Prologo

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Prologo
ADAM

   «Ora!» ordino, fermando di colpo il furgone bianco, senza targa, accanto al marciapiedi su di cui Zarah cammina, a ritmo blando, insieme a Andrada.

Come cazzo si è vestita? brontolo mentalmente, osservando nervoso ciò che indossa: un paio di pantaloncini di jeans attillatissimi, che fasciano alla perfezione il suo culo a mandolino, e un top rosa che lascia scoperta la sua pancia piatta e quel dannato piercing che ha all'ombelico.

Lei sa che mi dà fastidio vederla vestita così, però ciò che dico io per lei non conta un cazzo. Non è mai contato un cazzo, ma ora le cose stanno per cambiare.

Da domani in poi le cose andranno come dico io.

Uno dei ragazzi incappucciati che ho pagato per occuparsi della questione apre lo sportello scorrevole e scende in fretta dalla vettura, seguito da un altro.

Tamburello nervosamente le dita, ricoperte dalla stoffa dei guanti neri, sul volante mentre osservo la scena da dietro le lenti scure degli occhiali griffati che indosso. Nonostante il cappuccio, ho preferito nascondere gli occhi. Lei potrebbe riconoscerli e per il momento non è quello che voglio.

I ragazzi si avvicinano furtivamente alle spalle delle due amiche, dopodiché succede tutto in fretta.

Zarah viene sollevata all'improvviso e trascinata verso il furgone mentre Andrada si mette ad urlare come impazzita. Hanno scelto una via secondaria, non troppo trafficata, per andare al mare, così ad assistere allo spettacolo non c'è quasi nessuno.

Costel e Relu sanno perfettamente cosa fare, ho dato loro degli ordini ben precisi. Non appena portano Zarah sul furgone, la sbattono a malo modo sulla panchina per farla star ferma, poi le tappano la bocca, che grida parole cariche di terrore, con una grande striscia di scotch nero mentre io do gas e premo sull'acceleratore, partendo verso la prossima destinazione alla velocità della luce.

Appena arrivati fuori città, su una via sterrata circondata da campi di granoturco dove non c'è un'anima viva, scendo dal furgone e mi dirigo a passi rapidi verso la Dacia Logan blu dentro cui Raul mi sta aspettando con il motore acceso.

Costel e Relu portano mia cugina, la ragazza che mi ha fottuto completamente il cervello, in un'altra auto, priva anche essa di targa, e vanno via verso il campo rom che ospiterà Zarah per un tempo ancora da decidere mentre il terzo tizio della banda va via con il furgone per portarlo a demolire, come da copione.

Mi hai costretto tu, Zarah, ad arrivare a tanto e ora ne pagherai le conseguenze.

«Ti porto a casa?» chiede Raul, andando nella direzione opposta alle altre due macchine, mentre io mi tolgo i guanti e il cappuccio per lanciarli poi sul sedile posteriore. Mi libero anche del giubbotto in pelle, facendogli fare la stessa fine degli altri indumenti, dopodiché mi passo una mano tra i capelli neri come l'ebano e scuoto la testa.

«Portami al Moulin Rouge.» gli ordino.

» gli ordino

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OSSESSIONE GITANADove le storie prendono vita. Scoprilo ora