Capitolo terzo

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-Sei proprio un bastardo, chi avrebbe immaginato che avessi tre assi!- appena entro nel familiare ritrovo di mio padre è come avere uno schiaffo in pieno viso. Non immaginavo che mi avrebbe fatto questo effetto. L'ultima volta che venni qui credevo che mio padre lavorasse in una semplice e non molto famosa azienda..ma ovviamente mi sbagliavo..

*flashback*

-Papà? dove sei?- prendo il mio orsacchiotto con un occhio allentato, dove dietro si può notare la piccola molla  che lo teneva stretto all'incavo del viso del pupazzo.
D'improvviso sento un forte rumore e mi porto le mani alle orecchie, e Fluffy cade davanti alle mie gambe. Corro verso la fonte del rumore.
-Ti avevo avvertito che ti avrei ammazzato Justin! Non puoi davvero aver creduto di tendere un'imboscata a me, il più famoso e bastardo tra tutti i capi di spaccio d'america- sento la voce familiare ma allo stesso tempo fredda e lontana di mio padre, come quando stai osservando una persona e sei sicura di conoscerla ma allo stesso tempo non sai se sia realmente lei. Scuoto diverse volte il capo. Non capisco la maggior parte di quello che ha detto mio padre ma una cosa è certa..non credevo che fosse uno che uccide le persone, visto che pochi secondi dopo sussulto sul sentire uno sparo e una risata stridula da parte di mio padre, ogni urlo soffocato dell'uomo che intravedo davanti ai miei occhi corrisponde a un rinnovato sparo da parte di mio padre sul petto.

*fine flashback*

Solo ora mi rendo conto di quanto fossi piccola quando in un certo senso capì cosa faceva mio padre per mettere il pane a tavola, e non solo. Da piccola a scuola mi ero sempre sentita a disagio, di certo quando si è vissuti i primi 8 anni di vita in una periferia è raro vedere chi indossa roba firmata da capo a piedi. Ma la mia vita è sempre stata così. Sono cresciuta senza una madre che mi sorridesse una mattina ma con un padre che per il tuo diciannovesimo compleanno ti regala una borsa di prada. E, o cielo, di certo non mi lamento.

-Da quanto non vieni qui?- agito il capo riprendendomi dal mio stato di Ricorda Quello Che Hai Fatto Qui Quando Giravi Con Fluffy. Kurt capisce che non ho compreso le sue parole e con un sorriso ripete quello che ha detto.

-Bhe..ora ho ventun anni.. non vengo da quando ne avevo 8 perciò tredici anni- lo dico tutto d'un fiato e quasi non credo a quello che ho detto. Sono passati ben tredici anni da quando ho scoperto lo stile di vita di mio padre..beh. Faccio un profondo respiro.

-Non è poco. Comunque..mi aspettavo fossi più piccola..- si infila una mano fra i capelli e non so se rimanere contenta perché mi ha dato degli anni i meno o infastidita perché potrebbe lensare che sia una piccola bimbetta viziata.

-Beh sai..anche se sono una piccola bambina viziata, e bassa come hai insinuato, sono abbastanza intelligente da mandarti a..- si avvicina di colpo a me e mi posa una mano sulla guancia.

-Ehi Ehi calma. Non penso ne insinuo niente del genere- marca il 'insinuo' con una nota di divertimento e presa in giro -solo che hai un viso così..così... delicato- sento il suo respiro mozzarsi e il mio liberarsi. Non ricordavo di averlo trattenuto. Le sue guance si arrossano..beh caro, le mie già lo sono da un po'. La sua mano si ritira e io rimango tipo 'Perché? Perché cessare un tocco che suscita così tante emozioni?' ma allo stesso tempo gli sono grata, il mio sguardo sulle sue labbra stava diventato fisso...ma cosa dico? Non dovrei nemmeno pensare cose del genere. Sono fidanzata io.

-Ti ringrazio...Kurt- gli intimo un piccolo sorriso. Qualcuno mi nega di ascoltare la sua risposta, perché lo chiamano dal fondo della stanza. Lui mi fa un cenno e io annuisco.

Rimango immobile sul posto. Senza mio padre e Kurt qui..sono sola, sola tra spacciatori e chissà altro. E solo in questo momento mi rendo conto che Kurt è uno di loro. Molto probabilmente lo è. 'E se fosse pericoloso? Un maniaco? O uno stupratore?' zittisco la mia idiota vocina mentale e mi rendo conto di non aver pensato neanche per un secondo a nemmeno ad una di quelle opzioni.

Sento una mano calda coprirmi l'intera spalla, una mano calda e rilassante al solo tocco, mi giro e senza neanche soffermarmi a guardare chi è, gli salto addosso. Mio padre scoppia a piangere nel nostro abbraccio e quasi con il tempo di uno o due singhiozzi, che non distinguo fra i miei e suoi, dice

'mi sei mancata'

'ti voglio bene'

'Io ti amo, figlia mia'

'ho pianto ogni giorno per ore'

'E io ho avuto paura di perderti per sempre

'non ti lascerò più' 

'promettimelo'

'te lo prometto, papà'

E con gli occhi lucidi e le gambe molli l'unica cosa ferrea è la presa delle mie braccia e quelle di mio padre, da sopra la sua spalla intravedo Kurt. Mi sorride sbilenco e io ricambio il sorriso. Una cosa è certa. Potrei osservarlo per ore. Del resto le ragazze sono sempre attratte dal loro salvatore. Un attimo Cosa ho detto?


Ciao a tutte! Anche se credo di parlare con 1 o...2 persone se proprio vogliamo essere generosi? ahahaha

So che la storia non è il massimo ma col tempo e fra i capitoli ho intenzione di farla sviluppare e ho già in mente mille cose da scrivere, ma ho bisogno del vostro supporto! Ve ne sarei davvero grata :)

xx




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