***CAPITOLO 1*** UN INASPETTATO MESSAGGIO

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CAPITOLO 1

UN INASPETTATO MESSAGGIO

Ecco cosa ho trovato una mite mattinata di Settembre una volta alzatomi dal letto. Erano le 7 del mattino e mi stavo preparando per il 1º giorno di scuola. Una volta che i miei occhi furono ben stropicciati ed il viso lavato, i miei piedi mi ricondussero nella mia piccola e confortevole stanza dove vedo un biglietto sul comodino che prima, un po' per il sonno, un po' per la lieve luce che filtrava nella camera, non avevo notato.

Era perfettamente piegato, dello spago lo avvolgeva e si richiudeva in un fiocco. Tra esso ed il biglietto c'era pezzo di carta, grande quanto il mio pollice, con su scritto "Per il Signor. Maximus Arthur Extremiti Randol Ethalan" Maximus Extremiti Arthur Randol Ethalan... nessuno mi aveva mai chiamato così. La mia mente ha archiviato un ricordo, che ormai è rovinato per non esser mai riaffiorato, ma questa scena pian piano stava diventando nitida. Ecco! Vedo un bambino con i capelli color legno,legno grezzo, e dagli occhi azzurri, di un azzurro pallido, forse per quella luce che hanno tutti i bambini. Quella scintilla luminosa che esprime meraviglia per ogni novità.

Di fronte a lui si trova un uomo incappucciato che con una voce roca e con un accenno di rispetto esclama: << Salute Maximus Extremiti Arthur Randol Ethalan. >> Tutto qui.

Le immagini sono finite. Il bambino ovviamente ero io, ma l'uomo? Era così tanto tempo che nessuno pronunciava il mio nome completo che non rammentavo neanche la sua lunghezza. Io sono Max, Max Ethalan. Neanche un altro essere vivente ha detto altro, solo Max. Se fosse colui che era nel flashback precedente,il mittente del biglietto?... Il biglietto!

Il fiocco era alquanto stretto ma una volta aperto conteneva delle strane frasi in bella grafia:

 "Il momento è giunto. Stanno iniziando a capire. Dovete conoscere il Vostro passato, altrimenti non vivrete un futuro. Presto la verità giungerà e tutto sarà risolto. A presto Signor Ethalan".

 Le parole mi roteavano per la mente creando un caos tale da impedirmi di fare un pensiero con senso compiuto, ma ero giunto ad una conclusione: Devo conoscerne di più riguardo a questa lettera e credo di dover iniziare scoprendo il mittente del biglietto. Chino la testa e mi rendo conto di indossare ancora il pigiama, così una maglia blu ed un paio di jeans neri coprono il mio corpo. Vado allo specchio per aggiustarmi i capelli. Cospargo le mani di Gel e le passo fra la chioma marrone. Col corso degli anni è diventata più chiara, adesso é di color nocciola e gli occhi azzurri hanno assunto una sfumatura color smeraldo. Ecco sono pronto. Vestiti:messi; Cresta:Fatta. Mi conduco in cucina quando guardo l'orologio. Le lancette indicano le 7:30. Sono in ritardo! Le mie mani si stringono attorno al portone di casa per spalancarlo e le mie gambe si preparano ad una corsa disperata quando....lo zaino! Stavo per dimenticarlo! Mi dirigo frettolosamente nella mia stanza,afferro velocemente lo zaino e mi avvio fuori casa. Bene. Adesso,a meno che non avvenga un miracolo, non arriverò mai in tempo alla fermata dell'autobus,ma vale la pena provarci. Inizio una gara in cui il tempo ed i miei limiti sono i miei avversari. 3,2,1 VIA! I miei piedi accelerano il passo. Il vento mi scompiglia i capelli facendoli dondolare davanti al campo visuale. Ho superato l'albero. Bene, un quarto del percorso è fatto. Il tempo è dietro di me, ma io continuo a correre. Non deve vincere questa gara, non oggi! Casa del Signor Johnrinton oltrepassata! Due quarti della strada. Io sono ancora in testa. Il parco giochi ormai è alle spalle. Tre quarti: fatti. Il tempo sta iniziando a perder velocità ed il mio prossimo avversario si avvicina: "limiti". No, non può vincere, non ora! Sto iniziando a rallentare. Il nemico avanza. Non devo cedere! Sotto le suole dei miei piedi si accende un lieve bagliore smeraldo e un brivido mi sale dall'alluce alla nuca e mi sento come nuovo. Corro, sempre più veloce! "Limiti" rallenta, non mi raggiungerà mai. Il tempo avanza ma ormai ho vinto. La fermata del bus si avvicina. Manca solo un metro! Raggiungo la meta. Ho vinto! Ho battuto il tempo ed i miei limiti! Appena in tempo perché l'autobus si ferma davanti a me. Sono sudato, stanco, con i capelli sul volto, lo zaino da un lato e la maglietta sopra l'ombelico. Entro nel veicolo. Tutti i passeggeri mi fissano,come se fossi un alieno. A volte la gente è davvero strana. Cerco con lo sguardo un posto libero ed evito i loro sguardi attoniti. Mi siedo sul sedile che si trova davanti alla porta posteriore del pullman ed inizio a riflettere su ciò che è accaduto appena un minuto prima. Stavo correndo,stavo per perdere l'autobus, quando una luce verde ha illuminato le scarpe e mi ha reso più veloce. Cos'era? Perché mi ha reso più rapido? Come mai non è accaduto in nessun momento prima d'ora? E guarda il caso, lo stesso giorno in cui ho ricevuto la busta. Non lo so. Non ci capisco più nulla. La mia testa potrebbe esplodere da un momento all'altro per tutto ciò che sta succedendo ultimamente. Basta. "Inizia a pensare come un comune essere vivente,Max" dicevo a me stesso "dimentica tutto,sii agitato per il tuo primo giorno di scuola come gli altri!" e me stesso rispondeva "non fare lo sciocco! Cosa ne sai tu di ciò che pensano gli altri! Ci saranno alcuni che hanno tutt'altre cose a cui pensare invece che alla scuola! E forse è una cosa normalissima che i piedi diventino color smeraldo! Sicuramente sei tu quello strano che non te ne sei mai accorto!" Alla fine raggiungo un compromesso fra 'me' e 'me stesso' ovvero: devo pensare alla scuola e non alla lettera e forse è una cosa comune ricevere un messaggio del genere e avere i piedi illuminati!" Guardo fuori dal finestrino: il cielo grigio viene illuminato da un solitario raggio solare che viene respinto con violenza dalle nuvole, lasciando vivere,o morire,la popolazione sotto uno strato di carta stagnola. Il Bus fa un sobbalzo e dopo poco si ferma e un terzo del veicolo si svuota. Mi riaffiora il ricordo delle parole di mio nonno: "La vita è come una corsa sul pullman. Incontrerai diversi passeggeri durante il tuo viaggio ed attraverserai molte fermate dove alcuni dovranno scendere. La strada potrebbe esser sconnessa, in salita, sterrata oppure liscia, in discesa, asfaltata. Potrai superare ogni buca sul terreno e oltrepassare alcune fermate, ma prima o poi arriverà il capolinea". Volevo molto bene a mio nonno,peccato che è morto. No! Non è morto! Non capisco. Ho due ricordi che si mescolano nella mia mente, come se una forza astratta li stesse rigirando per farci la crema pasticciera.

Qual’é la reale fine di mio nonno? Ricordo che un uomo incappucciato,lo stesso di prima, mi ha annunciato della sua morte. E successivamente l'anziano per cui provavo un bene profondo che mette l'indice destro sulle proprie labbra e sussurra "shhh" e poi,un attimo dopo ricordo una stanza vuota. Santo cielo che confusione! Il giorno prima vivevo nella sua casa ed il giorno dopo....ero solo. O in un modo o nell'altro mi ha abbandonato,purtroppo.

Il Bus si ferma davanti alla scuola. Nonostante tutto ero comunque emozionato. Mi ritrovo a seguire i miei coetanei fino a che non entro nell'edificio. È gigantesco! Le pareti sono ricoperte da vernice color metallo e ovunque sono sparsi degli strani oggetti rettangolari...credo che siano tipo dei televisori,ma non ne sono sicuro,probabilmente durante il corso dell'anno qualcuno mi spiegherà l'utilità di quei marchingegni. Non è l'unica cosa strana. In alcuni punti il muro è sostituito da pareti vuote che se oltrepassate si farebbe un capitombolo di diversi metri che condurrebbe alla morte. Fortunatamente queste "pareti vuote" sono coperte da porte fatte totalmente di vetro e al posto della maniglia c'è un display con dei tasti e sopra essi ci sono scritti dei numeri da 0 a 9. Credo che servano per inserire un codice. Probabilmente presto conoscerò tutto anche riguardo a questo. "Un attimo. Come fanno questi "punti vuoti" ad affacciarsi su un capitombolo se la scuola è perfettamente in pianura? Non so se mi spiego ma questo accanto a me si trova al primo piano quindi se mi buttassi da lì dovrei fare un volo di solamente uno o due metri. Forse la cosa migliore da fare è dare una sbirciata" dicevo a me stesso e me stesso rispondeva "sbircia no? Sciocco!" E seguo il suo consiglio. Il mio viso si schiaccia contro la fredda vetrata e poi capisco. La scuola sta lievitando in aria e non di qualche centimetro...ma di circa 50 metri,probabilmente per favorire la caduta dai "punti vuoti". Dopo questa scoperta mi pento di aver ascoltato "me stesso". Un brivido corre velocemente lungo la mia schiena,come quelle strane cose che gli umani chiamano "auto" corrono sulla strada. Resto impietrito per qualche attimo quando mi accorgo che il resto del mio gruppo sta lentamente avanzando,così li raggiungo. Mi lascio condurre dagli altri in una stanza dove la luce filtra faticosamente dando all'aula un aspetto inquietante. Ci sono tavoli lunghi 2 metri disposti l'uno di fronte all'altro, seguiti da uno in legno che poggiava sopra una pedana d'oro (o così pareva). Lì,comodamente seduto sulla poltrona in pelle, si trovata un uomo che avrà circa 5000 anni (che per i terrestri corrispondono a circa 25/30 anni) e dal suo volto potevamo capire che provava superiorità rispetto a noi. Si alza ed i suoi piedi lo conducono in giro per la classe e nel mentre inizia a parlare <<Buongiorno a tutti,il mio nome è Jaret Wuski e sarò il vostro insegnante di volo>>.

Max Ethalan & il segreto del ragazzo millenarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora