Dedicato a una persona importante
Era circondata da amici e i familiari, suo marito accanto con il figlioletto in braccio. La seguivano nel giardino, dove un sole alto e brillante riempiva il cielo, accompagnato dalla brezza ribelle di quel pomeriggio. Rimanevo tra le ultime file di questi ospiti, mentre veniva accompagnata da tutti quanti al suo posto. Volevo osservare il lungo corteo degli invitati all'evento, accanto a lei. Volevo questa specie di anonimato, era una giornata unica per lei e lei soltanto. Ero lì in disparte con un mio amico, un mio ex compagno di classe che come me, assisteva e basta, come una mosca sul muro.
"Rieccoci qui insomma, la maggior parte della 5°A riunita dopo tanti anni, solo per lei" mi disse Simone, azzardando un sorriso sottile in cerca di complicità. Voltai leggermente lo sguardo e ricambiai il sorriso, facendo un sospiro. Aggiunsi: "Beh, credo sia d'obbligo. Dopotutto è lei che ci ha accompagnati fino alla fine delle elementari, quindi tocca a noi tornare il favore, almeno oggi". Intanto la gente continuava ad entrare dal cancello, tutti perfettamente vestiti eleganti, per la giornata e per lei. un uomo barbuto si avvicinò ad un microfono lì vicino e cominciò a parlare, ma ero troppo concentrato a cogliere dettagli e pensare.
Ci raggiunse poco dopo una ragazza, anche lei ex compagna di classe, che con delle pacche sulle tasche stava cercando il pacchetto di sigarette. Lo sguardo sembrava assente, distratto, come se noi in quel piccolo istante non esistessimo, soltanto il muro dietro me e Simone. Mentre controllava all'interno del pacchetto, disse sommessamente: "Appena usciamo da qui devo assolutamente fumare, non reggo un minuto di più". Tra le parole di questa frase si celava qualcosa di più di un semplice vizio, era come una supplica o un tentativo di fuga. Forse Samantha aveva visto troppo o aveva qualcosa che non andava, ma era del tutto normale.
Tutti avevano qualcosa che non andava, che stonava tra i verdi e affusolati steli verdi del giardino, i timidi petali dei fiori multicolore, il cinguettio degli uccelli tra le fronde degli alberi, alti e silenti. Una moltitudine di braccia conserte, giacche e cravatte stirate il giorno prima. Ogni tanto una testa e una felpa spuntavano disordinatamente da questa folla, ragazzini, forse suoi alunni di quell'anno o di pochi fa. Non era quella la cosa che stonava in questo complesso sistema, davanti ai miei occhi. Improvvisamente, dal gregge di camicie spuntò una bimba che con le sue piccole gambe, a passi incerti, scappava dalla mamma che prontamente la inseguiva.
La fuga non durò molto, la bambina venne raggiunta dalle braccia della madre, il fazzoletto dalla sua mano destra cadde. Rimessa al grembo la bimba, la donna prese un altro fazzoletto, portandoselo agli occhi rossi e gonfi, che di lacrime ne dovevano ancora versare. Lei, come tante altre donne, era col fazzoletto alla mano, mentre gli uomini preferivano la manica per non lasciar trapelare i sottili rigagnoli che filtravano sotto gli occhiali da sole. Sempre lì, tutti quanti, attorno a lei. L'uomo barbuto finì di parlare e nello stesso istante sei uomini la presero con cura, avvicinandola a uno dei muri di quel prato, disseminato qua e là di marmo, parole e fiori.
Sistemata sul suo giaciglio, accompagnata da tutte queste persone, il silenzio sembrò ancora più pesante: una sottile nuvola fugace opacizzò i raggi del sole, il cinguettio scemò e le fronde degli alberi rimasero immobili. Tutto era in pausa in quell'istante. Simone si voltò mormorando solo:"Non ce la faccio, non posso guardare" con una smorfia di disgusto stampata in faccia. Da quel nostro angolo, distante dalla folla, si aveva una vista panoramica della scena. Un uomo corpulento si avvicinò al giaciglio di lei, con passo umile e silenzioso, prese degli attrezzi e appena appoggiato il primo mattone, tutto riprese come prima, inclusi i pianti ed i singhiozzi.
Un funerale smorza sempre l'animo, i rituali come l'estremo saluto o la sepoltura sono un monito che ci ricorda il significato della morte. Ancor più forte è il fatto che si presenti a noi anche in un giorno come quello di San Valentino, giornata dell'amore, un amore che vince sulla morte, ma solo a parole. Un San Valentino che suo marito non dimenticherà mai e che nemmeno io dimenticherò, da quell'angolo in disparte. Avevo rotto con quella che credevo la mia dolce metà, mesi prima, e mi sentivo male. Ma a pensarci allora, il mio era puro egoismo rispetto ad un amore perduto per sempre e sepolto davanti ai propri occhi, il 14 di Febbraio.
Allontanandoci, a cerimonia finita, mi voltai un'ultima volta davanti all'ingresso del cimitero. Simone, Samantha e gli altri uscirono, forse per scappare dall'aria immobile del camposanto, forse per fretta o solo per noia. Fatto sta che io rimasi lì ancora per qualche istante, volevo osservare quella tomba e come si fosse amalgamata nel complesso di lapidi. Ma ecco che vidi due figure ancora lì, il marito e il figlio. Il piccolo si avvicinò ancora a lei, con la sua mano stretta a quella del papà e si misero davanti alla tomba, dopodiché appoggiò su di essa un piccolo fiore giallo, strappato tra le erbacce. A tutti gli effetti, una riunione di famiglia, per l'ultima volta.
STAI LEGGENDO
Il suo San Valentino
Historia CortaUn San Valentino particolare, ricco di sentimenti contrastanti e pensieri improvvisi, proprio perché...