Capitolo 9

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Leslie

Cosa mi era saltato in mente quando avevo urlato "Ti amo"? Che problema avevo? Forse ero spaventata? Spaventata di non riuscire più a rivederlo? Probabile.

Levi si era voltato in mia direzione, ma da così lontano non riuscivo a vedere la sua espressione. E questo mi spaventava ancora di più e mi rendeva molto più ansiosa di quanto già non fossi.

Il gommone ripartì mentre alcuni ragazzi in compagnia di Levi fiocinavano gli squali diffondendo un colore rosso tutto intorno a loro. Stranamente procedevano in avanti mentre molti degli squali si erano diretti là dove il ponte era crollato, girandoci intorno. Probabilmente era dovuto alle persone che erano cadute in acqua e di cui non si sapeva la fine che avevano fatto.

«Te lo avevo promesso» disse Levi uscendo dal muretto. Gli piombai addosso stringendolo più forte che potevo.

Ancora non riuscivo a credere che Levi e gli altri membri della sua squadra erano tornati sani e salvi alla riva. Quando il megafono annunciò che dovevano tornare, io mi sentii come una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere, soltanto che sarei esplosa per la felicità.

«Sei tornato» dissi io, senza riuscire a staccarmi da lui. Volevo continuare a tenerlo tra le mie braccia per assicurarmi che non fosse tutto solo un sogno ad occhi aperti. E con tutto, intendevo persino il momento in cui mi si era avvicinato per la prima volta per chiedermi di salvare la sua famiglia.

«Ti avevo promesso che lo avrei fatto e l'ho fatto», lo sentii accarezzarmi i capelli mentre infossavo la mia testa nell'incavo del suo collo. Levi aveva un odore buonissimo che non sapevo descrivere facilmente: mi sembrava che odorasse di colonia, di lavanda e... sì, poteva anche sembrare assurdamente strano, ma odorava anche di sole. Forse era per via dei suoi capelli dorati come il sole.

«Ho avuto costantemente paura di perderti» gli confessai trattenendo le lacrime per la felicità. Avevo veramente avuto costantemente paura di perdere anche lui perché se avessi perso anche lui, sarei crollata definitivamente.

«Ed io ho avuto costantemente paura di non riuscire a tornare da te» si staccò dal mio abbraccio solo per farmi vedere i suoi occhi sinceri e il suo sorriso stupendo, ma mi tenne comunque per la mani come se non volesse lasciarmi. Ed io non volevo lasciare lui «Dobbiamo parlare di quello che mi hai detto quando ero sul gommone» continuò. Arrossii fino alla punta dei miei piedi. Oddio, no. Questo era proprio ciò che cercavo di evitare.

Non avevo mai detto a qualcuno che lo amavo. Avevo detto "ti voglio bene" tante volte, ma mai "ti amo". Non era semplice dire ad una persona che la si amava, soprattutto quando non hai mai avuto un ragazzo in tutta la tua vita. Ed io nemmeno volevo dire una cosa così tanto importante ad un ragazzo che nemmeno conoscevo così bene. Mi era venuto fuori spontaneamente, senza che io potessi controllarlo. E non sapevo nemmeno come spiegare la mia reazione a Levi perché non la sapevo spiegare nemmeno a me stessa!

«Che ne dici di riparlarne una volta tornati a casa?» evitai di rispondere deviando con un'altra domanda che a sua volta ne sottintendeva un'altra, ovvero se avesse voluto venire a casa mia per un po' di tempo. Ovviamente gli avremmo dato una camera tutta sua. Avevo intenzione di proporglielo solo per non farlo tornare a casa sua. Probabilmente una volta arrivato lì, sarebbe stato assalito dai ricordi e questo lo avrebbe solo torturato. Io avevo intenzione di farlo sentire meglio.

«No» ribatté lasciandomi le mani per tenerle conserte in un'espressione seria «Ne parliamo ora e solo dopo ti lascerò spiegare cosa intendevi con quella domanda»

Sospirai. Era ovvio che non avrei potuto raggirarlo. Era testardo proprio come a volte lo ero io e anche se non volevo apparire come se lo stessi prendendo in giro, sorrisi stupidamente come una ragazzina alla sua prima cotta e alle sue prime cose in comune con il ragazzo che le piaceva... Dio, che patetica!

La Stella del mio destino #1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora