Era mattino presto. Saranno state le 6 credo... Mi ero appena svegliata anche se , per tutta la confusione che avevo in testa, non so nemmeno se avevo dormito.
Il mio nome è Yuri, Yuri soltanto. Non accetto di prendere il cognome dei miei suddetti genitori quindi preferisco non averne uno. Faccio la seconda superiore e abito in un paesino isolato del sud giappone.
Decido di alzarmi e prendere il mio smartphone e di dirigermi verso la cucina nella speranza di non vedere nessuno.
Per mia fortuna non c'era nessuno, o per meglio dire, dormivano tutti per questo in quel momento nessuno era pronto per "rovinarmi la giornata".
Decido allora di prendere dei biscotti e mangiarli senza ne latte ne caffè.
Io odio il caffè, rende tutto più amaro di quanto lo sia già.
Mi vesto velocemente e mi monto lo zaino sulle spalle appena sento dei passi provenire dalla camera dei miei genitori e senza aspettare di salutare qualcuno esco di casa nel silenzio più assoluto.
Mi piaceva uscire di casa senza che qualcuno mi stesse vicino, che provasse a parlarmi o che persino facessero rumore.
Volevo il più assoluto silenzio, una calma che per molti può annoiare, ma che per me allevia più dolori di cerotti o antidolorifici.
Arrivo a scuola, anche se non so nemmeno perchè continuo ad andarci, il mio scopo in questo luogo non è di imparare, è di far star meglio le persone.
Eh no, non sono una maga, un dio o persino una brava persona.
"Aiuto" soltanto qualche bulletta a sentirsi appagata nel tirarmi qualche pugno o nel giocare a "Quante botte puoi prendere prima di svenire".
Comunque, entrando trovo Akiko, una bulletta del terzo anno che era intenta a riempirmi le scarpe da ginnastica di chiodini, graffette e vari aghi appuntiti.
La rimango a guardare per qualche secondo finchè lei non mi rivolge un sorriso maligno quasi inquietante.
Nel prendermi per il collo , mi infila di forza le scarpe piene di puntine, nonostante quei miei vani sforzi di fuggirle , ma ormai il casino era stato fatto.
Fra urla e lacrime inevitabili, mi ritrovo in infermiera con i piedi fasciati a guardare il bianco e tetro soffitto.
Ormai questo luogo lo conoscevo come il palmo della mia mano.
Di punto in bianco compare una figura umanoide che man mano si avvicina al mio letto.
Rimango stesa a sentire il dolce suono dei passi di quell'essere.
Era una ragazza, si proprio così una ragazza, che comincia a guardarmi.
Faccio finta di nulla sperando che prima o poi se ne vada, dopo qualche minuto di dispiacere per un effimero essere come me, più di tanto a chi può importare?
Allora decido di continuare come preistabilito tenendo lo sguardo vuoto e aspettando di sentire il calore riposto sul mio collo e il suo sguardo andarsene via da me.
Ma la ragazza, testarda , non mollava e continuava a fissarmi finchè non passarono più di cinque minuti da quando ella era qui.
Allora infastidita dalla sua presenza mi volgo verso di lei e con irritazione le dico:"perchè continui a fissarmi?".
Dopo qualche secondo di riflessione la ragazza prese il suo zaino e mi sorrise andandosene via.
Rimasi leggermente irritata dal suo non rispondermi ma ero felice che finalmente se ne fosse andata.
A fine scuola, dopo essermi rimessa, tornai a casa dove ad aspettarmi vi erano i miei "adorati" genitori.
Mio padre era ubriaco come al solito, non ha mai saputo quale fosse il vero valore di quella carta che noi chiamiamo soldi e senza nemmeno ragionarci su spendeva tutto quello che possedeva in alcool, mentre mia madre vedendomi rientrare decise di urlarmi contro come se fossi stata io la nascita dei suoi problemi e decise molto saggiamente di lanciarmi una bottiglia di vetro contro.
Avendo coperto ogni taglio inflitto dalla bottiglia da cerotti e bande, decido di stendermi sul letto e prendere due delle mie pillole.
Per me loro sono importanti, riesco a sentirmi meglio e poi riesco anche a fare bei sogni avvolte.
Sogni come avere una casa accogliente o degli amici con cui parlare dell'episodio di doraemon che ha fatto il giorno prima, ma i sogni rimangono pur sempre sogni e nonostante tutti gli sforzi che ci metterai, non tutti possono avverarsi per davvero.
Dopo qualche secondo di riflessione mi stendo sul letto e chiudendo velocemente gli occhi mi addormento dimenticandomi di tutto il resto che avevo rimasto.
Adesso ero di nuovo in bilico sul mio amato filo d'argento ,anche se più avanzo più mi sembra di cadere.
STAI LEGGENDO
Cry Little doll
SpiritualUna bambola, simbolo della fragilità di questa società, cerca di rimanere ancora in piedi sul filo argentato che sta percorrendo. All'inizio l'unico pensiero che le passa per la mente è quello di essere inutile, un essere fragile e buono a nulla nel...