Prologo

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NEW YORK, 2015
Il ragazzo correva. Correva come se un demone lo stesse inseguendo. Correva perchè sapeva che, se si fosse fermato, sarebbe impazzito, torturato per l'eternità dalle immagini di quella maledetta sera.

Bianca. Bianca. Bianca. Un solo nome gli rimbombava in testa.
Bianca. Bianca. Bianca. Un mantra che si ripeteva per non impazzire.

Sangue. Vedeva sangue ovunque si girasse. Sangue sui suoi vestiti, sangue sulle sue mani, sangue sui suoi capelli.

E poi il suo viso.
Il viso dell'unica persona al mondo che aveva creduto in lui.
Il viso della ragazza che gli era stata sempre accanto.
Quel viso perfetto, con quegli occhi verdi così luminosi, i capelli biondo scuro, quasi castani.
Ricordava ogni particolare del suo viso.
Ricordava l'espressione del suo viso, prima che lasciasse questa terra maledetta.
Sorrideva.

"PERCHÈ!?!? PERCHÈ SORRIDEVI, BIANCA? PERCHÈ NON MI HAI IMPLORATO DI FERMARMI? SE AVESSI PIANTO, SE AVESSI AVUTO PAURA DI ME, SE FOSSI STATA ARRABBIATA, SAREBBE STATO MEGLIO!"

Questi erano i pensieri che attraversavano la mente del ragazzo. Quei pensieri non gli davano pace. Lo torturavano, come le immagini di quella maledetta sera, in quella maledetta villa.

Perchè se il ragazzo avesse saputo, o meglio, avesse creduto, di avere ucciso qualcuno che odiava, sarebbe stato molto meglio.
Ma con quel sorriso, non aveva dubbi.
Bianca era l'unica persona che gli volesse veramente bene.
E lui l'aveva uccisa.

Delle altre persone in quella villa, non gli importava niente. Loro non lo avevano mai sostenuto. Non gli avevano mai detto "ti voglio bene" o "ci sarò per te". Loro non lo avevano mai consolato quando lo prendevano a pugni e calci.
Ma lei si.
Lei aveva fatto tutte queste cose.
Perché non le importava il suo comportamento.
Lei, l'unica persona al mondo che lo avesse mai abbracciato, che gli avesse mai detto "ti voglio bene" o che lo avesse mai difeso, era morta.
E la aveva uccisa lui.

Ovunque si girasse, vedeva il suo viso che gridava che ra colpa sua, che il mondo sarebbe un posto migliore se non fosse mai nato.
Gli gridava che era un mostro.

Mostro. Cos'è un mostro? Secondo il ragazzo, un mostro non è una creatura sovrannaturale con artigli, corna e ali. No. Un mostro è semplicemente una parte nascosta di un essere umano. Un mostro è quella vocina interiore che ti suggerisce di fare cose che non dovresti fare. E spesso, purtroppo, noi l'assecondiamo. Ma quando superiamo il limite, compiendo un atto che va contro l'umana natura, si diventa mostri.

Il ragazzo lo ammetteva: lui era un mostro. Perchè lui aveva assecondato troppo quella vocina, e alla fine, aveva portato via da questo mondo le anime di tutte quelle persone quella maledetta sera, in quella maledetta villa.
Aveva portato via l'anima alla ragazza che era stata tutta la sua vita.

Si ricordava ancora quando, a sette anni, lei lo aveva trascinato fuori di casa sorridendo. "Christopher, dai giochiamo!", aveva detto ridendo. Lo aveva portato sotto un salice per costruire una casa sull'albero.

Salici. Ce ne erano molti, davanti a quell'edificio. Era un grande palazzo bianco, con due gargoyle ai lati del cancello ed un camino. Il ragazzo pensò che a Bianca non sarebbe piaciuto quel posto: somigliava ad una prigione.

Era così immerso nei suoi pensieri che non si era accorto di essersi fermato. La porta si aprì all'improvviso, e prima che il ragazzo potesse vedere chi l'aveva aperta, sprofondo nel buio più totale, nella pena eterna delle immagini di quella maledetta serata, in quella maledetta villa.
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Tan-tan-taaaan! Allora, curiosi di sapere come continua? Spero di sì. Povero Chris, lo faccio soffrire troppo.
Lo immagino così:

Lo immagino così:

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Che ne dite?

Bye~
Alice💜

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