Sesto capitolo.

27.2K 671 27
                                    

Una volta terminato il pranzo le tre donne furono come al solito congedate da un irrequieto William Parker che doveva occuparsi dei suoi affari e che aveva già dedicato troppo tempo alle ragazze. Kimberly cercò in tutti i modi di fuggire dalle grinfie dell'estetista e della parrucchiera, nonostante la prima delle due non le stesse antipatica, non poteva però sopportare la sola presenza dell'altra.

«Kim ci rivediamo dopo, hai il pomeriggio libero.»

Le sorrise Alison facendo tirare alla diciassettenne un sospiro di sollievo.

«Va bene, a dopo allora.»

Salutò entrambe nonostante avesse voluto tirare un ceffone a Gloria, cosa che si risparmiò per evitarne uno lei da parte di William, sicuramente quelli del ragazzo dolevano di più rispetto a quelli di Kimberly che preferiva non farlo arrabbiare, almeno per un po'.

Spalancò la porta della sua stanza e sorridente la varcò. Era davvero felice, molte ragazze avrebbero discriminato di certo tutta quella situazione, non lei. Non aveva mai avuto una stanza tutta sua perché prima della nascita della sorella lei dormiva con i genitori, poi aveva dovuto dividere la camera da letto con la nuova arrivata; di certo non aveva neanche mai avuto un bagno tutto suo da poter gestire come più le piaceva.

Si diresse sul suo letto e si distese gettandosi sopra priva di forze. Non aveva granché da fare in quella stanza perciò quella stessa mattina era andata ad esplorare la casa, azione che il padrone di casa non aveva in alcun modo gradito.

Non sapendo come occupare il tempo iniziò a pensare alla cena a cui doveva partecipare quella sera stessa. Non capiva il motivo di tutta quella accortezza nei suoi confronti, tutti quei trattamenti che la facevano quasi sentire una principessa, ma nel poco tempo che era stata in quella lussuosa casa aveva capito che le azioni di William erano sempre programmate e avevano uno scopo preciso.

Nel frattempo nello studio di William Parker un via vai di persone stava avendo luogo, era decisamente una giornata stressante quella.

«Cosa facciamo signore?»

William dedicò un'occhiata a Tony che aspettava impaziente per poi alzare il telefono fisso che aveva sulla scrivania e comporre la combinazione di numeri che lo collegavano direttamente con l'uomo che si occupava delle auto per lavorare, quelle che lui faceva usare ai suoi scagnozzi.

«Preparatemi una macchina, tra cinque minuti arriva Tony.»

Staccò subito dopo senza aggiungere una parola, dopodiché rivolse il suo sguardo a Tony.

«Porta con te quattro ragazzi, rivoglio indietro i miei soldi entro stasera, non importa quello che dovrai fare per averli, nessuno mi fotte! Sono stato chiaro?»

Tony annuì meccanicamente con la testa prima di congedarsi e uscire dallo studio, quello era decisamente un giorno no anche per il padrone di casa. Ebbe subito dopo un'email che confermava la partecipazione del suo ospite speciale alla cena di quella sera, sorrise sornione e alzando un'ennesima volta il telefono dalla base compose il numero che gli occorreva.

«Manda a Carla la taglia di Kimberly, deve procurarmi un abito adatto e un paio di scarpe.»

Come la volta precedente non attese risposta, ma riagganciò subito dopo. Forse l'evolversi di quella cena avrebbe migliorato la sua giornata.

Per tutto il pomeriggio Kimberly rimuginò sulla faccenda non riuscendo a trovare un nesso tra le due cose, fin quando Mary non bussò alla stanza e le fece delle strane domande a cui lei non badò più di tanto, successivamente si addormentò. Il bussare alla porta non contribuirono molto con il suo emicrania che la stava consumando e con il suo piccolo pisolino.

The delirium.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora