giorno due

21 0 0
                                    

Sbatto gli occhi umidi per le lacrime, e riavvolgo per la milionesima volta la scena della morte di mia madre, come se fosse un video messo in loop.
Il suo corpo è rimasto lì per ore e ore e la pelle ha iniziato ad avere un cattivo odore. Mi asciugo gli occhi, tirando sul con il naso e cerco di alzarmi.
Faccio pressione sui piedi per tirarmi su, barcollo un attimo e poi riacquisto l'equilibrio.
Mi sento le gambe pesanti, la testa che scoppia e gli occhi gonfi. Non voglio rimanere qui un secondo di più.
Salgo le scale e vado in camera, un vuoto dentro il mio petto, che non credo riuscirò mai più a colmare. Prendo una sacca e ci metto lo stretto necessario, poi sento dei rumori al piano terra. La trasformazione è avuta adesso e con il cuore in mano, devo ucciderla.
Scendo le scale con un coltello che avevo preso in cucina e lo metto in posizione da guardia, il cuore batte all'impazzata e mi sento persa mentre guardo la mia casa; tutti i momenti passati felici, svaniti, adesso solo sofferenza e lacrime.
Arrivo in cucina e vedo un'ombra girata di spalle che rovista nella credenza, mia madre è a terra inerme, con gli occhi chiusi. Non è più putrefatta, tutto è svanito e lei, con gli occhi chiusi, riposa in un sonno eterno.
"Non muoverti" la mia voce è roca e trema
La persona si ferma e si gira lentamente, con le mani alzate. La luce di un nuovo giorno filtrava dalle tapparelle e dava un'atmosfera surreale, inizio a mettere a fuoco e dal poco che vedo capisco che è una ragazza.
Una ragazza come me, viva, e da come sono ridotti i suoi vestiti immagino che anche per lei non sia stata una bella nottata.
"Scusami, ho visto la porta aperta e mi sono fiondata al riparo" guarda il corpo di mia madre
"Si era trasformata" mi guarda e io annuisco, poi continua abbassando lentamente le mani
"Chi era?"
"Mia madre" rispondo secca e poso il coltello sul tavolo della cucina.
"Mi dispiace" mi sorride cauta e posa la merendina che aveva in mano
"Tranquilla, se hai fame puoi mangiarla" lei annuisce, apre il sacchetto e la mangia con voracità
"Ho visto che hai un fucile"
La guardo con un sopracciglio alzato "da quanto sei qui?"
Lei alza le spalle "da un po', pensavo fosse disabitata, ormai non c'è quasi più nessuno qui, sono tutti morti o trasformati o sono scappati"
Io annuisco, non mi capacito di come possa essere successo questo casino in una sola notte
"Vuoi cambiarti? Io vorrei andare via da qua" lei mi guarda, adesso mi sembra che abbia preso coscienza di se stessa e del fatto che tutto ciò sia reale.
"Si, direi di sì... che giorno del cazzo"
Lo dice con un fare così arrabbiato che mi viene da ridere "a chi lo dici" lei mi sorride e saliamo insieme al piano di sopra
"Non credo che la cisterna d'acqua funzionerà ancora per molto, quindi approfittane finché puoi, io vado nell'altro bagno" le tiro un paio di jeans e una maglietta e si dilegua nel bagno. Quando sento l'acqua aprirsi vado in camera e finisco di riempire la borsa. Entro in bagno, e mi guardo allo specchio, non ho mai avuto un aspetto così... malconcio. I capelli disordinati, gli occhi gonfi e il mascara colato, la maglietta logora e sporca di sangue.
Mi tolgo tutto e rimango nuda a fissarmi, ho dei lividi sulle braccia e immagino ancora la figura di quel mostro sopra di me. Entro in doccia e mi lavo velocemente, l'acqua è fredda, avranno sicuramente chiuso tutto e la caldaia si sarà rotta.
Finisco di lavarmi ed entro in camera, metto delle cose al volo.
Qualcuno bussa alla porta
"Hai finito di prepararti?"
"Si, entra" lei arriva e si piazza sul letto, i vestiti che le ho dato le stanno aderenti e la vedo che non si sente a suo agio
"Vuoi una maglia più larga?"
"Si.. grazie, fa caldissimo e non riesco a stare con le magliette troppo strette" mi giro e apro l'armadio.
"Comunque io sono Eleonora" le porgo la maglia
"Io sono Margherita"
"Beh, Margherita, se te porti il fucile io trovo una macchina."
——————————
Per la prima volta da quando tutto è iniziato, devo affrontare il mondo esterno, come sarà diventato?
Eleonora mi ha detto che praticamente non è così male come sembra, ma io non ci credo, so cosa ho cercato su internet, cosa ho letto e cosa ho disegnato, ed è l'inferno.
"Quanto sei esagerata" dice
"Non sono esagerata è la verità" stiamo mangiando un panino prima di uscire a prendere la macchina, spero solo che riuscirò a non avere paura.
"Senti ma che scuola facevi?' Dice come se ormai non ci fosse più speranza per niente e forse è proprio così.
"L'artistico, è vicino casa e stavo facendo uno stage in una galleria d'arte, te?"
Lei annuisce "io facevo il linguistico, mi ha sempre affascinato l'inglese"
Il clima si è fatto più amichevole da un'oretta quando decidiamo di andare, ci alziamo dal tavolo prendendo più cose possibili da mangiare e due bottiglie grandi e due piccole d'acqua.
"La macchina è vicino casa tua, l'ho vista prima di entrare" Eleonora è già pronta alla vita la fuori, si vede. Io no, ho sempre cercato di capire il perché mi affascinassero così tanto le apocalisse tanto da finirne proprio in una, non è divertente?
Eleonora apre la porta e un'ondata di calore mi accarezza la faccia; usciamo e sento mormorii e silenzio, lei va per prima e io la seguo.
Incontriamo qualche zombie ma nessuno ci nota, e riusciamo arrivare alla macchina con successo.
Eleonora fa partire la macchina con qualche magheggio con qualche cavo e sento il ruggito della macchina quando si accende.
"Bingo!" Esclama lei, tutta contenta, e abbandoniamo una volta per tutte la nostra casa.
La macchina corre veloce le strade deserte e i papaveri rossi danno un'aria spettrale al posto, il sole mi brucia la faccia ma non mi importa, c'è di peggio.
"Dobbiamo andare da qualche altra parte, magari non so, a Milano? È lontano lo so, ma appunto per questo magari l'epidemia non si è ancora diffusa lì" faccio un cenno di affermazione
"Va bene, possiamo provarci"
Lei accende la radio e noto solo adesso che una vecchia cassetta è infilata nel lettore.
"Credo che non riusciremo a sentire nient'altro che questo" dico quando la macchina si riempie di una musica che di certo non è né inglese nè italiana. Scoppiamo a ridere
"Che lingua è?" Lei mi guarda
"Credo sia svedese, mio padre è fissato con questa band" poi fa una faccia strana "o meglio, era fissato"
Il silenzio piomba nella macchina e rimane solo la musica accesa, non possiamo ridere in una situazione del genere. La guardo bene, è davvero una bella ragazza, i capelli mori, occhi azzurri, la bocca a cuore e delle lentiggini spruzzate qua e là, ma il suo sguardo è spento.
Mano a mano che ci allontaniamo di più dal paese, il sole cala e la luce del crepuscolo mi ricorda i pomeriggi passati a suonare in cortile mentre mia madre cantava, e mi viene un nodo allo stomaco, meglio non pensarci.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: May 12, 2018 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Il sangue sulle mie maniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora