Il canto degli uccellini, quella mattina, interruppe i suoi sogni. Emise alcuni mugolii, sperando che sentendoli si zittissero subito. Tra un lamento e un altro si mosse più volte, come se si si girasse a destra e poi a sinistra, gli animali capissero di dover restare muti e lasciarla dormire ancora un po'.
Il suo corpo sfiorò, durante questi movimenti, il piumone che quella notte l'aveva protetta dal freddo gelido, fino a farlo leggermente spostare così da far rimanere la sua coscia sinistra completamente scoperta. Bastarono pochi minuti a questa per congelarsi, e altrettanti pochi minuti per far capire alla ragazza che quella mattina faceva più freddo del solito.
Sbuffò, poi tirò di nuovo il piumone e ricoprì la sua coscia ormai letteralmente diventata un pezzo di ghiaccio, infine aprì gli occhi. Sbattette le palpebre 2 o 3 volte prima di riuscire subito ad abituarsi alla luce mattutina, ma alla fine si svegliò.
Rimase a guardare il cielo azzurro, mentre pian piano la sua mente riprendeva conoscenza. Ispirò subito quando sentì l'odore di caffè mischiato a quello di piante, sniffando e cercando di trovare in quel profumo la voglia di alzarsi in posizione eretta e di iniziare la sua routine. Ci riuscì l'odore del caffè fumante di qualche suo vicino, a farla compiere quell'azione.
Si raggomitolò il piumone rosso come se fosse un enorme cappotto, che essendo troppo lungo scendeva oltre i suoi piedi andando così a formare una sottospecie di strascico. Cercò così di ripararsi dal freddo di quella giornata. Si avvicinò poi alla ringhiera del suo terrazzo, proprio lì infatti aveva dormito quella notte così come faceva ormai da qualche giorno. Il suo letto ultimamente non le piaceva, stare rinchiusa in 4 mura non riusciva a tranquillizzarla e se lei non era tranquilla...non riusciva così a dormire.
Decise prima di andare a prepararsi la sua solita tazza di caffè fumante, poi ancora coperta dal piumone, raggiunse di nuovo la ringhiera del suo terrazzo e si affacciò.
A quell'ora Milano era già attiva, così le strade erano già colme di persone che camminavo a piedi o nelle proprie auto per iniziare la propria giornata. Isabel se ne stava semplicemente ad osservarle, fino a quando non sparivano dalla sua vista.
Si concentrava su ognuna di loro e dopo averne trovata almeno una che la incuriosisse, si concentrava su di essa e sui movimenti o azioni che compiva, provando ad indovinarne il perché o il tipo che era.
Lo faceva ogni mattina, mentre si gustava la sua solita tazza di caffè e si preparava psicologicamente ad iniziare la sua giornata. Il perché non lo conosceva nemmeno lei, si scusava lei stessa dicendo che era semplice curiosità.
Quella mattina però, Isabel non riuscì a scorgere nessuna persona abbastanza interessante sulla quale poter iniziare il suo "gioco", così finì il suo caffè e poi decise di andarsi a preparare. Nel momento in cui si spogliò e indossò i vestiti che aveva preparato, sentendo il suo corpo prima congelarsi e poi riscaldarsi grazie al contatto con il tessuto caldo e doppio del maglione che aveva deciso di indossare, ebbe inizio una delle sue tante e noiose giornate.
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«Alla buon'ora!» Danielle, l'accolse con il suo solito sarcasmo, puntualizzando il come, ogni volta, Isabel arrivasse in ritardo. Eppure si svegliava presto, faceva tutto con calma, ma.. sempre troppo in ritardo di quando gli fosse anche solo consentito.
«Buongiorno anche a te, dolce francesina.» La beffeggiò la ragazza. Un sorriso spontaneo sul viso, e il buon umore che portava con sé quella mattina.
«Punto uno: Non osare più chiamarmi così, sono francese di nascita sì ma non l'ho neanche mai vista 'sta Francia! Punto due: Mi piace il fatto che tu oggi sia di buon umore, cos'è successo mia bella milanese?» Rispose questa con lo stesso tono, seppur leggermente innervosita per quel nomignolo che tanto odiava.