le spade del conte

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Questo racconto è stato già pubblicato sulla rivista cartacea Il Leviatano diretta da Giorgio d’Ausilio, numero 3, Settembre-Ottobre 2010, pp. 29-31.

Stavano per arrivare alla loro meta, un vecchio maniero antica dimora del conte di Tenloone. Lucy era stata previdente ed aveva messo nella sua borsa, nel caso fossero servite, due ombrelle: una per lei e una per il fratello che stava viaggiando con lei. Era una grande appassionata di romanzi gotici ed era affascinata da ambientazioni medievali, torri, castelli e rovine. Aveva deciso di recarsi a visitare l’antica dimora del conte di Tenloone che rispondeva bene ai suoi modelli di ricerca. Il fratello, David, aveva accettato tacitamente di accompagnarla: era, infatti, muto dalla nascita. A dispetto di questo Lucy era in grado di poterlo capire in ogni suo pensiero, desiderio e necessità. David aveva deciso di accompagnarla per evitare di rimanere a casa da solo.

Stava piovendo copiosamente e, mentre David si affrettava a prendere le ombrelle dalla borsa delle sorella, Lucy era fremente per il fatto di aver avvistato l’antico maniero sulla collina. Non era molto distante: mancavano pochi altri passi di cammino. David diede un colpetto sulla spalla della sorella per farle vedere di aver appena aperto l’ombrella e per invitarla a coprirsi. I fratelli s’incamminarono sotto la pioggia coperti dall’ombrello. Seguirono un sentiero battuto fra le alte felci, al termine del quale salirono degli alti scaloni di roccia di differente misura, alcuni dei quali rovinati dal tempo.

Il maniero del conte era noto non tanto per il suo sfarzo e la ricchezza delle suppellettili ma per un’antica leggenda che narrava della sanguinosa morte della contessa, Lady Tenloone, moglie del conte, avvenuta almeno trent’anni prima. Quasi tutte le cronache dell’epoca avevano evitato di riportare quella tragica notizia ma velocemente si erano diffuse cattive voci che parlavano del conte come massacratore della moglie, una giovane donna di lignaggio gallese. Dopo quel massacro, il conte aveva lasciato tristemente la sua casa dopo essere stato assolto dall’accusa di omicidio in un simulacro di processo. Nessuno aveva più saputo niente di lui, quasi sicuramente era morto. Erano passati troppi anni. Le chiacchiere del popolo erano ben presto divenute leggenda: l’antico maniero era luogo maligno e nefasto, il conte aveva assassinato sua moglie massacrandola con l’utilizzo di una delle spade da lui collezionate. Secondo la leggenda popolare, chi si avvicinava alla piccola fortezza, vi entrava, o semplicemente desiderava potervi entrare, andava sicuramente incontro alla morte. Lucy ovviamente era a conoscenza di tutto questo ma forse non credeva nel vero senso delle parole di queste storie che riteneva leggendarie e frutto del genio di gente annoiata. Non era impavida, era solo curiosa. Niente l’avrebbe osteggiata.

Giunti dinnanzi al maniero, anche Lucy rimase senza parola. Il castello era in evidente stato di rovina e di abbandono: alcune torri erano fortemente danneggiate e in alcune parti del tetto si scorgevano delle rotture e parti delle vecchie travi. Il castello era costruito secondo la vecchia maniera di costruire castelli, con grandi massi biancastri di diverse dimensioni, tipici della zona. Anche la facciata principale evidenziava una sorta di deterioro del maniero con vistose crepe che minacciavano un’imminente pericolo. Al maniero si accedeva semplicemente: l’antica cancellata tipica delle residenze nobiliari qui non era presente; un piccolo vialetto in ghiaia bianca fronteggiato da prominenti e minacciosi cipressi conduceva all’entrata della dimora. Approssimando il passo verso la porta d’entrata David si fece scuro in volto, segno di una grande paura dovuta al luogo sinistro in cui si stava trovando.

Il portone d’entrata era in legno semplice e portava fenditure, crepe e segni dell’attività di tarme. Lucy, come se si trattasse della propria casa, afferrò il pomello dorato del portone ed entrò nel castello con disinvoltura. Era già dentro quando si accorse che David era rimasto ancora al di là della soglia, tanta era la sua paura di entrare. Invitò il fratello ad entrare e quest’ultimo, intimorito, le se approssimò quasi tenendola per braccio.

the end (raccolta di storie horror)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora