La mia musa

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Ermal sbuffò, portandosi le mani fra i capelli. Osservò i fogli sparsi sulla scrivania davanti a lui, pieni di spartiti e versi e accordi, ma più che altro lì sopra prevalevano infinite cancellature.

Niente di quello che aveva scritto lo convinceva, e la cosa era altamente frustrante per lui.

Erano giorni che provava a buttar giù qualcosa, giorni che restava in studio fino a tardi nel disperato bisogno di trovare l'ispirazione per una nuova canzone.

Eppure, tutto quello che era riuscito a scrivere era solo qualche frase sconnessa, che non aveva alcun senso.

Ma d'altra parte, lui lo sapeva meglio di chiunque altro che l'ispirazione arriva da sola, e non si trova se la si cerca.

Era più forte di lui, però. Voleva disperatamente scrivere qualcosa, e ci aveva provato, eccome se ci aveva provato. Aveva provato a prendere in mano la chitarra e a far vagare le mani sui tasti e sulle corde, quasi nella speranza che una melodia si formasse da sola, ma niente era riuscito a convincerlo.

Allora era uscito dalle quattro mura del suo studio e aveva camminato per Milano per ore interminabili, perché se camminare fa passare ogni tristezza, magari può anche aiutare a far passare un.. che cos'era? Un blocco dello scrittore?

Forse. O forse semplicemente non era più in grado di riordinare i pensieri nella sua testa. I cassetti entro i quali solitamente erano rinchiusi, erano stati rovesciati, e non riusciva a rimetterli al posto giusto, perché erano tutti stati scambiati. E non poteva sistemarli da solo. Aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse, lo sapeva bene. Ma erano poche le persone a cui permetteva di entrare nella sua testa, davvero poche.

Ermal fissò il foglio lievemente stropicciato sotto la luce accecante della lampada sulla sua scrivania. Sbuffò ancora, afferrando il cellulare per controllare l'ora. Era già mezzanotte passata. Aveva qualche messaggio e come sempre varie notifiche di Twitter. Le cancellò tutte, sbattendo poi l'apparecchio sulla scrivania dalla frustrazione.

Possibile che non fosse riuscito a scrivere niente?

Si passò le mani sugli occhi, stropicciandoli, e prese a giocherellare con il suo piercing al sopracciglio, facendosi sommergere ancora dai suoi pensieri.
Aveva la testa appoggiata ad una mano, e con il piede destro teneva un ritmo immaginario, che in realtà era solo il segno della sua insoddisfazione.

Pensò a come gli era sempre venuto spontaneo scrivere, come fosse ormai diventata un'attività di routine per lui, ma senza mai cadere nell'azione meccanica e automatica. Era più una cosa a cui sapeva di non poter fare a meno.

Le persone erano ciò che più lo ispirava. Bastava pensare a Piccola Anima, a 9 Primavere e Le Luci di Roma, o ancora A Parte Te e Vietato Morire. In quel momento però, sembrava che non ci fosse nessuno di così significativo che riuscisse ad ispirarlo come desiderava.
O beh, in realtà una persona c'era, ma in quel momento era troppo lontana.

Sospirò lasciandosi andare contro lo schienale della sedia e chiuse gli occhi lanciando la testa all'indietro e incrociando le mani in grembo.

Girò più volte sulla sedia girevole, sperando di riuscire a captare un'idea, e a spegnere i pensieri che si facevano sempre più opprimenti.

Ma niente da fare, probabilmente non era serata. Non lo era da un po', ma per lo meno cercava di non pensare a quello, e di concentrarsi solo sullo scrivere, senza preoccuparsi del tempo che trascorreva imperterrito. Dopo tutto, il tempo era solo una bugia.

Si bloccò, alzandosi dalla sedia e si allungò leggermente per spegnere la lampada della scrivania. Poi lasciò lo studio, subito dopo aver recuperato il cellulare, la chitarra e la sua giacca.

La mia musa | metamoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora