Tutti abbiamo visto quanto stesse male Ermal quella sera.
Così mi è nata quest'idea, condita da un po di Angst e dalla partecipazione di Lodo.
Ringrazio tutte le metamoropatiche disagiate del gruppo whatsapp, che alimentano le mie idee malsane💛.Dopo le prove del concerto, Ermal tornò subito a casa: si sentiva molto più affaticato del previsto e con un principio di infiammazione alla gola che lo faceva tremare. Il forum di Assago era stato molto faticoso e il suo fisico non accennava a riprendersi.
Camminando continuava a mettersi in bocca una benagol dopo l'altra, cercando di calmare il bruciore.
Aprì la porta e venne subito colpito dalle note di una chitarra, così seguì quel suono, che al rumore dei suoi passi cambiò progressivamente in una melodia a lui molto nota. Arrivato a limitare del salotto si perse a osservare la figura del moro, disteso sul divano con la chitarra in grembo e la bocca che sussurrava parole di una canzone non sua. Ermal si chinò oltre la spalliera del divano per incontrare i suoi occhi.
"Bentornata, piccola anima" gli disse con un sorriso.
"Ci siamo fissati con questa canzone eh" nonostante stesse male, non ce la faceva proprio a non fare un asfaltata quando gliele servivano così su un piatto d'argento: "sei proprio un inguaribile romantico"
Fabrizio si alzò, seguendo l'altro che si stava già allontanando e lo prese per un braccio: "hey, non mi saluti nemmeno oggi? "e fece un espressione irresistibile da cucciolo abbandonato.
Ma Ermal non poteva permettergli di avvicinarsi troppo o si sarebbe ammalato anche lui, e il riccio sapeva bene quanto questo potesse essere catastrofico per l'altro.
"Sto mangiando una caramella" rispose rapido: in fondo non era nemmeno una bugia, circa.
Fabrizio gli si avvicinò di più, mettendogli le braccia al collo e sussurrando in un tono ancora più basso del solito: "bhe, falla assaggiare anche a me", poi gli leccò le labbra che però rimasero serrate.
L'espressione di Ermal rimase impassibile, provocando una lieve fitta al moro che gli chiese se c'era qualcosa che non andava.
"Niente, Fabrì stai tranquillo, sono solo stanco. Vado a farmi una doccia e poi vado a dormire." E se ne andò, lasciando il romano impalato in mezzo alla stanza, confuso e malinconico.
Quando Fabrizio lo raggiunse a letto, il riccio se ne stava raggomitolato nella sua metà, coperto fino al naso. Il più grande gli lasciò una carezza sui capelli e si mise a dormire, sempre più inquieto.La mattina del primo maggio il romano si svegliò per primo: fatto insolito visto che di solito era il riccio quello più mattiniero. Si voltò verso il suo compagno e gli scostò i ricci dal viso, per dargli un bacio sulle tempie. Ma facendo quel gesto si rese conto che la fronte del ragazzo scottava ed era imperlata di sudore. Osservandolo meglio realizzò che aveva anche le palpebre livide e il naso rosso.
Andò in bagno, prese un asciugamano, lo bagnò di acqua fredda e poi lo mise sulla testa di Ermal, cercando di dargli un po di sollievo. Decise di lasciarlo riposare ancora un po' e andò un cucina per cercare delle medicine e preparargli qualcosa di caldo che potesse farlo star meglio.
Fabrizio stava versando il the in una tazza, nel momento in cui dei passi pesanti lo distrassero. Alzando lo sguardo si ritrovò Ermal in mezzo alla stanza, scalzo e con addosso dei pantaloni della tuta e una t-shirt.
"Ermal ma cosa fai fuori dal letto? Fila in camera! Hai la febbre!"
"Fab, devo prepararmi..." un tono flebile e roco, appena un sussurro.
Il romano strabuzzò gli occhi: "Prepararti? Guarda che non puoi uscire in queste condizioni, dove vuoi andare?"
"Devo andare al concerto, sta sera devo cantare." Nonostante la voce fosse bassa, era imperiosa e non ammetteva repliche.
"Ma scherzi vero? Ti reggi malapena in piedi, non hai la forza nemmeno per parlare e vorresti cantare? Mi sembra di parlare con un bambino."
"Ho dato la mia parola, Fabrì, non posso tirarmi indietro"
"Me cojoni della tua parola, Ermal, lo capisci o no che stai male?"
"Sto bene, ho sopportato di peggio..." braccia incrociate e sguardo fuori dalla finestra a evitare i suoi occhi.
Il Moro voleva avvicinarsi e stringerlo, ma era troppo incazzato.
"Perché sei così cocciuto?!? Rischi di peggiorare la situazione e tra qualche giorno dobbiamo pure partire!"
"Pensi che non lo sappia? Comunque io oggi devo fare questa cosa, che ti piaccia o no."
"Bhe, se le cose stanno così: io non vengo, non alimenterò questa tua follia."
Un' espressione ferita sul volto del riccio passò rapida come un soffio di vento.
"Ah quindi mi farai cantare da solo? In queste condizioni?" Stava rigirando la frittata solo per farlo sentire in colpa. Sapeva bene di affondare il coltello nella ferita, ma era troppo stanco.
"Senti Ermal, vaffanculo va"
E se ne andò, lasciandolo solo in cucina.Il ragazzo si vestì mettendo un piccolo foular a coprire la gola e si imbottì di medicine per avere la forza di uscire di casa e soprattutto per avere un minimo di voce necessaria a fare il suo lavoro.
Per il resto della mattina non vide nemmeno l'ombra di Fabrizio, così uscì con un peso sul cuore.
Impiegò quasi un'ora ad arrivare in piazza San Giovanni, lì si rinchiuse nel suo camerino con un termos di tisana alle erbe, cercando in tutti i modi di non prendere freddo. Il meteo dava pure pioggia per la serata. Di bene in meglio.
Un bussare alla porta lo distrasse dal cumulo nero che si addensava sulla sua testa: era Lodo Guenzi che gli chiedeva come mai fosse così sciupato.
Ermal si sentì in colpa, così decise di dirgli la verità: se la meritava, dopo aver messo l'anima nell'organizzazione di quel concerto. Disse che stava male, che aveva litigato con Fabrizio, perché voleva che rimanesse a casa, e che di conseguenza non sarebbe venuto.
Il biondo gli chiese dispiaciuto se c'era qualcosa che potesse fare per aiutarlo, ma il moro rispose solo che dovevano fare qualche modifica all'arrangiamento delle canzoni in modo che non si notasse la sua carenza di voce. O che comunque si notasse il meno possibile.
Nel pomeriggio Ermal dovette fare alcune interviste, che peggiorarono il suo umore, e quando due ragazze gli chiesero dove fosse Fabrizio, non riuscì a trattenersi dal rispondere sgarbatamente.L' esibizione poteva sicuramente andare peggio, ma sarebbe dovuta andare molto meglio. Riuscì a cavarsela con "vietato morire" e "dall'alba al tramonto", ma cantare la loro canzone da solo lo faceva star male tutte le volte, e dopo la litigata di quella mattina stava anche peggio del solito. In "mi salvi chi può" decise di non usare filtri. Sapeva che si stava facendo del male, che quelli che aveva davanti non erano i suoi lupi, pronti proteggerlo da tutto, quel pubblico non era lì per lui. Ma non gli importava: doveva esprimere quello che provava. Così mise in quelle parole tutto il suo dolore, fisico e psichico, tutta la rabbia, la tristezza, la malinconia. La disperazione e il Bisogno di Amore erano tangibili. Aveva bisogno di Fabrizio.
Per fortuna che c'era la pioggia a coprire le sue lacrime.
Appena finito di cantare, bagnato fradicio, si scusò con Lodo e scappò a casa.
Aprì la porta con impeto e si trovò di fronte un Fabrizio con gli occhi lucidi, che gli si gettò tra le braccia senza esitare.
Sussurrarono entrambi un "mi dispiace" tra le lacrime, il romano che accarezzava i ricci umidi del più piccolo, che aveva nascosto il viso sul suo collo e gli stringeva forte le braccia attorno alla schiena, senza alcuna intenzione di lasciarlo andare.
Fabrizio si allontanò leggermente, gli baciò gli zigomi, le palpebre cerchiate di nero e il naso gelido.
"Vieni" sussurrò, lo portò a letto, sotto una montagna di coperte, e lo tenne stretto tutta la notte.
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Metamoro on the way
Fanficraccolta di one shot a tema Metamoro, nate da vari prompt, indipendenti l'una dall'altra. Sono aperta a suggerimenti :) -7 aprile: Ermal in treno da Milano a Roma -6 aprile: un po di fluff a Lisbona, condito con una particolare abitudine di Ermal ch...