Steso sul letto matrimoniale della sua stanza minuscola, Claudio era domato dall'incertezza e dal dubbio. Rigirava il cellulare tra le mani grandi e callose, senza riuscirsi a decidere cosa fosse più giusto fare. Non sapeva mai dove fosse la risposta, in effetti. Lui non era come Mario.
Il suo coinquilino era in cucina, alle prese con qualche esperimento culinario. Sicuramente si stava stupendo della solitudine di Claudio. Non che fosse in compagnia le altre volte in cui lo vedeva circondato da persone. Claudio si sentiva costantemente solo, ed era sicuro che Mario lo percepisse. Lui capiva ogni cosa.
Le persone che lo affiancavano non erano altro che marionette di cui si serviva a suo piacimento. Le usava per raggiungere i suoi scopi, per poi gettarle. Tutti erano questo, per lui. Tutti tranne uno.
Quel giorno non aveva voglia di vedere nessuno. Si sentiva troppo giù di morale anche per dedicarsi alle sue solite attività con Giovanna. Non sapeva perché stesse così. O forse, lo sapeva troppo bene.
Decise che non aveva senso lasciarsi dilaniare dal dubbio, consapevole di come sarebbe andata la conversazione che aveva intenzione di intrattenere. Così digitò il numero sul cellulare, aspettando che gli venisse risposto dall'altro lato della cornetta. Dopo qualche squillo, la voce grave e roca di Michele Sona rispose.
-Pronto?- il tono stupito avrebbe potuto parlare da solo. Non erano soliti sentirsi al telefono, così come non era abitudine che si vedessero, da ormai anni.
-Sono io, papà.- un silenzio ed un sospiro dall'altro lato del telefono. Claudio già sapeva che cosa avrebbe risposto il padre.
-Che c'è, ne hai combinata un'altra delle tue? Ti servono soldi?- Claudio sapeva di non essere un figlio perfetto. Da quando era cominciata l'adolescenza non aveva fatto altro che causare danni e disturbo al padre. Ma quella era una chiara richiesta di aiuto di un bambino che era cresciuto da solo, un ragazzino che non sapeva affrontare i cambiamenti del suo corpo, che nonostante tutti gli ripetessero che era bellissimo, non riconosceva il suo riflesso allo specchio. Un ragazzo che aveva sempre sperato che il dolore della perdita fosse più debole di un amore del padre verso suo figlio, ma che al tempo stesso non sapeva riconoscere nemmeno cosa fosse, l'amore, perché di rado ne aveva ricevuto.
-È così strano che un figlio voglia parlare con il proprio padre?- chiese Claudio, tra il ferito e il rassegnato. Ormai da tempo le cose andavano in quel modo, e non si aspettava che sarebbero cambiate.
Quando era piccolo era un bambino tranquillo, per quanto iperattivo, non si comportava mai male. La cattiva condotta che aveva assunto negli ultimi anni, però, aveva ulteriormente compromesso il rapporto tra Claudio e Michele. Quest'ultimo aveva preso sempre più le distanze, abbandonando il figlio a se stesso ed ai suoi problemi esistenziali, forse perché da solo non si sentiva all'altezza.
Tutto sommato non erano tanto diversi. Anche Michele, da quando era morta la moglie, non faceva altro che cercare di dimenticarla nei modi più disparati, lavorando fino allo sfinimento, sfruttare il tempo libero con donne che cercavano la medesima cosa che cercava lui: soltanto una mera distrazione dal vuoto assoluto delle loro vite.
Claudio, dal canto suo, sfogava nella cucina il suo malessere, nascondeva la sua solitudine circondandosi di legami superficiali, allontanando, per quanto possibile, quelli che realmente contavano. Aveva paura che Mario lo rifiutasse come suo padre. Lui non era il tipo che poteva essere conquistato con la bellezza o con l'erotismo, come tutti gli altri. Non sapeva neanche se gli piacevano i ragazzi, e, se pure gli fossero piaciuti, non sapeva come avrebbe potuto mandare avanti una relazione con lui. Nessuno gli aveva insegnato ad amare. Era meglio che tutto rimanesse così, soprattutto perché molto probabilmente, Mario aveva gusti differenti dai suoi.
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Dissapori
FanfictionOPERA PROTETTA DA COPYRIGHT. Claudio e Mario si odiano sin dall'adolescenza. La loro diversità caratteriale e professionale li porterà ad una lotta continua nel passato, nel presente, nel futuro. Ma l'odio è un sentimento nobile, puro e totalizzante...