Parte 2

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PARTE II

«D-Derek ...» Stiles aprì lentamente gli occhi. Non vedeva la figura di Derek ma sentiva la sua mano nella propria e sapeva, senza bisogno di vederlo, che quella era la mano di Derek.
«Ehi ... ehi .. sono qui. Sono qui.» Il mannaro si alzò in piedi da quella scomoda sedia su cui era rimasto seduto praticamente tutta mattina. Strinse con maggior forza la mano del giovane, era debole, poteva sentire chiaramente il suo cuore battere lentamente, il suo respiro affannato. Gli accarezzò la fronte, spostandogli qua e là ciuffi di capelli sudati.
«C-cosa è successo?» Domandò Stiles, la voce roca e bassa, come se anche usarne quel lieve filo gli costasse immensamente fatica.
«Riposa piccolo, ne parliamo ...»
«Derek, che è successo?» Il lupo sospirò, sapeva che Stiles non si sarebbe rimesso a dormire se prima non avesse ottenuto tutte le informazioni che voleva.
«Hai avuto un attacco di sonnambulismo. Mi hai chiamato nel cuore della notte e ti siamo venuti tutti a cercare.» Sebbene cercasse di nascondere la preoccupazione, l'ansia e la paura di Derek erano palpabili nella sua voce. «Mi avevi chiesto di non chiamare tuo padre...» Il più piccolo cominciò ad agitarsi nel letto a quelle parole. Non voleva che suo padre sapesse, non voleva che si preoccupasse per lui, lui doveva proteggere suo padre, lo aveva promesso alla sua mamma prima che morisse. «... ma Stiles non potevo, non ti trovavamo da nessuna parte, la notte si faceva sempre più fredda e gelida. I-io ... sono riuscito a sentire il tuo odore. Lydia diceva che tu eri a Eichen House, ma io sentivo che il tuo odore portava da tutt'altra parte. Io ti ho ritrovato nella tana di Malia. Eri spaventato e quasi in ipotermia. Fra qualche ora ti faranno qualche esame ...» Nonostante Derek stesse cercando di non crollare dopo una nottata passata con la costante paura di aver perso il suo Compagno, Stiles scoppiò a piangere. L'odore salato delle sue lacrime pizzicò il naso di Derek stringendogli il cuore.
«Cercano la stessa malattia della mamma, vero?» Stiles poteva essere iperattivo, logorroico, imbranato ... ma di certo non stupido. Persino lui aveva riconosciuto in se stesso molti dei sintomi che aveva avuto la sua mamma. La sua voce era così carica di paura che per Derek fu come se la stesse provando lui stesso, forse perché la stava provando lui stesso. Non poteva perdere quel raggio di luce e di speranza proprio adesso che lo aveva trovato.
«Stiles, ti prego ...»
«Non c'è cura per quella malattia, Der ... non c'è ...» Le lacrime di Stiles si infransero sulla mano di Derek che, lenta e accorta come sempre, disegnava calmanti arabeschi sulla pelle del suo ragazzo.
«Stiles, ascoltami, se ce l'hai ... farò di tutto perché tu sopravviva. Non ti lascerò morire ... non ora che ti ho finalmente trovato, mi hai sentito? Tu sopravviverai.» Derek costrinse a guardarlo negli occhi, impedendogli di sfuggire al suo sguardo pieno di amore e risoluzione.
«Ti amo, Stiles e non permetterò a niente e nessuno di portarti via da me.»

✽✽✽

Stiles si svegliò di colpo, un fortissimo dolore che dal petto si diramava poi in tutto il corpo. Era difficile stabilirne l'esatto punto di origine perché era localizzato in un po' tutto il corpo.
«Stiles, ehi ...» Derek fu presto accanto a lui. I suoi sensi da lupo gli avevano permesso di accorgersi dell'esatto momento in cui il sonno di Stiles era finito. Avvolse il ragazzo in una pesante coperta di lana, sentendolo tremare.

«Hai freddo.» Constatò e la cosa era strana visto che ormai erano a metà maggio, in California. Mentre frizionava la coperta addosso al corpo tremante del ragazzo, inavvertitamente il lupo sfiorò la pelle del suo collo. Una scarica di dolore attraversò il suo corpo mentre le sue vene si tingevano di nero.
«Stiles, senti dolore.» Il ragazzo lo guardò, ma ignorò la sua domanda.
«Lydia?»
«La stanno cercando tutti, hanno chiesto a me di controllarti, avevi bisogno di riposo.»
«Dio! Sembra di attendere la chiamata per il riscatto.»
«Stiles quanto dolore senti?» Chiese di nuovo Derek per nulla intenzionato a fare il gioco del suo ragazzo. Ormai conosceva Stiles molto bene e sapeva che cercava sempre di sfinire gli altri di parole solo per non parlare mai veramente di se stesso.
Il più piccolo guardò il lupo negli occhi, sapendo che non poteva mentire a lungo, non a Derek almeno. Il dolore era sempre più forte e ogni minuto che passava lui si sentiva sempre più debole. Non era un genio, ma forse non ci voleva molto a capire che, da quando il Nogitsune si era separato dal suo corpo, si era portato via una parte vitale di lui. Forse più lui diventava forte, più Stiles si indeboliva. E lo stava accettando. Non gli importava di morire se questo avesse significato anche la morte di quella creatura malvagia e capricciosa. Guardò Derek negli occhi, leggendovi il tormento delle ultime settimane. Prima gli incubi, poi la sua presunta malattia, poi la possessione e adesso quello.
«Derek ... se io dovessi ...»
«No! Non ti azzardare nemmeno a dirla una cosa del genere, Stiles. Troveremo un modo, ok?» La voce di Derek era carica di dolore, carica come Stiles non l'aveva mai sentita, nemmeno quando Cora aveva rischiato di morire.
«Derek, dobbiamo essere realisti ...»
«Appunto Stiles, abbiamo sempre trovato il modo, lo abbiamo fatto per Jackson che nemmeno lo meritava. Non permetterò che tu muoia Stiles.» Le parole si infransero sulla lingua del moro, aprendo una voragine di dolore che rischiò di inghiottire il cuore del mannaro.
«E io non permetterò che altre persone muoiano per colpa mia, Derek. Ricordo tutto, tutto ciò che ho fatto, quando ho cercato di uccidere Scott, quando ho attaccato te ... non voglio essere responsabile di altre morti e tu devi promettermi ...»
«No! No! No!» Delle lacrime cominciarono a scendere dagli occhi di Derek, lacrime di dolore, lacrime sadiche che sembrarono volergli ricordare perché per anni aveva vissuto in solitudine, per non dover soffrire di nuovo in quel modo.
«No! Guardami ...» Stiles poggiò le sue mani, fredde come il ghiaccio, sul volto di Derek. «.. qualunque cosa succeda, Derek, non voglio che tu ti richiuda. Ti prego Derek non farmi morire con la consapevolezza che tornerai ad essere solo e sofferente. Se devo morire, lasciami morire sapendo che ti lascio felice. Non abbandonare il branco, non chiuderti di nuovo in te stesso e nei tuoi stupidissimi sensi di colpa.» Adesso erano entrambi a piangere. Le lacrime di Stiles scendevano sul suo viso spigoloso e magro, quelle di Derek restavano incastrate nella sua barba, come piccoli diamanti in un campo di rovi.
«Stiles, non posso essere felice senza di te.» Sussurrò Derek guardando quegli occhi ambrati e temendo di non vederli mai più.
«Puoi ... e me lo devi promettere o giuro che il mio fantasma ti perseguiterà per l'eternità continuando a parlare e parlare senza mai tacere.» Tra le lacrime, una piccola risata scappò dalle labbra di Derek.
«Io amo sentirti sempre parlare. L'ho sempre amato.» Il loro fu un bacio salato, un bacio in cui entrambi cercavano di non sentirvi quel sapore amaro di un addio.
«Derek ... ti prego ... fa l'amore con me.» Una preghiera appena sussurrata.
«Stiles ...» Derek sentì la sua voce uscire strozzata dalla sua gola, gli bruciava come se avesse ingerito dello strozzalupo.
«Ti prego ... sappiamo entrambi che i sacrifici di vergini possono portare solo nuovi guai.»
«Ti prego Stiles ... non scherzare, non scherzare su questo.» Lo pregò Derek, perché la sola idea di non poter più stringere quel corpo, di non sentire più quel battito forsennato o quella sua voce fastidiosa ma eppure così amata, lo faceva impazzire, era come se ogni volta che Stiles pronunciava quelle parole, una piccola parte di lui morisse.
«Allora lo dico seriamente: fa l'amore con me Derek. Fammi provare cosa significa stare con tutte te stesso con la persona che ami. Ti prego.» A quella richiesta, così sentita e supplicata, Derek non seppe dire di no.
Lo spogliò con accortezza e reverenza, allontanando dalla sua mente il pensiero che quella potesse essere la loro prima e ultima volta. Quando Stiles fu completamente nudo sotto di lui, Derek coprì il suo corpo con il proprio, per scaldarlo, per fargli sentire la sua presenza. Le mani di Stiles si muovevano frenetiche lungo la sua schiena, spingendolo ad aderire maggiormente al suo corpo.
«D-Derek ...» Il moro non aveva mai sentito suoni più belli di quelli che uscivano da quelle labbra perfette mentre lui lo preparava. Il solo pensiero di non poterli più sentire lo uccideva e lo spingeva a farglieli emettere ancora ... ancora ... ancora ...
«Derek ... ti prego ...» Il moro si posizionò tra le gambe di Stiles. Il ragazzo sotto di lui era la cosa più bella che avesse mai visto, anche adesso che la sua pelle era pallida, profonde occhiaie nere contornavano i suoi bellissimo occhi, anche così, agli occhi di Derek, Stiles era bellissimo.
Entrò dentro di lui con calma, guardandolo sempre negli occhi, lasciando che fosse quell'ambra a guidarlo, ad avvolgerlo.
I primi movimenti furono lenti, accorti, le vene di Derek che si tingevano qua e là di nero quando vedeva Stiles troppo sofferente.
«Derek!» Il gemito che scappò dalle labbra del giovane quando il lupo colpì la sua prostata fu dannazione per entrambi. Da lì in poi i loro movimenti si fecero più frenetici, le loro grida più acute, le loro mani indissolubilmente intrecciate ...

Say:«I remember», is just another way to say «I love you»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora