cinque

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1 Giugno
Bri ehi, come stai?
[19:41]

Non rispondi mai.
[19:41]

Quando torni? Non ne posso più di aspettare.
[19:41]

Oggi è passato un anno dal mio concerto in Albania, te lo ricordi quel giorno? Io non potrei mai dimenticarlo..
[19:42]

È stato uno dei miei preferiti, anche perché ritornare a casa è stato meraviglioso.
[19:42]

E poi, avevo al mio fianco l'amore della mia vita che ha reso il tutto più bello di quanto già non lo fosse.
[19:42]

Grazie per avermi reso l'uomo più felice del mondo.
Scusa se invece io sono stato uno stronzo con te, ma tu hai fatto quella cosa che avevi promesso non avresti mai più ripetuto..
[19:42]

Fabrì, non avresti dovuto.
Io non avrei dovuto.
Noi non avremmo dovuto.
La nostra relazione..
[19:43]

Perché deve essere tutto così difficile?
[19:43]

Il riccio bloccò il cellulare e lo posò sul comodino affianco al letto sul quale era steso. Lasciò che le lacrime bagnassero prima il suo viso scavato, poi il cuscino ormai zuppo. Il modo in cui gli faceva male il cuore era indescrivibile, avrebbe tanto voluto strapparselo dal petto e lanciarlo fuori dalla finestra, ma purtroppo era impossibile farlo. Si sentiva impotente, e poi tutti lo trattavano come se fosse di cristallo -come se sapessero che a momenti si sarebbe frantumato in mille piccoli pezzi- facendolo sentire ancora più inutile; questo ad Ermal dava tanto fastidio, ma non aveva nemmeno le forze per respirare, figuriamoci se per dare troppa importanza a questo. Sospirò profondamente e chiuse gli occhi, stringendo a sé l'unica maglietta ancora impregnata di profumo del suo Bri, poi si addormentò senza nemmeno rendersene conto.

Ci vorrebbe un'altra vita per comprendere ogni cosa prima che sia già passata fra le mani
Per difenderti domani dall'ipocrisia del mondo e dai giudizi
Dalle ingenuità che il tempo ha trasformato in vizi
Ci vorrebbe un'altra vita per amarti nuovamente, liberarci del passato e non sbagliare niente

«Perché ti sei fermato?» domandò il riccio con la voce impastata dal sonno, inarcando le labbra in un sorriso sincero, forse l'unico dall'ultima volta in cui Fabrizio si era fatto vivo, poi lentamente aprì gli occhi.
«Ehi, da quanto tempo mi stai ascoltando? T'ho per caso svegliato io?» la voce preoccupata, le sopracciglia inarcate verso l'alto e il senso di colpa di aver svegliato il suo compagno perché era a conoscenza del fatto che Ermal dormisse sempre molto poco, specialmente da quel giorno.
Il riccio scosse semplicemente il capo e, dopo avergli fatto spazio, gli fece segno di stendersi al suo fianco; e così fece Fabrizio dopo aver posato la chitarra, poi avvolse con un braccio la vita del più piccolo e fece incastrare le loro gambe. «Mi sei mancato tanto, Bri, anche la tua voce. Da quanto non mi cantavi qualcosa?» si morse l'interno guancia e posò la fronte contro quella del più grande.
«Non lo so, e tu da quanto non ti metti a suonare e cantare? E non dirmi bugie, perché io capisco quando menti» mormorò con tono leggermente severo, ma al tempo stesso dolce.
«Fabrì, i-io non posso, tutto mi ricorda te che non ci sei mai, e fa così male» sussurrò il più piccolo, sentendo gli occhi pizzicare e la gola secca, cacciando, però, indietro le lacrime.
«Per favore, nun fa' così ricciolì» sospirò Fabrizio portando una mano sulla guancia umida del più piccolo, il quale chiuse gli occhi per un istante. «Nun poi rinuncia' alla musica, sai quanto bene t'ha sempre fatto. Ce devi provà, chiudi gli occhi e vedrai che io sarò lì al tuo fianco, tutte le volte in cui canterai qualcosa. La musica è la tua vita» Fabrizio accennò un piccolo sorriso e subito dopo prese a baciargli dolcemente le labbra, staccandosi solo per riprendere fiato, o forse no. «Amore, devo andare».
Di nuovo quella frase tanto odiata dal riccio, com'era possibile che dovesse sempre andar via ogni volta in cui passavano del tempo insieme?
«Allora, questa volta portami via con te» mormorò con tono deciso il più piccolo. Non voleva lasciarlo andare nuovamente con così tanta facilità.
«Ermal, non posso, lo sai» si alzò con il busto seguito dal più piccolo. «Per favore, non rendere tutto più difficile» aggiunse passandosi le mani sul viso.
«Ti prego Bri, ho bisogno di te» sussurrò il riccio, fiondandosi fra le braccia del maggiore, singhozzando rumorosamente e facendo, così, sentire Fabrizio in colpa.
«Ti prometto che tornerò, ma adesso devi lasciarmi andare» cercò di convincerlo promettendogli, probabilmente, l'impossibile. Sapeva che se non avesse mantenuto quella promessa, Ermal ci sarebbe rimasto male, ma non aveva altra scelta. E comunque, prima o poi, si sarebbero incontrati nuovamente.
Il riccio tirò su col nso prima di annuire e si lasciò sfuggire un'ultima lacrima che Fabrizio baciò, poi quest'ultimo, dopo essersi alzato dal letto, si avvicinò alla finestra aperta, si sedette sul davanzale e si lasciò cadere prima che Ermal potesse raggiungerlo.

«Fabrì!» urlò sporgendosi dalla finestra, allungando una mano verso il basso come se volesse afferrarlo, ma era ormai troppo tardi.
«Ermal che cazzo stai facendo?» domandò Andrea con espressione terrorizzata, il quale si era subito fondato al piano superiore non appena aveva sentito il riccio urlare, poi si avvicinò lentamente ad Ermal e lo allontanò dalla finestra prima di chiuderla.
«Fa-fabri..zio» singhiozzò il riccio, abbandonandosi ad un pianto disperato. Andrea, intuì qualcosa, così lo strinse in un abbraccio. «Sh è tutto okay» sussurrò Andrea, strofinando una mano sulla schiena dell'amico, cercando di tranquillizzarlo con scarsi risultati, anche perché Ermal di calmarsi non ne voleva proprio sapere.
Sono lacrime perché ti voglio bene.

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Here I am!
Questo capitolo non mi fa impazzire, non era così che doveva venire, ma va bene, mi volete bene lo stesso, lo so!
Fatemi sapere cosa ne pensate, è importante, e lasciate una stellina se vi va😊
Alla prossima!
-Van💛

Portami via.|ᎷᴇᴛᴀᎷᴏʀᴏ|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora