un ragazzo"normale"

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Ciao a tutti.
Io sono Niccolò e voglio raccontare la mia insolita storia.
So che sembrerà surreale, ma è la mia.
Partiamo raccontando una vita normale di una persona normale, ma vi anticipo già che non è affatto così.
Sono nato a Roma tempo fa.
Vivevo felice o almeno così mi sembrava, con i miei genitori e con mia sorella di 10 anni più grande di me.
Ma tutto era destinato ad andare a rotoli.
A 5 anni iniziai a vedere Lilith, mia sorella, molto "STRANA(?)".
Tornava a casa tardi.
Aveva sempre occhi gonfi.
Indossava vestiti larghi.
Non mi faceva dormire perché piangeva (condividevamo la stessa stanza).
Quando metteva il pigiama notavo tanti piccoli tagli profondi nella sua pelle e nelle sue gambe, ma lei diceva piangente che era il gatto, ma di non dirlo a mamma o papà o chiunque altro.
Mi diceva che se avessi detto a qualcuno dei suoi tagli il gatto avrebbe graffiato me e io non volevo essere ricoperto di rosso come lei.
NO NO NO.
ASSOLUTAMENTE NO.
Ma Lilith piangeva sempre di più e i suoi tagli aumentavano.
Quando lei era uscita confessai tutto ai miei che subito uscirono a cercarla ed io come uno stupido guardai tutto il tempo spaventato il gatto, che però per fortuna, non mi fece niente.
''Strano però'' pensai.
Quando mamma tornò io cercai di abbracciarla, ma mi evitò e si buttò sul divano piangente insieme a papà.
Così io me ne andai arrabbiato nel mio letto pensando.
-'sta sera dirò tutto a Lilith e vediamo come si arrabbierà!-
Lei mi difendeva da qualsiasi cosa perché "non voleva che io dovessi passare quello che passava lei " diceva.
Ed anche se io non capivo.
Non me ne ero mai preoccupato.
Lilith non rientrò quella sera.
-io non mangio finché non c'è Lilith!-
Sbuffai a cena.
Mamma si mise a piangere e finii ad andare a letto senza aver mangiato.
Il letto rosa di fianco al mio era vuoto.
E questa volta ero io che mi tenevo sveglio piangendo da solo.
Non era lei che piagnucolava.
Purtroppo.
Il giorno dopo mi svegliai presto con la mamma vestita tutta di nero che mi diceva "su alzati Carlo".
"Ma sono Niccolò" dissi sotto voce, ma in modo che si sentisse.
Carlo era mio padre.
"Alzati" ripetette semplicemente lei.
Mi alzai e per la prima volta dovetti scegliermi i vestiti da solo.
Presi una maglia gialla e dei pantaloni rossi.
Mamma quando mi video disse però:
"Qualcosa di nero"
"Perché???"
"Perché si. Fa felice Lilith"
"No. Lilith diceva che le piacevano il rosso e il giallo!"
"Ho capito"
Prese lei dei miei vestiti neri e me li infilò a fatica.
"Ma dove andiamo? E dov'è Lilith?" Chiesi una volta in macchina, anche se era ovvio anche per un bambino di 5 anni come me.
"Lo sai non fare il cretino"
Rispose papà.
Speravo che mi sbagliassi.
Ma quando vidi che scendevamo accanto a dei cancelli neri, con la ghiaia, cipressi e grosse pietre con dei fiori capii che avevo ragione e quando vidi la sua grossa pietra e ci posai un tulipano preso dalla tomba affianco scoppiai a piangere.
Mamma mi tirò uno schiaffo intimando di star zitto.
Ma più guardavo la sua foto sorridente più una sensazione di tristezza mi faceva trasalire.
Alla fine dovettimo tornare a casa.
Non andai all'asilo per un anno.
A sei anni dovetti però cominciare le elementari forzatamente.
E li iniziò l'inferno per me.

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