Per secoli, l'uomo non si è mai fermato, ha continuato a lottare, non solo per la propria sopravvivenza, ma per capire. L'uomo, per tutti questi anni, ha avuto l'innato desiderio di andare oltre le regole, veri ostacoli della creatività, dell'immaginazione. Volete un nome. Galileo Galilei. Uno dei grandi scienziati che andò contro le leggi universali di Aristotele, uno che ha avuto persino il coraggio, se lo si può definire così, e la buona volontà di far scoprire al mondo che ciò che diceva il sommo Aristotele era tutto falso, che era invece la terra a girare intorno al sole e non il contrario, non solo, non era la terra ad essere al centro del mondo, ma che il mondo che conosciamo è soltanto uno dei tantissimi pianeti sparsi per tutto l'universo che fanno parte di altre galassie e sistemi. Eppure solo per aver espresso il suo parere rischiò la vita. Perché è questa la verità. Per la conoscenza si può anche morire. Si è disposti a tutto pur di sapere la verità dei fatti, di come stanno veramente le cose. Ma l'uomo deve capire che troppa conoscenza fa male, fa male alla felicità umana, già irraggiungibile di suo considerando il fatto che la felicità è assoluta e che l'uomo mai potrà ottenerla del tutto, ma di questo ne parleremo in un altro capitolo. Dove siamo rimasti? Ah si, troppa conoscenza fa male all'uomo. Un esempio? Prendiamo la morte, fino a quando non si ha una definizione concreta, ovvero che c'è al di là della morte, allora possiamo ancora rimanere in uno stato di piacere perché possiamo immaginare la morte non per forza come qualcosa di brutto, ma persino in ciò che ci renderà la pace eterna, come una sorta di liberazione. La ricerca ossessionata della conoscenza dunque porta ad uno stato di infelicità, al tal punto di doversi deprimere perché allora se dobbiamo morire per forse e non sappiamo quando, che senso ha la vita. Ma di questo ne riparleremo in un prossimo capitolo. Perché troppa conoscenza riesce a porre fine ad una vita.
