Amaris era tornata a casa dopo la sua solita giornata di scuola, e come tutti i pomeriggi, era a casa, sdraiata sul suo letto, a rilassarsi ascoltando la musica ad occhi chiusi, aprendoli solo per cambiare canzone quando quella che partiva non le piaceva oppure se aveva voglia di ascoltarne una specifica.
Aprì gli occhi per cambiare canzone, e mise la sua preferita, richiudendo gli occhi e godendosi al meglio quella canzone, scandendo il ritmo con le dita sul cuscino e muovendo la testa a tempo, ma quando riaprì gli occhi notò qualcosa di strano.
«Come fa ad essere così buio? Possibile che sia così tardi?» Pensò tra sé e sé prima di guardare meglio l'oscurità fuori dalla finestra.
Quella non era oscurità notturna, era fin troppo nera, talmente nera che tutto al suo interno era indistinguibile. «Che cosa sta succedendo qui?» Si chiese ancora con un filo di preoccupazione e paura nella voce, guardandosi attorno per vedere se c'era qualche segno di pericoli o cose del genere, ma quando si rigirò verso la finestra, notò una strana distorsione nell'angolo
L'oscurità si staccò dal muro come attratta da un magnete, andando lentamente a comporre la figura di un uomo giovane, sulla ventina, forse, dalla carnagione marmorea e lunghi capelli corvini, dal fisico muscoloso, ma magro abbastanza da dargli una forma fisica elegante, coperto solamente da un velo nero attorno ai fianchi, mentre il suo corpo era ornato da innumerevoli gioielli d'oro e argento, anelli alle dita, bracciali ai polsi, avambracci, e braccia, cavigliere e altri bracciali attorno ai polpacci e alle cosce, una cintura dorata, innumerevoli collane ed orecchini. Ma quello che sorprese e spaventò di più Amaris furono i suoi occhi.
Erano scuri, ma non quello scuro tipico di coloro che nascevano con la carnagione scura.
Erano neri.
Neri come l'oscurità che fuori dalla finestra, minacciava di entrare ed assorbire tutto nel suo nero abbraccio.
Neri come il Vuoto.
«Mia cara Amaris.» L'uomo parlò, con lo stesso tono di voce che Amaris aveva sentito nel suo sogno, se non fosse stato per il fatto che stavolta suonava molto, molto più reale e vicino.
Amaris sobbalzò quando sentì la voce ed esitò, ma riuscì a mandar giù il nodo che le si era formato in gola, e parlò alla figura che nel mentre aspettava una risposta aveva incrociato le braccia, rimanendo a fluttuare nell'angolo.
«C-c...chi sei?! C-come fai a conoscere il mio nome?!» Chiese minacciosamente la ragazza, seppur fosse ancora terrorizzata dalla presenza.
«Ogni cosa a suo tempo, Amaris, prima di sapere chi sono io, devi sapere chi sei tu.» Rispose misteriosamente lui che nel mentre le si era avvicinato, ma quando provò ad allungare la mano per accarezzare la guancia della ragazza, ella subito indietreggiò tirando istintivamente uno schiaffo alla mano dell'uomo, scoprendo che era un'entità fisica e che anche i gioielli che indossava lo erano, come capì dal dolore che provò dopo aver colpito uno degli anelli dell'uomo con la nocca.
«Non toccarmi.» ringhiò lei, tenendosi la mano per un momento.
Lui insistette, avvicinandosi sempre più finché la ragazza, allontanandosi, non sbattè la schiena contro la parete.
«Non agitarti, Fiocco di Neve.» Schernì di nuovo lui, accarezzandole una guancia con la mano destra, e rivelandosi estremamente freddo al tatto. «Non intendo farti del male, bensì...» Ghignò, prendendole il mento tra due dita mentre l'altra mano si faceva strada lungo il braccio di lei, scoprendone l'avambraccio per poi stringerlo. «Aiutarti.» Sussurrò ancora, tappando la bocca di Amaris con la mano sinistra.
All'inizio lei non capì, ma riuscì a sentire una forte sensazione di bruciore sull'avambraccio dove lui aveva stretto con la mano; e abbassando gli occhi strizzati verso la fonte del bruciore, notò che quello che sembrava un marchio impresso a fuoco vi si era formato sopra.
Sgranò gli occhi, impaurita, e incrociò lo sguardo della figura che le era ancora davanti. «Vediamo se così ti piace di più, eh?» parlò lui, mentre il marchio sul braccio di lei mutava in un tatuaggio tribale, costituito da una moltitudine di spesse linee che si avvolgevano a spirale attorno al braccio, partendo dal gomito fino al polso. Purtroppo questa mutazione le costò un dolore lancinante, e vista la sua bassa sopportazione, si ritrovò poco dopo a perdere i sensi, opportunamente sorretta dall'uomo di fronte a lei.
«Povera Amaris, così pura.» Disse lui sollevandola e trasportandola fino a lasciarla sul suo letto.
Sorrise accarezzandole un'ultima volta la testa prima di dirigersi di nuovo verso l'angolo da cui era emerso e sparire, tornando da dove era venuto mentre il mondo attorno al corpo dormiente di Amaris tornava alla normalità.
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[ᎪᎷᎪᎡᎪ]
FantasyLe vicende di una ragazza emarginata e priva di appoggi morali, la cui vita viene sconvolta da un incontro inaspettato.