Solo.

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"Mi fa tanto male"                  

Da giorni erano queste le parole che pronunciavo ad ogni mio risveglio.

E più passava il tempo e più il dolore aumentava tanto che ad ogni singola azione o singolo passo sentivo qualcosa "punzecchiare" dentro di me.

Per questo decisi di parlarne con mia madre. Lei era sempre disposta ad ascoltarmi.                                          

Fredda, riservata ma sempre       presente.

In un primo momento pensava fosse uno dei miei tentativi per attirare la sua attenzione.                     

Si perché cercavo di farlo spesso.

Ero geloso del tempo che dedicava a miei fratelli. Spesso mi passava per la testa di compiere qualche azione da delinquente o di  calare il mio rendimento scolastico in modo tale da fargli  ricevere una chiamata dalla scuola. Ma infine non ho mai fatto nulla di ciò. Mi ripetevo in testa "loro hanno più bisogno di me" ma di solito questo pensiero prendeva il sopravvento e scappavo, prendevo il mio tanto odiato scooter e partivo in cerca di qualcosa che non avevo neanche programmato. Riuscì a convincerla e gli dissi che l'avrei aspettata sulle poltrone del salotto.            

Quest'ultimo era l'unica stanza in cui potevo stare da solo con i miei pensieri. Ed inoltre era la stanza in cui studiavo in inverno. Spesso  fingevo di studiare fino tarda notte in modo tale da non essere disturbato  da nessuno. Erano nati proprio lì i miei film mentali che, non per vantarmi, avrebbero meritato l'oscar. Quella camera ormai mi conosceva, d'altronde parlavo più con lei che con i miei amici. Potete pensare che sia una cosa normale e semplice raccontare un piccolo grande problema alla propria madre, ma per me non lo era.                    

Appena arrivata si sedette sulla poltrona più lontana rispetto a quella in cui ero seduto io.

Incominciai a farmi i soliti complessi.

Passavano i secondi.

Il mio sguardo era rivolto a terra.

L'aria si faceva pensate.     

Mi alzai e accesi il ventilatoio.

Mi andai a risedere.

Finalmente.

Mia mamma aveva capito la difficoltá che avevo ad aprir bocca.

Ruppe il ghiaccio con il suo finto sarcasmo e il suo tanto amato siciliano

"Avanti c'assuccirio"

Risposi subito.                            

"Niente mamma..da giorni non sto molto bene, sento qualcosa di strano dentro, come se ci fosse una spina che punge lievemente di continuo"   

Alzò lo sguardo e mi guardo.           

"Verso dove?" disse sembrando interessata.

"Qua" risposi, indicando il mio petto.

D'un tratto riprese il pianto di mio fratello.

"Ale non so cosa possa essere, se la cosa continua e ne senti il bisogno andremo dal medico..ma tanto non sarà niente"                  

Si alzò e se ne andò dal piccolo.

La guardai andare via dalla stanza.

Era la dimostrazione che qualsiasi

Cosa riguardante me era superflua, non gli importava.

Stesi altri dieci minuti in salotto, a guardare quella poltrona vuota, quando squillò il mio cellulare, era Elisa, mi chiedeva se avessi voluto andare con lei dagli altri a mare.

Risposi di si.

Non potevo stare ancora in quella casa.

Non mi andava.

Mi sentivo solo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 03, 2014 ⏰

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