2. Boh e non rientrava nel patto

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Presi un respiro profondo e attraversai il cancello della proprietà.

Non passarono neanche cinque secondi che mio fratello Shawn mi corse in contro e mi sollevò da terra.

«Char» disse con gli occhi lucidi.

Questo non me lo aspettavo proprio...sarà stata colpa della lontananza, pensai, per quanto il nostro rapporto facesse schifo ero comunque sua sorella e non ci vedevamo da due lunghi anni.

Era completamente un'altra persona: capelli più lunghi, fisico più scolpito, spalle più larghe... ma sempre con la solita faccia da cazzone.

Mi costava ammetterlo ma mio fratello era davvero Figo, e questo lui lo sapeva.

Ero arrivata con un unico scopo: riallacciare i rapporti con lui, quindi risposi come la vecchia Char non avrebbe mai risposto:

«Fratellone, non ti sarai mica rammollito in questi due anni? » Risposi con un sorriso sornione, mentre ricambiavo l'abbraccio.

Non fece in tempo a sentire la risposta che mi ritrovai stretta in una morsa tra quattro braccia.

«Amore mio » mi disse mia madre, la solita sentimentalista.

«La Mia piccola Boh » Questo era mio padre.

Era ossessionato con quel nomignolo da quando ero nata e, sedici anni dopo, non si era ancora convinto che ormai fossi troppo grande per un soprannome del genere.

Tuttavia, lasciai passare. Era da tanto che non vedevo la mia famiglia e, anche se ci eravamo sentiti in continuazione, mi erano davvero mancati.

«Mi siete mancati tanto» mi lasciai scappare. Uno dei miei difetti era il non essere una persona particolarmente sentimentalista, al contrario di mia madre.

Ero una di quelle ragazze che preferiva qualsiasi film a Titanic o alle pagine della nostra vita, che non pensava a relazioni smielate e perfette con il principe azzurro e che aveva problemi nel lasciar capire le proprie emozioni.

Non ero mai stata innamorata, perfortuna, avevo avuto solo una piccola cotta per un mio compagno di classe in primo superiore, Alex, che poi si aggregò al gruppo dei miei bulli, ovviamente.

Ero sempre stata dell'idea che il vero amore, non giudicatemi, non esistesse, e che se anche fosse un minimo reale, era per pochi.

Andiamo, come fai a trovare la tua anima gemella tra 7 miliardi di persone?

«Qui entra in gioco il destino» mi rispondeva sempre Scarlett, una mia amica di Londra.  «L'amore è più forte di tutto e se due persone sono destinate a stare insieme per sempre vedrai che succederà »

A questo punto della conversazione cambiavamo sempre discorso, per me erano un mucchio di stronzate.

***

Dopo un lungo interrogatorio da parte dei miei genitori, riuscì finalmente a salire nella mia stanza. 

Era rimasta uguale a come l'avevo lasciata: la parete colorata del mio colore preferito, il "forever blue"  , il letto matrimoniale  bianco, per il quale ho dovuto sudare sette camicie pur di averlo, posizionato infondo la stanza, vicino alla cabina armadio.
La scrivania, anch'essa bianca logicamente (si, avevo uno spiccato senso della fantasia) era posizionata, invece, sul lato opposto.
Per ultimo, ma non meno in portante, vi era il mio angolo di paradiso. Una poltrona  vintage beige, trovata nientemeno che al mercatino dell'usato, era posta contro  la parete ricoperta di lucine bianche natalizie, in modo tale da poter vedere, una volta che ci si è accomodati, il meraviglioso panorama che offriva la mia camera: direttamente sul Golden Gate Bridge. 

Avevo impiegato anni per organizzare quella camera in modo tale da farmela piacere e ci ero riuscita. 

Posai le mie valigie fuori la cabina armadio: le avrei sistemate in un secondo momento, considerando il fatto che avrei dovuto riorganizzare il mio guardaroba visto che i miei gusti erano cambiati in quegli anni, e non poco. 

Ero passata dall'indossare solo gonne lunghe e magliette floreali al non uscire di casa senza un jeans e delle scarpe da ginnastica.

Una volta fatta la doccia per riprendermi dalla terribile atmosfera dell'aeroporto ed aver asciugato i miei kilometrici capelli, senza preoccuparmi neanche di mangiato (che nessuno lo dica a nonna Maria)  crollai sul mio letto.

***
Quando mi svegliai, mi sentii subito riposata.

Pff, a chi voglio prendere in giro, avrei dormito per un altro giorno intero.

Tuttavia mi alzai svogliatamente dal letto e lessi l'ora: le 5.06 p.m.

Decisi di scendere per fare una passeggiata, visto che la mia casa si trovava a pochi passi da una zona pedonale molto carina e colorata che avevo sempre amato.

Andai in bagno e mi guardai allo specchio: potevo dormire per giorni, anni, decenni, ma le mie amiche occhiaie ci sarebbero sempre state.

Le uniche che restano.

Scossi la testa scacciando via i miei pensieri da ragazza Tumblr depressa e mi sistemai.

Coprii le occhiaie con del correttore e misi un filo di mascara.

Indossai un semplice pantaloncino della tuta corto blu con sopra una maglietta bianca a maniche corte, infilai le vans, presi le cuffie e scesi giù.

"Mamma io vado a fare una passeggiata"

"Cosa? Ripeti!"

" vado a fare una passeggiata" alzai la voce.

"EH? COSAA?"

"VADO A FARE UNA PASSEGGIATA" Urlai.

"NON URLARE CON ME SIGNORINA"

Roteai gli occhi al cielo: sempre la stessa storia.

Lasciai mia madre e i suoi problemi a casa e mi diressi verso il centro ascoltando Stray Heart dei Green Day, un'altra band di cui io ed Harry eravamo appassionati.

Mi fermai ad un piccolo chiosco per osservare i gelati.

"Un gelato piccolo, cono, al cioccolato" dissi cacciando 5 dollari dal mio bellissimo e costosissimo borsellino di hello kitty.

"Fanno sette dollari" Alzai di scatto la testa.

Sette fottuti dollari? Mi ero completamente dimenticata quanto fosse cara San Francisco...

"Ehm...ho solo cinque dollari"

"Senti ragazzina, sette dollari o nien-"

"Eccoli, si tenga anche il resto" disse una voce alle mie spalle.

Mi girai e fui sicura che al posto dei miei occhi fossero apparsi dei cuoricini.

Un ragazzo alto, biondo, con un fisico da Dio greco, mi sorrideva mentre porgeva dieci dollari al signore del bancone.

"Oh...ehm non dovevi, seriamente io-"
cercai di formulare una frase con un senso logico, cercando di non far colare bava dalla mia bocca.

Non ero mai stata timida con i ragazzi a Londra (grazie agli insegnamenti di Harry), anzi... Non sapevo perché mi stavo comportando in quel modo.

"Andiamo! Non avevi i soldi e di certo non potevi lasciare questo gelato qui... il cibo non si spreca. A parte gli scherzi non preoccuparti, seriamente."

"Beh, accetto allora. Solo perché condivido il tuo pensiero sul cibo che non va sprecato, eh" gli risposi, non riuscendo a contenere un sorriso.

"In cambio, potrei sapere il tuo nome?" Mi chiese.

"Mi dispiace, non rientrava nel patto" gli diedi una pacca sulla spalla e lo sorpassai.

"Ehi!" Urló. "Io comunque sono Blake!"

"È stato un piacere Blake" lo salutai prima di continuare per la mia strada. Sorrisi.

Blake...carino.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 29, 2018 ⏰

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