Sos:Come si chiede un appuntamento?

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"Gli hai chiesto di uscire? Tu?" Aveva esclamato Emma appena la sua amica le aveva raccontato l'accaduto. Era entrata nell'appartamento facendole giurare di tenerselo per sé, conscia che comunque Killian le avrebbe detto qualcosa.
"Okay che non sono pratica di queste cose, Emma, ma non mi sembra una grande notizia. Sembra una persona piacevole e mi sembrava corretto invitarlo ad uscire per sdebitarmi di quel pugno." Aveva provato a sviare.
Perchè si, Regina aveva tirato un pugno a Robin quando lui, due giorni prima, al ristorante, aveva provato ad abbracciarla per salutarla. Avevano passato la serata a parlare delle proprie famiglie e dell'università e lei si era accorta di che brava persona in realtà fosse. Infatti, per toglierla dall'imbarazzo del pugno, lui l'aveva buttata sul ridere, e lei si era sentita ancora di più in colpa.  Così due giorni dopo si era armata di coraggio e lo era andata a trovare nell'appartamento del campus che condivideva con Killian e Jefferson. E già quello era tragico. Lei non chiedeva scusa a nessuno, figurarsi uno sconosciuto, figurarsi andare a cercare appositamente uno sconosciuto. Forse una caffè per farsi perdonare?

"Regina! Qual buon vento ti porta a bussare alla porta della mia nave, tesoro?" Lei aveva roteato gli occhi al cielo e aveva ribattuto prontamente.
"Bhe, Capitano, in realtà sono venuta a bussare alla porta di Robin. Che ci vuoi fare se è anche la tua?" Aveva esclamato lei fingendo disinteresse. Lui le era parso sorpreso. In tanti anni di conoscenza e quasi amicizia non aveva mai visto Regina in quello stato. Aveva i capelli sparsi sul volto e il rossetto rosso rovinato a causa dei morsi che si dava sulle labbra. Killian aveva fatto due più due e aveva spalancato la porta.
"Ah, quindi il nostro caro Hood ha fatto colpo, vedo. Jeff, vieni a sentire! Robin ha trovato qualcuno dell'altro sesso disposto a parlargli, e non è Marion!" Aveva esclamato quasi commosso.
"Davvero?" Aveva sentito rispondere poco prima che un Jefferson senza maglia le apparisse davanti affiancato da una ragazza in reggiseno.
"Fate schifo, ragazzi, davvero. Quindi non è qua?" Aveva colto l'occasione per sviare l'argomento lei. E adesso chi diamine era Marion? E a lei cosa importava?
"No. È a lezione. Aula 301, edificio B." Le aveva risposto Killian con quel suo sorrisetto irriverente. 'Calmati' si era detta. 'Se lo picchi Emma si incavolerà'.
Stava quindi per girare i tacchi quando proprio Killian le si avvicinò e le aveva detto, sussurrando, "Stasera vi lasceremo camera libera, così vi potrete divertire." E, a quel punto, lei era scattata e gli aveva fatto un occhio nero. Emma crebbe capito, si era detta.  Poi si era voltata e di era affrettata verso l'edificio B.

Trovare Robin in mezzo a tutte quelle persone era stato  a dir poco estenuante. Perché Robin era uno che sapeva mimetizzarsi così dannatamente bene?Gli avrebbe attaccato un'insegna a neon, si disse.
Poi però si era voltata verso destra e lo aveva visto uscire da un'aula (304,dannato Uncino!) e si era accorta che in realtà Robin era tutt'altro che bravo a mimetizzarsi. Camminava insieme a due ragazzi e parlava animatamente. Ma, la cosa che più la fece traballare, fu il suo monopolizzare la stanza con la sua allegria. Le persone che i tre superavano si fermavano un attimo ad osservarli. E la maggior parte li salutava come se fossero grandi amici. La stessa Regina dovette ammettere di essere in qualche modo attratta dal suo irradiare calma e allegria. Anche solo da lontano. Ora quel pugno le gravava sullo stomaco come venti macigni messi insieme.
"Regina? Cosa ci fai qua?" Si era sentita chiedere da Robin appena lui l'aveva vista. Si era allontanato dai suoi amici con un cenno e si era diretto verso di lei a passo spedito.
"Vuoi venire a cena con me, domani?" Aveva sputato fuori lei. Al diavolo i convenevoli. Al diavolo il caffè di scuse, lei voleva uscirci a cena e voleva farlo al più presto. Erano anni che non si sentiva attratta da un uomo in quel modo e di certo non se lo sarebbe lasciato sfuggire.
"Cosa? Sul serio?" Aveva detto quello tra l'intimorito e lo speranzoso. "Pensavo di non piacerti. Sai, il pugno e tutto."
"Si, a quel proposito,  volevo anche scusarmi per il pugno." Aveva ammesso imbarazzata mordendosi il labbro. " Non sono abituata ad effusioni. Per questo vado d'accordo con Emma."
Lui l'aveva guardata con un sorrisetto gioioso. "Non fa nulla, Milady, ti perdono certamente. E sappi che mi dispiace di aver superato inconsciamente un limite. Da oggi in poi ti avviserò prima di provare ad abbracciarti. " Aveva detto serio. "Comunque accetto, ma sappi che hai minato alla mia mascolinità," le aveva strizzato l'occhio per farle capire che non era esattamente serio " quindi dovrai lasciarmi organizzare questo appuntamento." Aveva concluso con un sorrisetto. Lei aveva sbuffato.
"Ti ho invitato io, Hood."
Ma lui aveva ribattuto facilmente: "E io voglio sdebitarmi per averti messa sulla difensiva con il mio abbraccio. Se proprio insisti però puoi scegliere dove andremo la prossima volta, milady. " Aveva detto prima di avviarsi verso un' altra aula.
"Cosa ti rende sicuro di poter ottenere un altro appuntamento?" Gli aveva chiesto lei stizzita.
"Perché mi piaci, Mills. E non lasciò andare facilmente chi mi piace!" Aveva detto per poi sparire nell'aula 301. Diamine, Killian aveva solo sbagliato orario.

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