il mio uomo."

Si gira e mi guarda.

"E adesso?" gli dico.

"Cosa?" mi risponde John

"Come preferisci farti chiamare?"

"??"

"Mia adorata nei giorni di festa. Beltà divina quando siete felice. Mia perla quando avete qualche novità. Mrs Darcy quando siete totalmente e incontenibilmente innamorato di me."

"Vuoi proprio saperlo?"

"Sì."

"Mrs Darcy...." Mi pone candidi baci sul viso

"Mrs Darcy..." mi bacia l'angolo della bocca

"Mrs Darcy..." mi bacia la punta del naso

"Mrs Darcy..." mi morde un po' il collo

"Mrs Darcy..."scende giù.

"Mrs Darcy..." più giù.

"Mrs...Da...R...cy." Ancora più giù.

BennetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora