Parte 2:"Hikari"

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Un altra giornata era ormai passata. Mi ritrovo a svegliarmi poco più in là dell'alba e a prepararmi per un altra giornata che si mostrava solita e monotona di tutte le altre.
Ormai avevo perso perfino il conto dei giorni.
Mi scruto per qualche istante allo specchio, guardando ogni livido e ogni cicatrice impressa nel mio corpo.
"Già, faccio davvero pena ridotta così" penso fra me e me, per poi sospirare e rimettermi quel maledetto zaino sulle spalle.
Anche oggi non c'era nessuno ad aspettarmi giù in cucina, anche se c'era da aspettarselo dall'orario in cui mi ero svegliata.
Esco fuori di casa, percorro il solito viale che divide la mia casa dalla scuola, ma nel mentre lo passo vedo un gattino di colore grigio lamentarsi vicino a dei gradini di una casa.
Infastidita dal miagolio continuo, decido di fermarmi a guardarlo.
Si lamentava dal dolore che le infliggeva una piccola spina e decisi, con tanta pazienza, di levargliela.
Il gatto smise e dopo avermi leccato la mano piena di segni come ringraziamento, se ne andò.
"Certo che ne aveva di lamentarsene quel gattino", pensai. "Alla fine era soltanto una spina, chissà se qualcun'altro ne avrà più di una inflitta nel suo corpo".
E rialzandomi da terra, ripresi il mio cammino verso la scuola.
Appena all'uscio dell'entrata esitai un attimo ad entrare, un pò appesantita dal pensiero di ritrovarmi altre puntine non si sà dove, ma ripreso spirito del mio destino entrai dentro.
Stranamente non vi trovai nè Akiko nè nessun altro bullo o bulla che aspettava il mio arrivo, anzi, vi ritrovai la ragazza di ieri, quella che rimase a fissarmi per più di dieci minuti.
Bah, non è che voglia di nuovo starmi a fissare? Ma le faccio così strano nella sua mente?
Allora decido di reggerle il gioco e di tenerle fisso lo sguardo, affinchè pure lei si scocci di mandare avanti questa strana situazione.
La ragazza fa un piccolo e tenero sorriso per poi avvicinarsi a me e decidere di aprir bocca:"sono Hikari, una ragazza della classe affianco alla tua" dice con un tono amichevole e carino, vomito per le mie orecchie.
-"Ah, ciao Hikari.." la saluto con un tono freddo e distaccato per poi voltare lo sguardo. Stavo pensando al motivo per il quale questa ragazza volesse parlare con me, che ti ho fatto di male da ricevere tale penitenza?
La ragazza decide di prendermi la mano e chiedermi:"te come ti chiami?". A questa domanda così innocente e allo stesso momento così innocua, non vollì dare risposta e mi limitai a dirle:"non c'è bisogno che tu sappia il mio nome".
La ragazza allora gonfiò le sue guance in un modo alquanto tenero e bambinesco:"perchè no? Dai dai, voglio essere tua amica!".
"Amica"....Pensai a questa parola mentre il mio cuore cedeva un attimo al momento. Nessuna persona aveva mai detto tale parola nei miei confronti, o forse si? Mh, comunque ricordi lontani, forse più di 5 anni fa o peggio ancora, quando ancora ero una mocciosa e giocavo con le bambole.
Nel momento , forse dall'emozione o dal volermene andare il prima possibile, glielo dissi:"Yuri" con battito calmo e occhi freddi le tenni lo sguardo fisso, come per vedere se ci fosse una qualsiasi strana reazione dall'interlocutore.
Sorrise, ecco cosa fece, sorrise soltanto.
Feci uno sguardo alquanto incuriosito dalla reazione ma ella riprese a parlare:"Significa "giglio" giusto?"
Annuii alla sua domanda per poi lasciarla continuare:
-"È un nome davvero carino! Che ne dici di pranzare insieme oggi?"
Appena sentii certe parole scuosi la testa per dire di no e aggiunsi:
-"No, non ne ho voglia, preferisco rimanermene da sola.." strinsi il mio zaino sperando che quella situazione di disagio si completi il prima possibile.
-"No! Le persone non dovrebbero rimanere da sole, soprattutto nell'orario di pranzo no?"
Sembrava non volesse lasciarmi stare, perchè ci teneva così tanto che mangiassi con lei in quella fottutissima ora di pranzo?
"Bene allora è deciso" aggiunse, vedendomi riflettere fra me e me.
"Ci vedremo sopra, sul tetto" e senza lasciarmi replicare un si o un no se ne andò lasciandomi nel silenzio più assoluto a scrutarla andarsene via , mentre i suoi lunghi capelli ondeggiavano nella corsa.

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