Colours

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10.07pm
La ragazza trattenne un urlo di esasperazione, chiuse il libro di letteratura inglese con violenza e si passò una mano nei capelli rossi guardando il soffitto: il vicino del piano di sopra faceva fin troppo rumore, come sempre, d'altronde, per i suoi gusti. La musica era così alta che nemmeno mettere i tappi per le orecchie migliorava la situazione, le voci provenienti da casa sua erano esagerate, risa sguaiate e grida che cercavano di sovrastare la musica; come mai nessuno fosse ancora andato a suonare alla sua porta e a dargli una lezione per lei era inconcepibile. Così, con una determinazione che poche volte aveva sentito, si avviò fuori e salì una rampa di scale. Più camminava, più i rumori si facevano intensi. Batteva i piedi a terra con violenza ad oggi passo, nervosa e arrabbiata. Si era fatta un caffè per stare sveglia tutta notte a studiare e nessuno poteva permettersi di farle sprecare una grande tazza di caffè fumante. Prese un respiro e suonò il campanello con decisione. Nessuna risposta. Bussò e ottenne lo stesso risultato. Girò la manopola della porta e questa si aprì, facendole rivolgere gli occhi verso l'alto.
Quello che si trovò davanti era una casa del tutto disordinata: divani e poltrone che non rispettavano nessuna logica di arredamento, bicchieri e bottiglie ovunque, un ragazzo e una ragazza ballavano al centro della stanza, mentre il proprietario della casa parlava con qualcuno; non c'era tanta gente, dal fracasso avrebbe scommesso ce ne fosse molta di più. Chiuse la porta con violenza per farsi notare e ottenne il risultato voluto, tutti si fermarono e si voltarono verso di lei che camminò verso lo stereo e lo spense.
-Sarebbe carino se faceste silenzio, sono le dieci passate e io domani devo dare un esame. Abbiate rispetto, buona serata.
Nessuno replicò, erano ancora tutti stupiti dall'evento inatteso che gli si era presentato davanti. Stava per uscire quando il proprietario si alzò e la fermò, prendendola per un braccio. -Evans, dove pensi di andare? Qua ci stiamo divertendo, stai con noi.
Lei fece una smorfia e si liberò. -Quale parte di 'ho un esame e devo studiare' non hai capito, Potter?- pronunciò il suo nome con un tono del tutto sprezzante.
I battibecchi tra i due andavano avanti da quando lui si era trasferito in quell'appartamento, prima abitato da un'anziana e gradevole signora con cui Lily andava molto d'accordo, circa tre mesi fa: lui non faceva altro che disturbare la quiete pubblica, senza contare che nelle riunioni di condominio non avevano mai le stesse idee e continuavano, quindi, a scontrarsi. Sapeva poche cose di lui: avevano la stessa età, lui studiava legge in qualche momento totalmente indeterminato della giornata o della notte, visto che passava la vita a divertirsi, si chiamava James Potter ed era un completo idiota.
Le fece un sorrisetto sornione. -Davvero non vuoi fermarti? Abbiamo ancora da bere.
Gli occhi verdi di lei si scontrarono con quelli castani scuri di lui. -Sono sicura- pronunciò con un labiale molto ampio dettato dalle labbra rosee per rendere il messaggio più chiaro.
-E se fate ancora tutto questo chiasso- aggiunse facendo scorrere lo sguardo su tutti i presenti in salotto. -Sarò costretta a chiamare la polizia.
-Oh, ma dai!- protestò uno degli amici, quello che stava ballando, e lei non replicò, sfidandolo con lo sguardo.
-No, Sirius, la signorina ha ragione- fece James. -Ha bisogno di studiare e noi la stiamo disturbando. Andiamo in un locale, che ne dite?
Tutti, un po' rassegnati e seccati, si misero cappotti e giacche, per iniziare ad avviarsi fuori, lei restò dentro con James. -Grazie- disse con tono amaro.
-Di niente- le sorrise cortese. -Quando sono in torto devo ammetterlo. Non ti disturberemo più- si mise il cappotto. -Allora, vieni a fare una bevuta con noi?
Lei inarcò le sopracciglia, allibita. -Come, scusa?
Lui rise e si spettinò i capelli scuri e ricci. -Scherzavo. Anche se ti ci vorrebbe, sei un po' nervosa, dolcezza.
-Non chiamarmi così- sputò fredda; una voce che chiamava James si fece sentire.
-Arrivo!- esclamò, poi lanciò un'occhiata a Lily, notando quanto fosse pallida. E quanto fosse bella, più del solito. -Prima le signore- e si esibì in una stupida mossa che cercava di essere cavalleresca. Lei scosse la testa esasperata e uscì seguita a ruota da lui, che restò per un secondo a guardarla. -È stato un piacere, vicina del piano di sotto.
Lei sorrise sarcastica. -Vorrei poter dire la stessa cosa, vicino del piano di sopra- non fece nemmeno un cenno di saluto agli amici, scese le scale e si chiuse la porta di casa sua alle spalle, mentre lui la osservava scuotendo la testa e ridacchiando fra sé e sé.

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