Capitolo Due

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La scuola stava diventando pesante e, negli ultimi tempi, ero ancora più scorbutico e irritabile - manco avessi il ciclo -.

Perché per Charlotte e gli altri era così semplice abituarsi ad un corpo nuovo, farsi nuovi amici e uscire con i ragazzi, mentre io non riuscivo a fare altro che scrivere sul mio diario pagine e pagine di pensieri neri?

I miei voti, di conseguenza, erano in caduta libera ed ero diventato il bersaglio preferito di tutti i professori.

Più cercavo di mimetizzarmi e più mi facevano domande, più tenevo un basso profilo e più mi si accanivano contro e se, fino ad allora, ero stato uno studente con voti nella media, era come se d'improvviso tutti si fossero messi a parlare un'altra lingua a mia insaputa.

La letteratura era diventata un macigno, la matematica era più contorta del Codice da Vinci e lo spagnolo un ammasso di accenti e "s" messe a caso.

Odiavo con tutto me stesso il liceo, il calcio e Facebook.

Avevo solamente undici amici, di cui una era mia madre. Non aggiornavo il profilo e non avevo messo una foto, ma fra i miei contatti c'era Louis e questo mi permetteva di torturarmi senza espormi, monitorando la sua bacheca come un agente segreto.

In realtà lui non scriveva mai di sé, ma erano i suoi amici e le sue amiche da ogni parte del mondo a taggarlo nelle foto o a invitarlo agli eventi più disparati e io immaginavo che lui rispondesse cose del tipo "Appena Harry finisce la scuola verremo da voi per fare Windsurf a Kawaii", oppure "Grazie, ma ho promesso ad Hazza di portarlo a visitare la Grande Muraglia".

Sognavo che saremmo stati per sempre insieme, felici e inseparabili, invecchiando nella nostra casa di campagna con i nostri nipoti e i nostri cani.

Non avevo altro a cui attaccarmi se non la fantasia e me la facevo bastare. Del resto, non dovevo fare altro che fingere una vita parallela, per poi rifugiarmi nei miei sogni. Ed essere veramente felice.

Credo che in fondo il mio malessere derivasse dalla consapevolezza che tutto ciò su cui facevo riferimento, sarebbe presto finito, che ci saremmo diplomati successivamente e ognuno avrebbe preso la sua strada. E il solo pensiero mi spezzava il cuore.

Charlotte voleva diventare avvocato civilista, voleva difendere i più deboli e adottare più bambini possibili, mentre io ero certo che me ne sarei andato, un giorno, a tentare di realizzare il mio sogno. Non sapevo ancora come, ma dovevo darmi una chance.

~*~*~*~*~

Era stato l'Autunno più rigido che si potesse immaginare. La caldaia si bloccava in continuazione. Scendevo a prenderla a pugni una mattina si e una no, uscendo dalla doccia completamente ricoperto di sapone, e rischiando ogni volta la polmonite.

Era questo che faceva sentire me e la mamma soli.

Il non poter contare su qualcuno che ci avrebbe protetti e difesi e che ci avrebbe reso la vita più semplice.

Mamma naturalmente aveva continuato a ignorare questa nostra necessità, passandoci sopra come aveva sempre fatto in passato e aveva continuato a prendersi cura di me.

Poi Paul, il compagno di mia madre, era entrato nelle nostre vite, ma aveva un'altra famiglia a cui badare e quindi non c'era mai quando ne avevamo realmente bisogno.

La volta che erano entrati i ladri, la mamma aveva gridato dal piano di sopra "andatevene o sparo!", anche se aveva in mano l'asciugacapelli, e quando le si era rotta la macchina aveva speso una fortuna dal meccanico, lasciandosi convincere che cambiare il motore era un ottimo investimento per il futuro.

Per questo non mi piaceva l'idea di aver bisogno di qualcuno e avrei voluto essere emotivamente autosufficiente pur di non soffrire mai. Anche se non facevo altro da un pezzo.

Innamorato Di Un Angelo (Versione Larry)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora